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martedì, febbraio 11, 2014

MARE D'INVERNO

il 26 gennaio alcuni volontari hanno ripulito la zona adiacente il torrente Saccione ed un tratto di spiaggia a Campomarino lido. Siamo tornati sul luogo  e guardate cosa abbiamo trovato?
Il primo regalino di una lunga serie.:




lunedì, febbraio 10, 2014



IL 70% DEI RIFIUTI ABBANDONATI ILLEGALMENTE SONO INERTI

I rifiuti inerti da costruzione sono classificati dalla normativa vigente come “rifiuti speciali” e in quanto tali vanno obbligatoriamente conferiti in discariche autorizzate, non attenendosi al disposto di legge, i trasgressori sono perseguibili penalmente.
Nel corso dei nostri “giri quotidiani” abbiamo  modo di individuare tantissime “discariche abusive”   di rifiuti inerti da demolizione e da costruzioni.
Tantissime tonnellate  di questi materiali sono  abbandonati quotidianamente in tutto il basso Molise, nei pressi di fiumi, torrenti, laghi, nuclei industriali e città.
Il 70% dei rifiuti abbandonati sono inerti.
Che cosa bisogna fare?









domenica, febbraio 09, 2014



M’ILLUMINO DI MENO 2014
14 febbraio 2014
LA GIORNATA DI RISPARMIO ENERGETICO E’ GIUNTA ALLA DECIMA EDIZIONE
Spegni lo spreco, accendi la cultura!
M’illumino di Meno, la più celebre campagna di sensibilizzazione radiofonica sul Risparmio Energetico e sulla razionalizzazione dei consumi, lanciata da Caterpillar, Rai Radio2, è giunta alla sua decima edizione: è il momento di un primo bilancio da parte di chi in questi anni ha concretizzato l’invito a investire sul cambiamento delle proprie abitudini e sulle energie rinnovabili, dall’adozione del fotovoltaico all’auto elettrica, dall’uso della bici alla gestione intelligente dell’illuminazione e degli elettrodomestici.
L’invito consueto è quello di aderire ad un simbolico “silenzio energetico”nella Giornata del Risparmio energetico, il 14 febbraio 2014. Dopo aver spento i più noti monumenti delle città italiane ed europee nelle passate edizioni, Caterpillar e il suo spin-off mattutino CaterpillarAM invitano tutti, dalle istituzioni ai privati cittadini, dalle scuole ai negozi, dalle aziende alle associazioni culturali, a rendere visibile la propria attenzione al tema della sostenibilità spegnendo piazze, vetrine, uffici, aule e private abitazioni, tra le 18 e le 19,30, durante la messa in onda della trasmissione. Si tratta di un gesto simbolico cui da qualche anno affianchiamo anche l’invito ad accendere, laddove possibile, luci “pulite”, facendo ricorso a fonti rinnovabili e sistemi intelligenti di illuminazione.
IL BELLO DELLA RAZIONALIZZAZIONE DEI CONSUMI. Il 14 febbraio 2014, per festeggiare il decennale dell’iniziativa, Caterpillar invita in modo particolare i musei a mostrare simbolicamente il proprio amore per il Pianeta spegnendo brevemente le luci su un proprio capolavoro, eventualmente illuminandolo a Led o con altre tecniche intelligenti, per sottolineare il legame tra cultura e sostenibilità ambientale, fondamentale per contribuire a cambiare lo stile di vita dei cittadini e per trovare, tramite il risparmio energetico, nuove risorse economiche. Anche il patrimonio artistico può attingere al grande bacino ancora sottoutilizzato del risparmio energetico.
Per un mese Caterpillar darà voce a tutte le azioni virtuose di razionalizzazione dei consumi (riduzione degli sprechi, produzione di energia pulita, mobilità sostenibile, riduzione dei rifiuti) e a tutte le iniziative in preparazione per l’ormai tradizionale Festa del Risparmio Energetico, che propone non un oscurantista ritorno al passato ma una sorta di gioioso “pride” della gestione intelligente delle risorse per ripensare un futuro sostenibile.
La nostra campagna ha ottenuto anche quest’anno l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e il Patrocinio del Parlamento Europeo.



venerdì, febbraio 07, 2014




LA VERGOGNA DEL CONDONO PER LE BONIFICHE

L'articolo 4 del recente Decreto 'Destinazione Italia' prevede l'accordo, anche tramite incentivi economici, per i proprietari di aree contaminate che vogliano mettere in sicurezza o bonificare le aree. "Si condonano i peggiori disastri ambientali italiani, è un'assurdità che va cancellata", denuncia la coordinatrice della Rete Comuni Sin

