Inquinanti atmosferici: a rischio la salute cardiovascolare
Un dispositivo già disponibile sul mercato consente di filtrare il 98 per cento degli inquinanti microscopici contenuti negli scarichi dei motori diesel: è il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista Circulation: Journal of the American Heart Association.
L’inalazione di particelle frutto della combustine degli idrocarburi incrementa il rischio di morte per malattie cardiovascolari e polmonari. L’inquinamento atmosferico causa secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità circa 800.000 morti premature all’anno, e sotto accusa sono soprattutto le emissioni dei motori diesel.
“Lo studio era focalizzato sugli effetti cardiovascolari in 19 soggetti di sesso maschile, non fumatori di età media di 25 anni esposti in laboratorio alle emissioni diesel, che possono essere notevolmente contenuti con l’uso dei filtri”, ha spiegato David E. Newby, autore senior dello studio e ricercatore della Università di Edimburgo, in Scozia, che con Anders Blomberg, dell’Umea University, in Svezia, hanno guidato il gruppo internazionale di ricerca.
Obiettivo primario della ricerca era lo studio della capacità dei vasi sanguigni di restringersi e dilatarsi e la formazione e la dissoluzione di coaguli di sangue.
I volontari hanno respirato aria filtrata, emissioni diesel diluite non filtrate ed emissioni diluite passate attraverso un filtro antiparticolato in grado di convertire l’ossido do azoto in biossido di azoto. Le sessioni di inalazione di un’ora erano seguite da esercizi fisici di grado moderato per 15 minuti.
Dall’analisi dei dati, sono emersi diversi risultati:
il filtro ha rimosso circa il 98 per cento di tutte le particelle contenute nelle emissioni diesel e il 99,8 per cento di quelle più piccole (meno di un micron di diametro) e più pericolose per la salute
rispetto al test con aria filtrata, la dilatazione arteriosa è risultata significativamente ridotta da sei a otto ore dopo l’esposizione alle emissioni diesel non filtrate
la tendenza a formare coaguli è risultata differente nei due gruppi: rispetto a coloro che hanno inalato emissioni diesel non filtrati, quelli che hanno inalato emissioni filtrate hanno mostrato una produzione significativamente maggiore di attivatore tissutale del plasminogeno (t-PA), una proteina in grado di dissolvere i trombi
in un altro test, è stata registrato un singificativo incremento della capacità coagulativa nel gruppo che aveva inalato gli scarichi diesel rispetto al gruppo che ha respirato aria filtrata. Tra i due gruppi che hanno inalato aria ed emissioni diesel filtrate, rispettivamente, non sono state riscontrate differenze nella capacità coagulativa.
In un articolo di accompagnamento, Robert D. Brook, professore associato di medicina presso la Università del Michigan ad Ann Arbor, ha sottolineato come “lo studio abbia provato un importante pezzo del puzzle di come gli inquinanti atomsoferici possano influenzare negativamente la salute cardiovascolare umana”.
fonte: lescienze.espresso.repubblica.it
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