CANNELLE: la fonte era completamente invasa da terriccio e pietre sia nelle griglie che nel canale di scolo.
Ripristino scaletta di accesso animali, parzialmente distrutta da vandali precedente.
com'era
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Arriva nel Mediterraneo nel 1972, probabilmente trasportata dai mercantili e trova, grazie alla tropicalizzazione del clima, l’ambiente favorevole alla crescita e riproduzione. Oggi la notizia, che leggo su Il Mattino (pag. 43) che nel Golfo di Napoli a causa della sua presenza è stata sospesa la pesca di ricci e cozze. L’alga in sé non è tossica ma capita a volte che durante la fioritura produca una biotossina algale. A causa di questo veleno si è notata una decisa moria di animali marini
La specie Ostreopsis ovata può produrre tossine responsabili principalmente della Ciguatera, una neurointossicazione che può causare moria di pesci ed invertebrati, ma può indurre uno stato morboso acuto anche nell’uomo. Nell’uomo la Ciguatera si manifesta con vertigini, febbre alta, dilatazione delle pupille, tosse, irritazione delle vie respiratorie e dissenteria ed è provocata dall’ingestione di organismi a loro volta intossicati sia cotti sia crudi, visto che le tossine per la loro natura termostabile non vengono distrutte dalla cottura del cibo.
ROMA - Quattro italiani su cento oggi vivono con una diagnosi di tumore. Crescono però le possibilità di sopravvivenza di questi malati: un milione e 300mila pazienti (2,2%) sono ancora in vita a 5 anni dalla diagnosi, circa 800mila (l'1,5%) dopo 10 anni. C'è però ancora una forte disparità tra le varie zone del Paese: sconfigge la malattia il 5% dei pazienti che vive al Nord e il 2% di chi vive al Sud. Sono i dati del terzo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato a Roma in occasione della VI giornata nazionale dedicata ai pazienti affetti da tumore. L'analisi è stata elaborata da un osservatorio costituito dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), dal Censis, dall'Inps, dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), dall'Associazione italiana radioterapia oncologica (Airo), dalla Società italiana di ematologia (Sie), dal ministero della Salute e dall'Istituto tumori di Milano.
"Oggi 2 milioni e 300mila persone sono malate di cancro in Italia - dice il professor Francesco De Lorenzo, presidente della Favo - ma la buona notizia è che si muore di meno. Rispetto al 1992, quando si fecero le prime statistiche di questo tipo, il numero di italiani viventi con una diagnosi di tumore è quasi raddoppiato. Va detto però che sono forti le differenze in termini di mortalità tra le regioni settentrionali e quelle del Meridione. Fino a qualche anno fa il Sud presentava un vantaggio dovuto a una maggiore presenza di elementi protettivi nei confronti dei tumori, come la dieta mediterranea, e una minore diffusione di fattori cancerogeni, come tabagismo e inquinamento ambientale. Questo scarto però sta diminuendo".
Così, mentre nel 1998 la mortalità per tutti i tumori presentava un'evidente differenza tra Nord e Sud, nel 2005 si è arrivati a una sostanziale omogeneizzazione e oggi il Sud supera il Nord, dove però resta più alta l'incidenza della malattia (+30%). In altre parole, nelle regioni settentrionali ci si ammala di più, ma si muore di meno.
Un governo inadeguato a cambiare anche l'energia di questo paese
Come può un Governo che non è stato in grado di vedere tre anni fa la profonda crisi economica che era alle porte, avere l’autorevolezza di elaborare una strategia energetica di lungo respiro per il paese?
Il Governo, per voce del Ministro Romani, vorrebbe delineare questo autunno un grande piano energetico nazionale, convocando una Conferenza nazionale sull'energia, di cui però ad oggi ancora non si sa nulla e che peraltro viene annunciata dai tempi di Scajola. Semmai si farà, questo evento fa pensare ad un’ennesima passerella di personaggi con esiti finali fumosi e dove l’ultima parola l’avranno probabilmente i grandi dell’energia. Insomma, non c'è aspettarsi nulla di buono.
Questo governo è assolutamente estraneo a qualsiasi idea di rivoluzione energetica, alle fonti rinnovabili, all’efficienza energetica. Manca soprattutto di qualsiasi progetto di politiche industriali e per gli investimenti nella ricerca hi-tech, che anzi elimina senza valutarne i possibili benefici di medio termine. E’ ossessionato esclusivamente dalla quantità degli incentivi alle energie pulite e per questo, con la scure, li taglia, li sospende, li mette in dubbio, turbando mercato e operatori. Le rinnovabili e l’efficientamento del sistema energetico e dei consumi sono stati finora considerato un peso (ricordate il tentativo di Tremonti di abolire dall'oggi al domani la detrazione del 55%?), anziché un’opportunità, sia per il governo ma anche per una parte della Confindustria.