Due giorni. Tanto è passato dall'annuncio di un'ottima notizia per le politiche ambientali italiane (la natura 'prioritaria' della bonifica dei Sin, Siti di interesse nazionale, a detta del ministro dell'Ambiente Andrea Orlando, vedi articolo a lato) a una catastrofica, piombata come un macigno sulla testa delle associazioni ma soprattutto sui cittadini, se dovesse essere approvato in via definitiva l'articolo 4 del Decreto 145/2013 'Destinazione Italia', licenziato di recente dal Governo e dallo stesso ministro: si potranno “stipulare accordi di programma con uno o più proprietari di aree contaminate o altri soggetti interessati ad attuare progetti integrati di messa in sicurezza o bonifica,  e  di  riconversione  industriale  e  sviluppo economico in siti di interesse nazionale individuati” che prevedano anche "i contributi pubblici e le altre misure di sostegno  economico finanziario disponibili e attribuiti”. Ovvero, denunciano il Forum Italiano dei movimenti per l'acqua pubblica, Stop biocidio Lazio e la Rete Comuni Sin, "un vero e proprio condono tombale per i peggiori disastri ambientali, dove a pagare sarà il popolo inquinato e non gli autori delle contaminazioni, secondo il nuovo principio 'chi ha inquinato viene...pagato' e non il 'chi inquina paga' oggi in vigore in tutto il resto d'Europa".
Ma che senso ha una doppia marcia tale, degna del miglior Dr Jekyll e Mr. Hide? "Nessun senso. E' semplicemente una vergogna, e l'articolo va ritirato il più presto possibile", controbatte a caldo Mariella Maffini, assessore alle Politiche ambientali e coordinatrice della Rete Comuni Sin, che proprio pochi giorni fa aveva incontrato il ministro Orlando a Roma, registrando il suo interesse verso la questione bonifiche.
Non era bastato lo stop dello scorso autunno, grazie alla reazione dei cittadini, al maldestro tentativo di cancellare in radice le bonifiche attraverso il Decreto del Fare, "ora si arriva a finanziare gli inquinatori: i proprietari delle aree, compresi i responsabili dell'inquinamento se il disastro è stato compiuto prima del 30 aprile 2007, praticamente tutti i siti nazionali di bonifica, potranno usufruire di un bell'accordo di programma cofinanziato dallo Stato se propongono qualche percorso di reindustrializzazione", sottolineano le tre organizzazioni che si sono immediatamente levate sugli scudi una volta appresa la notizia del provvedimento. "E' anche interessante notare la 'o' inserita tra 'messa in sicurezza' e 'bonifica', con la conseguenza che gli accordi potranno anche limitarsi alla sola messa in sicurezza dei siti e non già alla vera bonifica. Non si fissa neanche un limite di importo all'eventuale sostegno pubblico, né una percentuale massima sul valore complessivo dell'accordo di programma che piotrebbe essere presa in carico dallo Stato". 
Ne consegue che "il proprietario dell'area inquinata potrebbe vedersi pagare dallo Stato non solo integralmente gli oneri delle bonifiche ma addirittura gli investimenti per i nuovi impianti", continuano nella loro denuncia Rete Comuni Sin, Forum movimenti per l'acqua e Stop biocidio Lazio. La parte residua a suo carico godrà pure del credito d'imposta!  L'Italia sarà quindi un vero Bengodi per gli autori dei peggiori disastri ambientali che hanno messo in ginocchio vaste aree del paese, che non dovranno più temere i risarcimenti miliardari a cui i tribunali avrebbero potuto condannarli nelle decine di processi in corso in Italia per reati ambientali e contro la salute dei cittadini".
"Il Servizio studi della Camera ha già sollevato dubbi sulla costituzionalità dell'articolo, in quanto passibile di una procedura d'infrazione in sede europea, mi chiedo perché si è andati avanti lo stesso", aggiunge Maffini, "dopotutto anni fa si era già introdotto un sistema di accordi per incentivare le bonifiche da parte di chi aveva inquinato, ma i risultati a livello economico sono stati disastrosi. che senso ha riproprorli, sotto una veste ancora più dannosa per i cittadini?". La coordinatrice della Rete comuni sin si dice "d'accordo per uno sconto fiscale alle aziende che bonificano ma assolutamente no a un azzeramento delle responsabilità di chi ha danneggiato l'ambiente in modo grave per molto tempo.
"In fin dei conti siamo di fronte a una sanatoria tombale per gli inquinatori, pagata con le risorse dei cittadini", continua Maffini. Il comma 6 dell'articolo, infatti,  “esclude per tali soggetti ogni altro obbligo di bonifica e riparazione ambientale e fa venir meno l'onere reale per tutti i fatti antecedenti all'accordo medesimo”. E grazie al comma 3, riportano le organizzazioni che hanno lanciato l'allarme, "i nuovi impianti realizzati nei siti inquinati, quindi anche un inceneritore o una raffineria, saranno automaticamente dichiarati di pubblica utilità  con tanto di vantaggi fiscali. Non vi è neanche un obiettivo di sostenibilità ambientale per le nuove attività necessartie per risollevare i siti inquinati, al contrario di quanto avviene in Francia e in Germania dove questi sito sono rinati divenendo ecomusei e aree turistiche".
Oltre a chiedere l'immediato ritiro dell'articolo, i tre enti hanno indetto una conferenza stampa per martedì 11 Febbraio alle ore 11.30, presso la Sala conferenze stampa della Camera dei deputati, per trattare il tema nello specifico e con l'urgenza necessaria (fonte: Vita.it)


