TRIVELLAZIONI
PETROLIFERE OFFSHORE. CRESCE LA RICHIESTA DI MORATORIA DOPO IL PASTICCIO “CRESCI
ITALIA”
Dopo la presa di posizione
del Parlamento europeo che chiede maggiori sicurezze (anche economiche) per la
concessione di licenze di sfruttamento petrolifero e gasiero offshore –
indicazioni che renderebbero impraticabili molte delle concessioni italiane a
piccole multinazionali non in grado di far fronte tecnicamente e
finanziariamente ad una marea nera o ad un grosso incidente su una piattaforma
– cresce la richiesta di una moratoria per uscire dal vicolo cieco petrolifero
nel quale ci ha cacciato il decreto “cresci Italia”.
I deputati del Pd Mariani,
Vico, Margiotta, Losacco, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble,
Iannuzzi, Marantelli, Morassut, Motta, Realacci e Viola hanno presentato una
risoluzione alla Commissione ambiente della Camera per chiedere al ministro
dell’ambiente Corrado Clini la richiesta di valutare la possibilità di
sospendere le indagini di sottosuolo e di sfruttamento dei giacimenti
petroliferi in Adriatico.
Il folto gruppo di deputati
democratici ricorda che «in Italia sono presenti più di 1000 pozzi produttivi
di idrocarburi, di cui 615 onshore e 395 offshore; di questi, 777 pozzi
producono gas mentre i restanti 233 sono mineralizzati ad olio; le produzioni
annuali di gas (8 GSm3) ed olio (5 Mton) coprono rispettivamente il 10% ed il
7% del fabbisogno energetico nazionale; il permesso di ricerca di idrocarburi
liquidi/gassosi è rilasciato alla compagnia petrolifera, a seguito di un
procedimento unico che inizia con la selezione dei progetti effettuata dal
ministero dello Sviluppo economico, sentito il parere di un organo consultivo,
la Cirm, nell’ambito della quale sono rappresentate le Amministrazioni statali
competenti (ministero dello sviluppo economico, ministero dell’ambiente e della
tutela del territorio e del mare, Ministero dell’istruzione, dell’università e
della ricerca, Ispra, Avvocatura di Stato) nonché i rappresentanti regionali;
per i permessi offshore sono coinvolti anche il ministero delle Infrastrutture
e dei trasporti e quello delle politiche agricole, alimentari e forestali; vi è
però da notare che mentre i permessi in terraferma vengono rilasciati dal
ministero d’intesa con le regioni interessate, i progetti offshore sono
sottoposti alla procedura di assoggettabilità ambientale e/o all’espressione
del giudizio di compatibilità ambientale da parte del ministero dell’Ambiente e
della tutela del territorio e del mare, o della regione interessata; non è
richiesta «l’intesa» con la regione».
Nessun commento:
Posta un commento