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mercoledì, ottobre 19, 2011


Terremoti e lampi di calore


 
Rapidi lampi di calore provocati dallo sfregamento delle rocce all’interno delle faglie sismiche possono provocare improvvisi cedimenti e dare il via ai terremoti. Lo dimostra lo studio realizzato da geologi della Brown University negli Usa e pubblicato su Science. Questo calore improvviso, che provoca l’indebolimento del coefficiente di attrito per riscaldamento delle superfici di contatto, contribuisce in modo importante all’indebolimento della faglia nelle fasi iniziali di grandi terremoti.
 
Fonte:Informambiente
 


martedì, ottobre 18, 2011


La peggior catastrofe marittima della Nuova Zelanda


La peggior catastrofe nella storia marittima della Nuova Zelanda. E Smith non usa mezzi termini perché i numeri parlano chiaro: da 130 a 350 tonnellate di carburante sono già fuoriuscite dal ‘Rena’. E il rischio peggiore è ancora da scongiurare: a bordo della nave, il cui scafo sta cedendo, ci sono 1700 tonnellate di idrocarburi, che potrebbero devastare la barriera di Astrolabio, rinomata per la ricchezza della sua flora e della sua fauna.
Per bloccare l’onda nera, 250 specialisti sono accorsi da diverse parti del mondo, mentre 300 militari sono pronti ad entrare in azione per ripulire le spiagge minacciate dall’arrivo delle bolle di petrolio. Intanto si lavora per estrarre il carburante rimasto a bordo. Il recupero della ‘Rena’, la nave di 47 mila tonnellate con a bordo 2.100
container, è infatti reso più difficile dalle condizioni del tempo, che secondo le previsioni peggiorerà nei prossimi giorni.
Fonte:Informambiente 



lunedì, ottobre 17, 2011


Ci siamo scordati del Giappone…


 
    Allarme da Greenpeace sulla diffusione di radiazioni nell’area della capitale giapponese. Alti livelli di radioattività sono stati registrati a Tokyo e nella vicina prefettura di Chiba, entrambe a più di 200 chilometri dalla centrale di Fukushima. Alcune misurazioni rivelano livelli di contaminazione addirittura superiori a quelli registrati nella zona di evacuazione intorno alla centrale.
    I dati. Greenpeace precisa che le autorità locali hanno comunicato che durante un’ispezione sono stati misurati livelli di radioattività di 3,35 microsievert l’ora lungo una strada residenziale del quartiere di Setagaya e di 5,82 microsievert l’ora in un parco per bambini in Funabashi, nella prefettura di Chiba.
“Questi nuovi test mostrano che la dispersione del materiale radioattivo fuoriuscito dalla centrale di Fukushima è più ampia e più grave di quanto si pensasse – commenta Salvatore Barbera, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace Italia – il fatto che le autorità locali stiano cercando di decontaminare la zona usando idranti ad alta pressione, disperdendo ancor più il materiale radioattivo invece di rimuoverlo, è il segno che non hanno ricevuto il necessario supporto dal governo centrale e che stanno operando senza seguire le normali linee guida in caso di contaminazione nucleare”.  Greenpeace aggiunge di ritenere “assurda” l’intenzione del primo ministro Noda di far ripartire i reattori nucleari prima che venga completata l’investigazione sulle cause e le conseguenze della triplice fusione del nocciolo avvenuta sette mesi fa nella centrale di Fukushima.
Fonte:Informambiente




 

domenica, ottobre 16, 2011


Tumori al seno al Sud più 50%



Al Sud, le donne hanno un rischio di morire per tumore al seno più alto del 50%,
rispetto al Centro e al Nord. Questo perche’ l’adesione allo screening che prevede
la mammografia e’ solo del 37,9% al Sud (88,9% al Nord, 76,6% al Centro). Sono i
dati diffusi al meeting sui nuovi farmaci per il tumore al seno, organizzato
dall’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena di Roma. In Italia vivono 520 mila
donne che hanno avuto un tumore del seno. A 5 anni dalla diagnosi e’ vivo l’85%
delle pazienti.


Fonte:Informambiente
 


sabato, ottobre 15, 2011


Cresce l’economia verde



Duecento assunzioni nel giro di un anno non risolvono di certo il problema della disoccupazione, ma indicano una strada. Se l’Italia vuole riprendere a crescere (possibilmente in maniera sostenibile), esportare tecnologia e porre argine alla fuga di cervelli, la via da percorrere è quella della ricerca e della green economy.



