lunedì, maggio 09, 2011

La Miami Beach di RioVivo, dove i privati ingabbiano la spiaggia


I proprietari delle villette affacciate sul mare del Condominio Baia Paradiso si sono impossessati, nel silenzio generale e nella totale indifferenza del Comune, di svariati metri di arenile a testa, che hanno recintato e inglobato nelle rispettive "proprietà private". Il tutto è avvenuto negli ultimi mesi, con la scusa di proteggersi dall’erosione, ma senza produrre richieste nè documenti, e con sommo disappunto dei residenti di contra Marinelle, limitati nel diritto a usufruire di un "bene collettivo" come il demanio.
 










La spiaggetta di sabbia inframmezzata a pietre bianche che contorna con una curva deliziosa il mare sul quale affaccia RioVivo, da oggi è un po’ meno pubblica. E’ diventata cioè “esclusiva” proprietà dei residenti che negli anni scorsi hanno acquistato le villette a schiera affacciate sulle azzurre acque di Termoli sud e che ora hanno pensato bene di proteggersi da presunte erosioni recintando, letteralmente, fazzolletti di sabbia con fredde inferriate, gradini di cemento armato e cancelletti.
Succede anche questo nella ridente cittadina bagnata dall’Adriatico, dove decenni di arroganza urbanistica e indifferenza delle cosiddette istituzioni hanno favorito usi e abusi del privato, fino a rendere concreto il più incredibile dei sogni: avere un pezzo di spiaggia tutta per sé, inaccessibile a chiunque tranne che ai fortunati proprietari delle abitazioni adagiate a qualche decina di distanza dalla riva.

Così, nel silenzio generale e senza che nessun esponente della politica locale intervenisse, una decina di famiglie che hanno messo su casa lungo via RioVivo si sono impossessate di svariati metri di suolo demaniale a testa. Dividendosi, in pratica, una bella fetta di spiaggia davanti casa al pari di una torta appetitosa, e proteggendola dalle altrui incursioni con un recinto e una fila di palme stile Miami Beach. Soluzione anche carina, a essere onesti, se non fosse altrettanto illegale, giacché nemmeno mezza richiesta di trasformazioni, variazioni e affini figura fra le carte del cosiddetto “affaire Baia Paradiso”.

Il nome è esotico, il residence è invece molto termolese. Come i costruttori, d’altronde, che sono quei Fedele e Desiderio che hanno firmato il villaggio multicolor di Porticone e molti altri complessi residenziali in città. Tra cui la Baia Paradiso, condominio in contrada Marinelle formato da tre isole a loro volta caratterizzate da villette a schiera (ognuna con un piano terra e un sottotetto) consegnate agli acquirenti tra il 2004 e il 2005. Uno dei “corpi”, il più gettonato, è praticamente adagiato sulla spiaggia. E che spiaggia!
Un piccolo paradiso a due passi dalla cucina, per intenderci: una insenatura suggestiva, incastonata in una fettina di litorale riservato, praticamente inesistente per la massa dei turisti estivi che si concentra verso altri lidi. Decisamente caro, invece, ai residenti di RioVivo, che amano, quando la stagione lo consente, trascorrere qualche ora in quella spiaggetta e tuffarsi nel mare fra le piccole imbarcazioni che restituiscono a quello scorcio il sapore di una fotografia d’antan.

La possibilità di usufruire della spiaggia però è attualmente drasticamente ridotta. E non solo perché tre grandi vasi di cemento sbarrano l’accesso al mare, secondo un tentativo di dissuasione dal mettere il naso e i piedi a mollo in acque prospicienti “proprietà private” in voga a Termoli da un pezzo. Va ricordato infatti, a onor del vero, che non è certo la prima volta che i proprietari di abitazioni affacciate sulla spiaggia provano a rendere privato il pubblico demanio, facendo rientrare nei costi del mattone anche un pezzetto di quel bene collettivo e non monetizzabile che si chiama spiaggia. E’ già accaduto, e con abbondanza di esempi, sia sul lungomare nord che in quello sud, dove hanno fatto la loro comparsa sbarre elettroniche, cancelli, recinzioni a chiusura di ogni varco o passaggio.




Nella Miami Beach di RioVivo, però, la situazione è ancora più incredibile, e di conseguenza l’abuso ben più serio, come alcuni tra gli stessi residenti delle isole che non affacciano sul lato mare denunciano. «E’ pazzesco, qua finisce che i cittadini di RioVivo ci vengono a incendiare le case, e non avrebbero tutti i torti: non si può privatizzare la spiaggia».

Che invece, con il pretesto di difendersi da una presunta erosione, è esattamente quello che è stato fatto. Fazzoletti di 5 o sei metri quadrati di arenile, da qualche mese a questa parte, sono stati delimitati e ingabbiati, con l’aiuto di un prolungamento del muro di cemento armato e di una rete metallica da un lato, e di palme e scale di cemento sul versante marino. Proprio così: gradini di cemento armato, intervallati a cancelletti per delimitare l’ingresso nelle proprietà. E la proprietà, in questo caso, è fatta di sabbia.
«Gli scogli sono stati piazzati l’estate scorsa – racconta un residente che abita nella zona, inviperito per quello che definisce un abuso – e già ci era sembrata una operazione fuori luogo, visto che la spiaggia è di tutti e che al costruttore non gliel’ha certo ordinato il medico di mettere il cemento così vicino all’acqua». Ma gli scogli, evidentemente, non sono bastati allo scopo, e quindi «da qualche mese sono stati avviati, nel silenzio di tutti, i lavori di recinzione della spiaggia. Una sorta di consolidamento, con la differenza che questo non è terreno edificabile regolarmente acquistato ma demanio pubblico».


(fonte:[primonumero.it] Pubblicato il 09/05/2011)

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