Ogni azione di questi anni ha dimostrato l’inadeguatezza al compito, a cominciare dal primo suo atto, cioè il rilancio del nucleare, che avrebbe affossato ogni speranza e slancio allo sviluppo delle energie pulite, nonostante alcuni commentatori si ostinavano a rassicurare che ci sarebbe stato spazio per tutti. Una balla colossale.
Per fortuna il pericolo del ritorno all’atomo sembra scongiurato, ma per questo è ora necessario che coloro che hanno fatto ritardare di 3 anni una nuova politica energetica, che doveva essere certo pragmatica, ma al tempo stesso discontinua rispetto al business as usual, si facciano da parte, perché non sarebbero in grado di gestire un passaggio epocale, non ne avrebbero le credenziali. In effetti proprio di passaggio epocale si tratta, perché vanno ancora messe le basi per il raggiungimento di un obiettivo molto ravvicinato e cogente, come quello che ci obbliga entro il 2020 a ridurre le emissioni del 20% e coprire il 17% dei consumi finali di energia finali con le energie rinnovabili. Ma anche di pensare ad una transizione energetica in cui le rinnovabili siano in grado di coprire la quasi totalità dei consumi di energia per metà secolo.
Il governo è schiacciato da una crisi che non comprende ancora ed è in tutt’altre faccende affaccendato, ma proprio perché lontano da questo mondo non capisce che una strategia per ammorbidire la crisi e provare a ridare fiato a questo paese sta proprio nel dirottare risorse e competenze nella direzione di un cambio di paradigma nel campo dell’energia. I settori della green economy negli ultimi anni di crisi in Italia hanno significato 2, forse 3 punti di Pil.
Alcuni operatori delle rinnovabili e dell’efficienza energetica potrebbe temere che le prossime scadenze (decreti attuativi, aggiornamento del piano d'azione nazionale al 2020, burden sharing, ecc.) possano essere disattese con una caduta del governo. Siamo proprio certi che questi atti saranno ben costruiti con questo esecutivo, per giunta in profonda crisi? Sarebbe capace di fornire quel quadro di certezze che gli operatori richiedono? Coinvolti in questi settori ormai, direttamente e indirettamente (lo dice anche Confindustria) ci sono diverse centinaia di migliaia di persone, che hanno il diritto di trovare una sponda nella politica nazionale e locale.
Purtroppo anche parte dell’opposizione del centro-sinistra, non è sufficientemente attenta a questa tematiche. Finora non si è vista nessuna proposta, se prescindiamo da quelle recente che parla di un incremento del 20% dell’efficienza energetica entro il 2020, di coprire al 2030 almeno il 30% dei consumi di energia totali con le rinnovabili e di ridurre dell’80% le emissioni al 2050. Tutte idee buone per un nuovo modello di economia low carbon che però vanno riempite di disposizioni operative e di concretezza. Ma cosa ne pensa la parte “non eco” del Partito Democratico? Molti dirigenti non hanno familiarità con la green economy, la citano a volte come uno slogan, ma sono tuttora fermi alle grandi opere, al trasporto su gomma e alle infrastrutture che esso richiede, agli inceneritori. Cosa ne pensano nel Pd e nel centro sinistra del carbone, del ruolo pubblico delle aziende energetiche legate agli enti locali, della raccolta differenziata spinta, delle smart grid, della riqualificazione energetica del parco edilizio? Sarebbe interessante sapere inoltre qual è la loro visione per un nuovo modello di società e di sistema dei consumi che sappia rispondere all’inestricabile legame, che si farà sempre più stretto, tra crisi energetica, ambientale ed economica.
In attesa di una nuova classe politica e dirigente proiettata nel futuro, non è il caso che una spinta per il cambiamento venga richiesta con maggior forza e con proposte concrete anche dal basso?
Fonte: Qualenergia
di Paolo De Chiara
Il “figliuol prodigo” del presidente della Regione Molise, Michele Iorio. Vincitore di concorso a Rovigo ma subito rientrato in Molise, grazie al provvedimento del direttore generale del 22 febbraio 2011 (n. 194). Ecco cosa si legge nell’oggetto del comando: “dott. Iorio Luca – dirigente medico chirurgia vascolare – comando in entrata presso Asrem”. Ma perché il vincitore di un concorso, con un contratto a tempo indeterminato, rientra con un provvedimento dell’Asrem molisana? Nemmeno il tempo delle presentazioni nella nuova sede. E’ talmente necessaria la presenza di Luca Iorio per la sanità regionale? O, tutto questo, era già deciso in partenza?
