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giovedì, ottobre 11, 2012



DAL 1850 GHIACCIAI RIDOTTI DEL 50%, ENTRO IL 2100 TUTTI I GHIACCIAI ITALIANI A “RISCHIO” ESTINZIONE.



Oggi il Wwf Italia ricorda che «c’è una rete di acqua dolce che dalle cime innevate dell’arco alpino scorre per 9000 chilometri fino ai delta del Mediterraneo, al Mare del Nord e addirittura al Mar Nero, fornendo servizi vitali a decine di migliaia di specie e centinaia di milioni di persone, alimentando industrie, produzioni agricole e attività umane in tutta Europa. L’effetto Alpi arriva lontano. Ma le mille forme dell’acqua delle Alpi sono a rischio, oltre il 90% dei fiumi alpini è irrimediabilmente degradato per mano dell’uomo e la fusione dei ghiacciai dovuta al cambiamento climatico ha raggiunto ritmi e livelli drammatici».
Secondo il nuovo dossier del Wwf “Alpi: tetto d’Europa al sicuro” «La riduzione dei ghiacciai è uno degli effetti più evidenti del riscaldamento globale, che sulle Alpi ha raggiunto un aumento della temperatura media di +1,5 °C nell’ultimo secolo, con un’accelerazione tale da rendere estremamente difficile quando non impossibile l’adattamento alle nuove condizioni, un problema che investe specie, risorse ma anche popolazioni umane. Le conseguenze come l’alterazione dei regimi idrologici, il rischio dissesto, la minore disponibilità d’acqua – nel lungo termine – per uso potabile, agricolo e idroelettrico, una minore attrazione turistica». Il dossier Wwf, al quale ha contribuito anche il climatologo Luca Mercalli, ricorda come «Dal 1850 la superficie glacializzata delle Alpi si è ridotta del 54% (passando da 4474 kmq a 2050 kmq nel 2003) e secondo il glaciologo svizzero Matthias Huss entro il 2100 sulle Alpi potrebbe rimanere appena dal 4 al 18% dell’area glaciale presente nel 2003, mentre i i ghiacciai italiani (che hanno superfici in gran parte inferiori a 1 km2, spessore medio di soli 20-30 m e localizzazione più soleggiata) potrebbero essere soggetti a una sostanziale scomparsa, specialmente sotto i 3500 m.
Attualmente a nessun ghiacciaio alpino è più attribuibile una favorevole condizione di alimentazione: dal 2003 si è avuta ovunque una forte accelerazione dei regressi, che nel 2007 riguardavano il 99% delle unità osservate, e molti piccoli ghiacciai posti a quota più bassa e su versanti molto soleggiati si sono già estinti, soprattutto sulle Alpi Marittime, sul Monviso o sulle Dolomiti. In molti casi l’entità dei ritiri è impressionante: -170 m al ghiacciaio del Sissone (Alpi Retiche) nell’estate 2009; -105 m a quello di Goletta (Valle d’Aosta) nel 2011, e quest’anno, la seconda estate più calda dal 1850 dopo quella del 2003, a fine stagione i ghiacciai erano ovunque privi di neve e anneriti da detriti rocciosi fino a oltre 3500 m. La più lunga “ritirata” d’Italia spetta al ghiacciaio del Lys (Monte Rosa), iniziata nel 1812: dalla massima espansione della Piccola Età Glaciale qui avvenuta nel 1860, il regresso ha raggiunto oggi 1,7 km a seguito di un aumento della temperatura media di poco più di 1 °C. Mentre al Caresèr (sul Cevedale), in 44 anni si è persa una quantità di ghiaccio equivalente a uno spessore d’acqua di ben 43,8 metri.
Cifre drammatiche di un dossier del il cui primo capitolo, dedicato alla risorsa acqua, è stato presentato oggi in vista di “Biodiversamente: il Festival dell’Ecoscienza”, giunto alla sua terza edizione, un week-end tra scienza e natura organizzato insieme all’Associazione nazionale musei scientifici, dicato quest’anno alle Alpi “riserva d’acqua dell’Europa”, che il 27-28 ottobre aprirà gratuitamente oltre 100 musei scientifici, science center, orti botanici, acquari, parchi naturali e Oasi Wwf con centinaia di iniziative speciali in tutta Italia. 
FONTE INFORMAMBIENTE



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