domenica, settembre 04, 2011


NDRANGHETA IN MOLISE
TERMOLI: la base del clan Ferrazzo tra armi, droga e prostitute.


 


di Michele Mignogna
 


Non solo armi nel covo di via Mazzini a Termoli, ma anche prostitute trans e droga. E proprio sotto quel palazzo, nel 2009, fu ucciso a coltellate da due pugliesi Raffaele Scala, per un debito di droga di qualche migliaio di euro. È chiaro ormai che l’emergenza ‘ndrangheta in Italia colpisce tutti gli anfratti del Belpaese, inerme di fronte all’egemonia mafiosa. E il piccolo Molise non fa eccezione.
“Sono anni che in questo quartiere non si capisce nulla, soprattutto in questo palazzo, gente che va e viene a qualsiasi ora del giorno e della notte, prostitute e trans che cambiano continuamente, armi in un box, droga che gira incontrollata dietro ogni angolo”.
A parlare è un inquilino del palazzo di via Mazzini, Termoli, uno di quelli che ci risiede tutto l’anno, visto che molti appartamenti vengono affittati solo per il periodo estivo; il palazzo diventato famoso per il ritrovamento di un enorme quantitativo di armi in un garage, "il quantitativo più grande di armi ritrovato nel centro sud negli ultimi anni", lo hanno definito gli uomini della squadra mobile di Termoli che hanno condotto l’operazione. Lo stesso palazzo in cui il 20 febbraio del 2009 fu ucciso a coltellate da due malavitosi pugliesi Raffaele Scala, che risultò successivamente - e grazie alle indagini degli inquirenti di Termoli - immischiato in affari più o meno leciti, ed uno di questi affari riguardava appunto la droga e la prostituzione.
Le indagini sul ritrovamento dell’arsenale hanno messo subito in evidenza a chi apparteneva, e cioè a Felice Ferrazzo, 56 anni, ex capo dell'omonimo clan di Mesoraca e da alcuni anni collaboratore di giustizia, arrestato a Milano. Non solo, la famiglia di Felice Ferrazzo fa parte della cosiddetta “santa calabrese”, una sorta di commissione regionale cui partecipano quelle famiglie che si distinguono per impegno e devozione alla ‘ndrangheta.
Ma Felice Ferrazzo è anche il papà di Eugenio, arrestato a Campomarino - dove risiedeva con la sua compagna - alla fine dello scorso maggio, quando i Carabinieri di San Salvo (in provincia di Chieti) scoprirono una raffineria di droga gestita proprio da Eugenio Ferrazzo ed operante in Abruzzo, Molise e Puglia.
Una presenza dunque, quella della famiglia ndranghetista di Mesoraca, che oltre ad essere inquietante certifica la presenza e le attività della ‘ndrangheta nel sonnacchioso Molise. Infatti, secondo fonti bene informate, la famiglia Ferrazzo ha grossi interessi anche nel settore delle costruzioni, della ristorazione e dei servizi, settori nei quali - tramite prestanome - riescono ad inserirsi, ripulendo denaro proveniente da attività illecite.
Ma torniamo al nostro palazzo, un agglomerato - quello in via Mazzini numero tre - costituito da quattro edifici collegati tra loro da un cortile, con ingressi indipendenti: in uno stabile di questi ci sono quattro appartamenti in cui ragazze e transessuali prestano i loro servizi. Ciò che fa riflettere è il continuo ricambio in questi appartamenti. Ogni prostituta o transessuale rimane in quegli appartamenti al massimo due settimane, dopo di che vengono spostate in altri luoghi mentre c’è chi arriva, merce nuova la definiscono alcuni abitanti dello stabile, il che fa supporre che il giro di prostituzione sia gestito, in forma diretta, dalla malavita organizzata, anche perché evidentemente c’è chi affitta gli appartamenti, chi si occupa di far pubblicare gli annunci sui giornali e chi invece ha il compito di trasferire le ragazze alla fine del loro soggiorno in città.
Una sorta diquartier generale dunque, presumibilmente controllato da queste famiglie ed il tuttoin pieno centro nella città di Termoli: “Questa cosa la sanno tutti qui nel quartiere”,confessa una signora dal balcone della sua abitazione, “sono state fatte anche delle segnalazioni agli organi competenti, segnalazioni proprio riguardo a questo via vai di gente, che di giorno e di notte frequentano gli appartamenti interessati. Arrivano, telefonano e salgono se sono libere”.
Proprio così funziona, non si deve perdere tempo, bisogna produrre per se e per il “datore di lavoro”, in sole due settimane, e poi c’è il capitolo droga: infatti, soprattutto di sera, nei dintorni del palazzo si radunano decine di giovani che fanno uso di sostanze stupefacenti, utilizzando cosi il quartiere come smercio delle sostanze. Sarà un caso? Una coincidenza che in questo palazzo succedano cose del genere? Non lo sappiamo, sappiamo per certo però che la famiglia dei Ferrazzo ha questi interessi in questo territorio. (Fonte L’Infiltrato)
 




 




 

Nessun commento:

Posta un commento