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venerdì, ottobre 12, 2012



TRIVELLAZIONI PETROLIFERE OFFSHORE. CRESCE LA RICHIESTA DI MORATORIA DOPO IL PASTICCIO “CRESCI ITALIA”

Dopo la presa di posizione del Parlamento europeo che chiede maggiori sicurezze (anche economiche) per la concessione di licenze di sfruttamento petrolifero e gasiero offshore – indicazioni che renderebbero impraticabili molte delle concessioni italiane a piccole multinazionali non in grado di far fronte tecnicamente e finanziariamente ad una marea nera o ad un grosso incidente su una piattaforma – cresce la richiesta di una moratoria per uscire dal vicolo cieco petrolifero nel quale ci ha cacciato il decreto “cresci Italia”.
I deputati del Pd Mariani, Vico, Margiotta, Losacco, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Morassut, Motta, Realacci e Viola hanno presentato una risoluzione alla Commissione ambiente della Camera per chiedere al ministro dell’ambiente Corrado Clini la richiesta di valutare la possibilità di sospendere le indagini di sottosuolo e di sfruttamento dei giacimenti petroliferi in Adriatico.
Il folto gruppo di deputati democratici ricorda che «in Italia sono presenti più di 1000 pozzi produttivi di idrocarburi, di cui 615 onshore e 395 offshore; di questi, 777 pozzi producono gas mentre i restanti 233 sono mineralizzati ad olio; le produzioni annuali di gas (8 GSm3) ed olio (5 Mton) coprono rispettivamente il 10% ed il 7% del fabbisogno energetico nazionale; il permesso di ricerca di idrocarburi liquidi/gassosi è rilasciato alla compagnia petrolifera, a seguito di un procedimento unico che inizia con la selezione dei progetti effettuata dal ministero dello Sviluppo economico, sentito il parere di un organo consultivo, la Cirm, nell’ambito della quale sono rappresentate le Amministrazioni statali competenti (ministero dello sviluppo economico, ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Ispra, Avvocatura di Stato) nonché i rappresentanti regionali; per i permessi offshore sono coinvolti anche il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e quello delle politiche agricole, alimentari e forestali; vi è però da notare che mentre i permessi in terraferma vengono rilasciati dal ministero d’intesa con le regioni interessate, i progetti offshore sono sottoposti alla procedura di assoggettabilità ambientale e/o all’espressione del giudizio di compatibilità ambientale da parte del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, o della regione interessata; non è richiesta «l’intesa» con la regione».




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