lunedì, aprile 08, 2013

ACQUE MALATE



Pesticidi nelle acque, l'Ispra: aumenta numero, diffusione e potenziale pericolo per l'uomo

Aumenta la diffusione della contaminazione da pesticidi nelle acque superficiali e sotterranee, ed è dovuta prevalentemente al settore agricolo. In molti casi poi le concentrazioni misurate sono superiori ai limiti previsti per le acque potabili e di qualità ambientale. Questo in estrema sintesi il quadro descritto dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel "Rapporto nazionale Pesticidi nelle Acque 2013", realizzato dall'Istituto sulla base delle informazioni fornite dalle Regioni e dalle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente.
Entrando nel dettaglio. Nel 2010 sono stati rinvenuti residui nel 55,1% dei 1.297 punti di campionamento delle acque superficiali e nel 28,2% dei 2.324 punti di quelle sotterranee, per un totale di 166 tipologie di pesticidi (contro 118 del biennio 2007-2008) individuati nella rete di controllo ambientale delle acque italiane. Perlopiù si tratta di residui di prodotti fitosanitari usati in agricoltura (solo in questo campo si utilizzano circa 350 sostanze diverse per un quantitativo superiore a 140.000 tonnelate), ma anche di biocidi (pesticidi per uso non agricolo) impiegati in vari campi di attività hanno spiegato da Ispra.
Inoltre, nel 34,4% dei punti delle acque superficiali e nel 12,3% dei punti di quelle sotterranne i livelli misurati risultano superiori ai limiti delle acque potabili. Infine le concentrazioni sono state confrontate anche con i limiti di qualità ambientale, recentemente introdotti, basati sulla tossicità delle sostanze per gli organismi acquatici. In questo caso il 13,2% dei punti delle acque superficiali e il 7,9% di quelli delle acque sotterranee hanno concentrazioni superiori al limite.
«Quella che stiamo attraversando è una fase ancora transitoria in cui l'entità e la diffusione dell'inquinamento da pesticidi non sono sufficientemente note tenendo conto, ovviamente, che il fenomeno è sempre in evoluzione per l'immisione sul mercato di nuove sostanze» hanno precisato da Ispra.
Per quanto riguarda la tipologia di pesticidi, quelli più rilevati nelle acque  superficiali sono: glifosate, AMPA, terbutilazina, terbutilazina-desetil, metolaclor, cloridazon, oxadiazon, MCPA, lenacil, azossistrobina. Nelle acque sotterranee, con frequenze generalmente più basse, le sostanze presenti in quantità maggiore sono bentazone, terbutilazina e terbutilazina-desetil, atrazina e atrazina-desetil, 2,6-diclorobenzammide, carbendazim, imidacloprid, metolaclor, metalaxil.
«Come in passato, continua ad essere diffusa anche la contaminazione da erbicidi triazinici come la terbutilazina, ma sono ancora largamente presenti anche sostanze fuori commercio da tempo, come l'atrazina e la simazina» hanno sottolineato da Ispra. Per quanto riguarda la "geografia della contaminazione" la pianura padano-veneta appare l'area in maggior sofferenza a causa alle caratteristiche idrologiche, del suo intenso utilizzo agricolo e al fatto, non secondario, che le indagini sono sempre più complete e rappresentative nelle regioni del nord.
Per quanto riguarda la presenza di miscele nelle acque le analisi presentano fino a 23 sostanze diverse in solo campione. «A causa dell'assenza di dati sperimentali sugli effetti combinati delle miscele e di adeguate metodologie di valutazione, esiste la possibilità che il rischio derivante dall'esposizione ai pesticidi sia attualmente sottostimato e si impone una particolare cautela anche verso i livelli di contaminazione più bassi. Le sostanze concepite per combattere organismi nocivi, infatti,  sono potenzialmente pericolose anche per l'uomo anche se la rete ambientale è finalizzata alla salvaguardia degli ecosistemi acquatici e non al controllo delle acque utilizzate per scopo potabile» hanno concluso da Ispra. Frequentemente però i corpi idrici sono gli stessi e l'uomo può essere contaminato anche attraverso la catena alimentare. (Fonte: Greenreport.it)





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