“E’ andato via, per ora”. Aveva dichiarato il primario di chirurgia vascolare del Cardarelli di Campobasso, Silvano Tomasso. Nella drammatica situazione in cui versa la sanità regionale, dove non esistono posti letto per i pazienti, dove gli Ospedali chiudono, dove i pronti soccorsi combattono quotidianamente la loro battaglia di sopravvivenza, era necessario il ritorno sulla scena di Luca Iorio? A questa domanda ancora nessuno ha risposto. Si è solo stabilito “che l’utilizzo del dott. Luca Iorio, in posizione di comando avrà una durata per dodici mesi”.
Tutto a spese dell’Asrem Molise. Quindi, dei cittadini.Rovigo può attendere. Se in altri reparti serve il personale (ma non solo) non sono problemi di questa dirigenza molisana. Anche i pazienti imbufaliti possono attendere nei disagi. E nelle lunghe liste d’attesa. Volete fare, ad esempio, un esame al cuore (un’ecocardiografia) al “Veneziale” di Isernia? Ci vogliono quattro mesi di attesa. Però le cose inutili vengono subito fatte. Lì non esiste attesa che tenga. Nel caos generale, nello spreco dei fondi pubblici, nell’aumento del debito e in una situazione di deficit (che ha portato a questa disorganizzazione: chiusura degli ospedali, intasamento dei pronti soccorsi, mancanza di risposte e di speranze) è arrivata quest’ultima trovata. Qual è la logica di questa scelta? E’ possibile conoscere l’incidenza per questo tipo di intervento? Esistono già diverse strutture attrezzate (Ospedale “Cardarelli”, Cattolica e Neuromed) per la cardiochirurgia e per la chirurgia vascolare. Perché invece di programmare si continua a spendere per cose poco utili in questo momento?
La novità nella sanità: l’equipe multidisciplinare itinerante Aziendale.
“In Africa queste strutture sono fondamentali. Solo dove non ci sono strutture è necessario organizzarsi in questo modo”. Ma a cosa serve questa Equipe? Nel provvedimento il direttore generale Angelo Percopo (329/2011), insieme al direttore amministrativo Gianfranca Testa e al direttore sanitario Giancarlo Paglione, ha ritenuto di attivare presso l’Uoc di Chirurgia Vascolare del “Cardarelli” di Campobasso, “una equipe multidisciplinare itinerante su tutto il territorio Asrem, abilitata a svolgere l’attività di Chirurgia Vascolare (ambulatoriale e interventistica) presso i PP.OO. stabilimenti aziendali con priorità a svolgere interventi con carattere di emergenza-urgenza”.
Ma era necessario questo provvedimento? Le strutture esistenti saranno soppresse? A cosa serviranno con questa equipe itinerante? “Tale equipe multidisciplinare itinerante – si legge nel provvedimento - potrà ridurre, ove possibile, la mobilità dei cittadini affetti da patologie correlate alla Chirurgia Vascolare”. Ecco le figure professionali, che andranno a comporre l’equipe, indicate nel provvedimento: due chirurghi vascolari (di cui uno responsabile dell’equipe), un chirurgo toracico, un radiologo interventista, un cardioanestesista ed eventuali figure professionali “da individuare secondo necessità clinico-operativa dal responsabile dell’equipe”. Ci sarà, a spese del contribuente molisano, anche il potere discrezionale di scegliere figure professionali “secondo necessità”. Ma, in questa fase acuta di crisi sanitaria, era necessario questo provvedimento? Quanto costerà? Perché i problemi esistenti vengono accantonati e se ne continuano a creare sempre di nuovi e costosi? Che ruolo avrà nell’equipe il figlio del presidente della Regione Molise? Che, guarda caso, è anche un chirurgo vascolare.
Si taglia tutto per rientrare dal debito (per molti generato anche dal padre, Michele), però si continuano a fare scelte (“familiari”, “clientelari”, o come dobbiamo definirle?) anchea scapito della popolazione anziana. Per soddisfare quali tipo di esigenze? Per molti il provvedimento, già esecutivo, è “una cosa scandalosa”. Come è scandalosa la situazione del pronto soccorso di Isernia e delle altre strutture pubbliche. Dovei pazienti devono affidarsi al destino per un posto letto. Gli operatori, in diverse occasioni, hanno illustrato il proprio stato d’animo. Per Lucio Pastore, già responsabile facente funzioni della struttura pentra: “Abbiamo indetto, non avendo avuto risposte alle nostre richieste, lo stato di agitazione per segnalare anche all’opinione pubblica la problematicità del servizio. In seguito ad un incontro con la dirigenza sanitaria regionale ci sono state assicurate delle possibili soluzioni. Siamo ancora in attesa, comprendendo le difficoltà, che ci siano date delle risposte”.
