“Ti prego, ti prego!” sembra implorare questa piccola lontra
con le zampine conserte e gli occhi chiusi. Che abbia pensato in questo modo di
chiedere aiuto per la sua stessa sopravvivenza? In effetti, in Italia la lontra
(Lutra lutra) è diventata uno degli animali a maggior rischio di
estinzione, inserito nella lista rossa delle specie più minacciate. Nei nostri
corsi d'acqua, un tempo popolati da questo simpatico mustelide, ne sono rimasti
ormai poco più di 200 esemplari, concentrati soprattutto al Sud (Calabria,
Basilicata, Campania e Puglia) e in alcune zone del Centro (Molise e Abruzzo).
Le maggiori minacce per la sopravvivenza della lontra, considerato un mammifero chiave degli ecosistemi fluviali in quanto indice del loro stato di salute, sono rappresentate dalla distruzione del suo habitat, dall'inquinamento e dalla presenza invasiva dell'uomo, che si traducono in carenza di cibo, incidenti stradali, bracconaggio e danni al sistema riproduttivo causati da pesticidi e metalli pesanti presenti nelle acque dei nostri fiumi.
Le maggiori minacce per la sopravvivenza della lontra, considerato un mammifero chiave degli ecosistemi fluviali in quanto indice del loro stato di salute, sono rappresentate dalla distruzione del suo habitat, dall'inquinamento e dalla presenza invasiva dell'uomo, che si traducono in carenza di cibo, incidenti stradali, bracconaggio e danni al sistema riproduttivo causati da pesticidi e metalli pesanti presenti nelle acque dei nostri fiumi.
Le molte iniziative per la conservazione della lontra, che
fanno capo a un gruppo di lavoro costituito da Università, Corpo Forestale
dello Stato e WWF Italia, sono volte alla tutela dei bacini fluviali dove
vivono i nuclei principali, sia alla creazione e gestione di alcuni centri di
allevamento, oltre all'azione di monitoraggio e prevenzione dei reati
ambientali.
E forse la preghiera della lontra qualche timida risposta
l'ha già ottenuta: secondo gli ultimi dati del Corpo Forestale, il numero di
esemplari è cresciuto dai 100-130 degli anni '90 ai circa 220-260 stimati ai
giorni nostri. Un lento recupero, che va sicuramente incentivato e
salvaguardato.
Fonte Focus.it
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