 



Pagati per vivere a contatto con la natura su un’isola deserta, accade in Scozia

Se state cercando un lavoro che vi permette di stare a contatto con la natura, questo annuncio può fare per voi. Il Governo scozzese ha indetto un bando per trovare un custode per l’affascinante Inchcolm Island, una bella isoletta nell’area di Firth of Forth, al largo della costa scozzese, che attualmente è disabitata. Non immaginatevi però uno scenario alla Lost, né altri tipi di presenze inquietanti. In realtà si tratta di una meta turistica rimasta senza il custode e che quindi ha bisogno di un responsabile per permettere ai migliaia di visitatori di tornare a sbarcare sull’isola.
Posti meravigliosi, natura (quasi) incontaminata, anche il salario non è male, 20 mila sterline (circa 23 mila euro) per 8 mesi di lavoro. L’unico problema è che dovete fare i conti con la solitudine. Niente paura però, la solitudine è giusto per qualche ora al giorno in quanto l’isola è una meta turistica ambita, grazie anche ad un monastero del XII secolo, e quindi arrivano regolarmente barche dalle coste scozzesi che trasportano 9 mila curiosi e amanti della natura e della storia ogni anno.



mercoledì, febbraio 05, 2014

RESTE



 ANCHE I PESCATORI LI PESCANO!
SONO ANNI CHE DENUNCIAMO QUESTO DEGRADO

Le "calze" delle cozze impigliate nelle reti: fondali pieni, mare inquinato e danni alla pesca
Centinaia di involucri per l’allevamento delle cozze nere impigliati nelle reti di un’imbarcazione della piccola pesca: il giovane operatore ittico termolese Nicola Greco lancia l’allarme. «Sul fondale c’è un tappeto, ed è un grosso rischio per l’ambiente marino. Le reti che provengono da qualche impianto di mitilicoltura dell’Adriatico sono state tagliate col coltello e gettate in acqua».

Termoli. Due sacchi neri, pieni, sulla banchina del porto vicina alla Capitaneria, dove ormeggiano le imbarcazioni della piccola pesca. Nicola Greco, giovane pescatore, li svuota, e la prua della sua barca si riempie di pezzi tranciati di reti plastica, quelle utilizzate per l’allevamento delle cozze nere, negli impianti di mitilicoltura.
Nel gergo della marineria si chiamano “calze”, “cavezétte” in dialetto termolese. «I fondali del mare sono pieni di queste calze che danneggiano notevolmente il mare e la nostra attività», racconta. Quei due sacchi sono stati riempiti al ritorno da una battuta di pesca, a due miglia dal porto: «Sono rimaste impigliate nelle maglie delle mie reti, lunghe tre chilometri, posizionate a 21 metri di profondità», aggiunge il pescatore. Che fa notare, mostrando i frammenti di reti che ha in mano, che non si tratta di un ritrovamento casuale, dovuto alla forza delle correnti che li hanno sfilati da uno dei tanti impianti dell’Adriatico e trascinati fino al tratto di mare molisano, ma alle estremità dei nodi c’è un taglio netto: «Sono state tagliate con il coltello, è ben evidente, e quindi gettate in acqua».
Ed è così che il fondo marino diventa un tappeto di “calze”, che contribuiscono a inquinarlo e creano disagi anche per gli stessi pescatori, che riportano a terra le loro reti praticamente vuote di prodotti ittici e piene degli scarti di lavorazione: «Anche per noi la fatica aumenta ancora di più, ci vogliono ore e ore per liberare le nostre reti, e chi ci risarcisce?».
E’ una questione di rispetto per l’ambiente e per un lavoro che dovrebbe avere come parola d’ordine la ecosostenibilità.
«Non siamo spazzini, non è possibile che accadano queste cose, il mare è una risorsa preziosissima», dice ancora Nicola, che sporgerà denuncia contro ignoti in Capitaneria.
Come lui stesso rimarca, «è notizia di qualche giorno fa che il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) ha avviato uno studio proprio sull’impatto ambientale delle reti degli allevamenti delle cozze nere sulla catena alimentare. Si tratta di materiali che non si decompongono, e incidono molto negativamente sull’habitat marino e di conseguenza possono arrivare anche sulle nostre tavole trasformate in cibo».
(Pubblicato il 05/02/2014 da Primonumero)