NUOVE
TRIVELLAZIONI IN PUGLIA
Le
Associazioni ambientaliste Folgore e Demetra di Trani, lanciano un nuovo
allarme petrolio offshore lungo le coste della provincia di
Barletta-Andria-Trani (Bat) e chiedono «L’intervento di tutte le
Amministrazioni comunali costiere della Bat (sindaci, giunte e Consigli
comunali) affinché esprimano tutti il loro diniego alle istanze e attività di
ricerca idrocarburi nel Mare Adriatico al largo delle nostre coste, finalizzate
alle trivellazioni di pozzi petroliferi esplorativi destinati a divenire
permanenti in presenza di petrolio nei nostri fondali marini».
Il nuovo pericolo per il
mare pugliese viene da una vecchia conoscenza di greenreport.it, la Northern Petroleum Ltd,
una multinazionale che ha interessi in Gran Bretagna, Olanda, Guyana, Spagna ed
Italia, dove dice che «Le nostre licenze sono ben distribuite in core
areas attraverso le più importanti province italiane, l’area meridionale del
Mar Adriatico, il Mar Ionio, l’offshore del Canale di Sicilia ed anche la
Valle del Po».
«In particolare – dicono
Folgore e Demetra – stando a quanto pubblicato nel Buig (Bollettino ufficiale
degli Idrocarburi e delle georisorse) del ministero dello sviluppo economico),
sono tutt’ora attive le due istanze denominate “d 61 F.R-.NP” e “d 66 F.R-.NP”,
entrambe situate nell’area di mare di fronte ai Comuni costieri di Bisceglie,
Trani, Barletta e Margherita di Savoia ed in parte anche nella provincia di
Bari».
La superficie dell’Istanza
di permesso di ricerca della d 61 F.R-.NP è di 728,3 Km2 e quella della d
66 F.R-.NP di 711,6 Km2, la prima richiesta è del 2006, la seconda
risale al 2009, l’ultima fase del procedimento amministrativo è del 26 marzo
2013.
Come scrive la Northern
Petroleum con un certo fastidio sul suo sito, «Abbiamo mantenuto il ritmo,
anche se non veloce, dato le preoccupazioni ambientali in Italia, i regolamenti
ed i processi legislativi per ottenere i dati necessari per il successo dei
programmi di perforazione futuri e per il “derisk” potenziale delle nostre
esplorazioni. Questo n un contesto di crescente speranza che il nuovo governo
avrebbe preso una posizione più incoraggiante ed accelerato l’esplorazione,
e il nostro punto di vista sembra essere giustificato». I petrolieri fanno
evidentemente riferimento al via libera alle trivellazioni offshore del governo
Monti.
«La priorità nel 2011
–continua la Northern Petroleum – è stato quella di concentrarsi sui nostri
assets di grande valore nell’Adriatico meridionale, che ospita le scoperte Giove
e Rovesti. Abbiamo concordato una farm-out del 15% dei permessi che contengono
le scoperte Giove e Rovesti con Azimuth, specialista globale nella ricerca e
sviluppo, per accelerare i lavori per delineare una valutazionesostem nibile e
gli obiettivi di esplorazione e trivellazione». Ma la multinazionale è anche
alla ricerca di nuove licenze «in settori chiave promettenti dell’Italia
per espandere la nostra asset base ed abbiamo domande in sospeso che
miglioreranno il portafoglio all’interno delle nostre core areas.
Nel 2012 la Northern
Petroleum ha lanciato un programma a lungo termine che punta direttamente ai
mari dell’Italia meridionale: «Il Canale di Sicilia: Progress in Italy, dove le
nostre prospettive sono così eccitanti, è una priorità. Il nostro obiettivo
resta quello di concludere accordi per portare nuovi partner nella zona del
Canale di Sicilia. Adriatico meridionale: un’indagine sismica 3D è previsto nel
2012 nell’Adriatico meridionale, anche se tempistica dipenderà dalle
approvazioni necessarie da parte di tutte le autorità competenti. L’indagine
sarà progettata per definire obiettivi di valutazione trivellabili, tra i quali
la grande prospettiva Cygnus».
Quindi gli ambientalisti
pugliesi hanno fondate ragioni per preoccuparsi per le due istanze nel
mare della provincia di Bat ed a dire che «Prosegue l’iter amministrativo
inteso a “petrolizzare” le nostre coste pugliesi Soltanto per queste due
Istanze attive abbiamo un totale di ben 1.439,9 kmq del Mare Adriatico
pugliese ipotecati dal rischio di nuove estrazioni petrolifere».
Folgore e Demetra «Mettono
in guardia circa i danni alla pesca ed alla flora marina causati dalle
ispezioni sismiche realizzate con la tecnica dell’air-gun per la ricerca di
petrolio nei fondali marini della costa pugliese, non escludendo che la stessa
ispezione sismica possa provocare il disorientamento dei cetacei a causa delle
violente esplosioni di aria compressa dell’air-gun e che l’enorme pressione
delle onde sonore cosi generate possa avere effetti di destabilizzazione sul
delicato equilibrio marino».
Il problema, cone sempre
quando si parla di idrocarburi, è anche di scelta di modello economico: «
Inoltre, le ricerche petrolifere nel nostro mare potrebbero avere un forte
impatto negativo sulle dinamiche dell’economia locale - sottolineano le
due associazioni – in quanto le nostre comunità locali vivono e sopravvivono
grazie al settore turismo, oltre che al settore della pesca, le quali attività
sarebbero seriamente compromesse. Vogliamo mettere a rischio queste
realtà solo ed esclusivamente per far arricchire la Northern Petroleum ed i
propri sostenitori?»
Associazione Folgore –
Trani – Il presidente dell’Associazione Folgore, Nunzio Di Lauro, e il
presidente di Demetra, Roberto Caressa, concludono: «Viviamo già in
una grave e perdurante crisi economica ed il nostro primario interesse
dev’essere quello di salvaguardare le piccole imprese locali e l’intero indotto
economico e produttivo dei settori correlati al turismo e alla pesca, oltre che
tutelare l’ambiente nel suo complesso e la fauna marina. Rimandiamo la Northern
Petroleum a casa, nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord,
opponiamoci strenuamente a queste “invasioni barbariche” atte a devastare e
stravolgere il nostro ecosistema marino e la nostra vita». (fonte: Greenreport)
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