Sul tema energetico il mondo è diviso. Non v’è accordo su quale corso di sviluppo seguire per l’approvvigionamento. Chi sostiene il nucleare, anche alla luce dei rischi intrinseci, chi non smette di temere e, conseguentemente, di allertare sui potenziali – ma non improbabili – catastrofici scenari di contaminazione. Chi sostiene le fonti alternative e chi ne analizza la reale capacità di rispondere alle necessità di approvvigionamento e consumo odierne, concludendo che, allo stato attuale, il “salto” ecologico non è praticabile. Ancora, chi parla della più tradizionale – e tra le più inquinanti – fonte energetica, il carbone, sottolineandone l’impatto ambientale e chi, guardando alle clean coal technologies, sottolinea come i “costi” (anche ambientali) del carbone possono considerarsi, almeno per altri 150 anni, compensati dai “benefici” (ovvero dalla produttività della fonte), a patto che i fattori di rischio ed inquinamento vengano sapientemente e tecnologicamente controllati.
Il Giappone punta ad alternative rispetto al nucleare; la Cina, invece, dà avvio ad una nuova centrale di quarta generazione. In Europa, in controtendenza, tornano di moda – in previsione dell’abbandono entro il 2022 del nucleare – le centrali a carbone.
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