A Terranova Bracciolini, in provincia di Arezzo, la multinazionale dell’energia pulita One-Power (che già impiega in Italia circa 1200 dipendenti) ha inaugurato venerdì il suo Centro d’Eccellenza e Sviluppo delle fonti rinnovabili. Un laboratorio distribuito su due piani con una superficie di 1672 metri quadrati che da qui alla fine del 2012 darà lavoro a duecento persone, 135 delle quali ingegneri chiamati a studiare come ricavare e immagazzinare meglio l’energia prodotta da sole e vento.
Sono ormai mesi che analisi sulle potenzialità occupazionali della green economy vengono pubblicate a ritmo periodico. Tra le ultime, quella sfornata dall’apposita task force di Confindustria sulla possibilità di ottenere, da qui al 2020, 1,6 milioni di unità di lavoro nel solo settore dell’efficienza energetica. Non a caso il tema è uno dei punti inseriti nel manifesto per la crescita recapitato al governo dagli industriali.Un altro studio, questa volta realizzato da Unioncamere e Symbola, stima invece che il 30% delle piccole e medie imprese punta su scelte connesse a vario titolo alla green economy, con una percentuale che sale nelle imprese che esportano (33,6%), che sono cresciute economicamente anche nel disastroso 2009 (41,2%).
Da Termini Imerese 2alla Iveco-Iribus, dalla Jabilalla Fincantieri: a interrompere la lunga sequenza di notizie drammatiche dal mondo del lavoro sono quasi sempre e quasi solo aziende che hanno a che fare con l’economia verde. Il laboratorio di Terranova Bracciolini non è infatti un caso isolato.
Qualche settimana fa la Angelantoni ha inaugurato in Umbria il nuovo impiantodella Archimede Solar Energy per la produzione di ricevitori per centrali solari a concentrazione. “La produzione comincerà con una capacità annua di 75mila ricevitori e potrà essere aumentata a 140mila, offrendo lavoro a 200 persone, figure professionali di alta specializzazione”, ha spiegato l’amministratore delegato Gianluigi Angelantoni.
Risale invece a luglio l’apertura in provincia di Catania della più grande fabbrica italiana per la produzione di moduli fotovoltaici. L’impianto 3Sun, nato da una joint venture tra Enel Green Power, Stm e Sharp, nella fase iniziale occuperà 280 addetti qualificati e avrà una capacità produttiva di pannelli fotovoltaici di 160 MW all’anno, che potrà essere incrementata nel corso dei prossimi anni a 480 MW l’anno. Nella primavera scorsa, inoltre, una ventina di imprese, da Bolzano a Salerno, passando per Roma e Pisa, era a caccia di circa 250 persone, come certificavano le segnalazioni riportate sul Sole 24 Ore dell’11 maggio.
Alle start up create dall’economia sostenibile vanno poi aggiunte le vecchie aziende (e i loro lavoratori) salvati dalla riconversione ambientale. E’ il caso, solo per fare l’ultimo esempio, del gruppo Marcegaglia che ha inaugurato un paio di giorni fa a Taranto il nuovo complesso industriale con 170 occupati destinato alla fabbricazione di lamiere e pannelli fotovoltaici per la produzione di energia solare, complesso nato dalla dismissione del vecchio impianto per la produzione di caldaie industriali.
Una strada, quella della riconversione green, che per molte imprese in crisi è diventata ormai l’ultima e unica carta da giocare, come hanno scoperto amaramente sulla loro pelle gli operai della ex Isi-Electrolux di Scandicci. Il gruppo Easy Green era pronto a rilevare lo stabilimento, ma alla fine l’accordo è saltato perché i nuovi arrivati garantivano il mantenimento dell’occupazione solo per i 260 addetti del settore rinnovabili.
Ma la cosa forse più straordinaria è che questi numeri vengono realizzati malgrado l’assenza, quando non addirittura l’ostilità, del governo. “I nostri investimenti nella ricerca devono essere tutelati e rilanciati dalla politica, l’Italia è l’unico paese nel mondo che non ha un ministero per l’energia. Ce l’abbiamo per la semplificazione normativa, per la gioventù, per l’attuazione del programma e per varie altre facezie, ma un ministro dell’energia, notoriamente un ambito strategico ed essenziale per un Paese, non c’è”, ha denunciato il direttore dello stabilimento Power-One Italia, Giuseppe Ricci, inaugurando il Centro di Eccellenza e Sviluppo.
repubblica.it


 






venerdì, ottobre 14, 2011


PIANURE SCIPPATE


 


 PIANURE fertili, fonti, pascoli, boschi: sono questi i beni di cui gli Stati e le multinazionali cominciano a fare incetta nell’era della scarsità di risorse. Le potenze nascenti non conquistano più le terre con gli eserciti, le comprano sottraendole ai disperati troppo poveri per opporsi al potere della finanza. La nuova corsa all’oro si chiama land grabbing e in 10 anni ha virtualmente delocalizzato un territorio grande più di sette volte l’Italia: 227 milioni di ettari hanno cambiato padrone. La terra è sempre lì, ma i suoi frutti vanno altrove, finiscono in buona parte nei forzieri dei paesi che hanno fatto cassa con l’inquinamento e ora si attrezzano per sopravvivere in un pianeta esausto.

 






 




 



 

giovedì, ottobre 13, 2011


NUOVA ZELANDA I DANNI DELLA RENA



Tracce di petrolio sulla spiaggia di Mount Maunganui, una località turistica della baia di Plenty, una delle più belle della Nuova Zelanda: è la prova che il carburante fuoriuscito dalla portacontainer Rena, incagliata da giorni al largo, ha raggiunto la costa. La nave, di una compagnia di navigazione italiana, si era arenata il 5 ottobre in una barriera corallina al largo del principale porto di esportazione della Nuova Zelanda e aveva cominciato a perdere petrolio, ma la fuga in un primo momento era stata bloccata.