DAL 1850
GHIACCIAI RIDOTTI DEL 50%, ENTRO IL 2100 TUTTI I GHIACCIAI ITALIANI A “RISCHIO”
ESTINZIONE.
Oggi il Wwf Italia ricorda
che «c’è una rete di acqua dolce che dalle cime innevate dell’arco alpino
scorre per 9000 chilometri fino ai delta del Mediterraneo, al Mare del Nord e
addirittura al Mar Nero, fornendo servizi vitali a decine di migliaia di specie
e centinaia di milioni di persone, alimentando industrie, produzioni agricole e
attività umane in tutta Europa. L’effetto Alpi arriva lontano. Ma le mille
forme dell’acqua delle Alpi sono a rischio, oltre il 90% dei fiumi alpini è
irrimediabilmente degradato per mano dell’uomo e la fusione dei ghiacciai
dovuta al cambiamento climatico ha raggiunto ritmi e livelli drammatici».
Secondo il nuovo dossier
del Wwf “Alpi: tetto d’Europa al sicuro” «La riduzione dei ghiacciai è uno
degli effetti più evidenti del riscaldamento globale, che sulle Alpi ha
raggiunto un aumento della temperatura media di +1,5 °C nell’ultimo secolo, con
un’accelerazione tale da rendere estremamente difficile quando non impossibile
l’adattamento alle nuove condizioni, un problema che investe specie, risorse ma
anche popolazioni umane. Le conseguenze come l’alterazione dei regimi
idrologici, il rischio dissesto, la minore disponibilità d’acqua – nel lungo
termine – per uso potabile, agricolo e idroelettrico, una minore attrazione
turistica». Il dossier Wwf, al quale ha contribuito anche il climatologo Luca
Mercalli, ricorda come «Dal 1850 la superficie glacializzata delle Alpi si è
ridotta del 54% (passando da 4474 kmq a 2050 kmq nel 2003) e secondo il
glaciologo svizzero Matthias Huss entro il 2100 sulle Alpi potrebbe rimanere
appena dal 4 al 18% dell’area glaciale presente nel 2003, mentre i i ghiacciai
italiani (che hanno superfici in gran parte inferiori a 1 km2, spessore medio
di soli 20-30 m e localizzazione più soleggiata) potrebbero essere soggetti a
una sostanziale scomparsa, specialmente sotto i 3500 m.
Attualmente a nessun
ghiacciaio alpino è più attribuibile una favorevole condizione di
alimentazione: dal 2003 si è avuta ovunque una forte accelerazione dei
regressi, che nel 2007 riguardavano il 99% delle unità osservate, e molti
piccoli ghiacciai posti a quota più bassa e su versanti molto soleggiati si
sono già estinti, soprattutto sulle Alpi Marittime, sul Monviso o sulle
Dolomiti. In molti casi l’entità dei ritiri è impressionante: -170 m al
ghiacciaio del Sissone (Alpi Retiche) nell’estate 2009; -105 m a quello di
Goletta (Valle d’Aosta) nel 2011, e quest’anno, la seconda estate più calda dal
1850 dopo quella del 2003, a fine stagione i ghiacciai erano ovunque privi di
neve e anneriti da detriti rocciosi fino a oltre 3500 m. La più lunga
“ritirata” d’Italia spetta al ghiacciaio del Lys (Monte Rosa), iniziata nel
1812: dalla massima espansione della Piccola Età Glaciale qui avvenuta nel
1860, il regresso ha raggiunto oggi 1,7 km a seguito di un aumento della
temperatura media di poco più di 1 °C. Mentre al Caresèr (sul Cevedale), in 44
anni si è persa una quantità di ghiaccio equivalente a uno spessore d’acqua di
ben 43,8 metri.
Cifre drammatiche di un
dossier del il cui primo capitolo, dedicato alla risorsa acqua, è stato
presentato oggi in vista di “Biodiversamente: il Festival dell’Ecoscienza”,
giunto alla sua terza edizione, un week-end tra scienza e natura organizzato
insieme all’Associazione nazionale musei scientifici, dicato quest’anno alle
Alpi “riserva d’acqua dell’Europa”, che il 27-28 ottobre aprirà gratuitamente
oltre 100 musei scientifici, science center, orti botanici, acquari, parchi
naturali e Oasi Wwf con centinaia di iniziative speciali in tutta Italia.
FONTE INFORMAMBIENTE
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