L’intervista a Pastore era del 6 gennaio, Oggi, nulla è ancora arrivato. Né risposte, né provvedimenti per risolvere la drammatica questione. Ecco cosa scrivono al Prefetto, in una lettera dell’8 febbraio, i dipendenti: “il nostro servizio è intasato per la presenza di pazienti da ricoverare che non hanno allocazione possibile per mancanza di posti letto disponibili nel nostro Ospedale ed in quelli vicini. Abbiamo difficoltà a visitare i pazienti che si rivolgono alla nostra struttura per mancanza di spazi disponibili”. Ma le proteste non sono servite a nulla. La situazione negli ospedali pubblici molisani continua ad essere di estremo caos. Voluto da chi ha gestito la sanità regionale. “L’interesse generale deve prevalere sull’interesse particolare, l’equa distribuzione delle ricchezze prodotte dal mondo del lavoro deve prevalere sul potere del denaro”. Hessel nella sua opera “Indignatevi” è ancora più preciso: “In questo nostro mondo esistono cose intollerabili. Per accorgersene occorre affinare lo sguardo, scavare. ...L’indifferenza è il peggiore di tutti gli atteggiamenti”. Anche l’indifferenza (delle classi dirigenti, della politica e di molti cittadini) è uno dei mali molisani.
Fonte: L’Infiltrato.it
Inquinamento da petrolio nel Mediterraneo
Nel Mediterraneo finiscono in mare 150 mila tonnellate di petrolio ogni anno. La stima è fornita da una indagine realizzata dal mensile Focus sullo stato dell'inquinamento del mare. Tra le principali cause dell'inquinamento da petrolio nel Mediterraneo il mensile individua due cause:
Traffico eccessivo delle petroliere. Il 25% delle petroliere del mondo attraversa il Mediterraneo trasportando circa 374 tonnellate di petrolio per chilometro quadro. Nel mare italiano la quantità di petrolio trasportata per chilometro quadro sale a 1008 tonnellate. L'elevato traffico delle petroliere è correlato al rischio di incidenti. In caso di incidente i danni all'ambiente sarebbero più gravi che altrove a causa della conformazione chiusa del mar Mediterraneo.
Lavaggio delle stive di carico delle petroliere in alto mare.Gli scarichi illegali in mare aperto causati dal lavaggio delle stive delle petroliere sono vietati. La pratica consente però una riduzione dei costi economici di gestione della petroliere. I controlli e le ispezioni sono attualmente insufficienti per controllare il traffico marittimo delle petroliere ed individuare le eventuali responsabilità di chi infrange la legge.
(Fonte:ecoage)
noi di Ambiente Basso Molise ci rivolgiamo a Lei e ai Sindaci dell’Unione dei Comuni del Basso Biferno fiduciosi di trovare sensibilità e attenzione verso le istanze per un risanamento ambientale del nostro territorio.
La nostra identità di ecologisti ci rende utenti attenti di questo territorio e addolorati osservatori dello stato ambientale del territorio del basso Molise gravemente offeso e compromesso.
Il basso Molise è vittima dei comportamenti scellerati di una moltitudine di concittadini che depositano rifiuti e immondizie di ogni genere lungo le strade e nelle campagne. Conseguenza delle centinaia di discariche abusive cosparse in maniera pressoché uniforme in tutta la regione: è un degrado ambientale e paesaggistico impressionante.
Con il progetto ”censimento e monitoraggio delle discariche abusive” portato avanti ormai da tre anni, la ns associazione ha censito quasi totalmente il territorio dell’Unione dei Comuni e purtroppo, ha constatato come le discariche abusive, nonostante qualcuna sia stata bonificata, tendono ad aumentare e nell’ultimo anno viene sempre più abbandonato materiale altamente pericolo: l’eternit.
125 le discariche abusive censite, discariche ai margini delle strade primarie e secondarie, discariche nelle cave abbandonate, nei tratturi, nelle strade vicinali e comunali.
Rifiuti e discariche che tendono ad oscurare e deturpare sentieri naturalistici e storici.
Riteniamo che il danno ecologico (oltre quello della salute umana) sia anche un danno all’economia e al turismo in quanto il degrado paesaggistico rende impossibile la fruizione turistica del territorio. I pochi o tanti visitatori della nostra regione portano a casa il ricordo del colore dei rifiuti e delle discariche abusive disseminate nel territorio.
Il nostro impegno passato, presente e futuro rimane quello di osservare, denunciare e contribuire alla tutela ambientale. Domani come ieri e oggi continueremo a perlustrare e fotografare il territorio per costruire un’anagrafe parallela degli scempi ambientali perpetrati.
Prevenire con campagne di informazione, sensibilizzazione e educazione che accrescano la maturità e il senso civico dei cittadini e degli amministratori locali sarebbe un successo sulla strada del risanamento ambientale del territorio basso molisano.
Saremo contenti di affiancarci all’Unione dei Comuni e insieme condurre una battaglia di civiltà contro le discariche abusive e contro i nuovi barbari.
Restiamo in attesa di cortese cenno di riscontro, distinti saluti
Il Presidente
Luigi Lucchese