Ambiente Basso Molise
Via Alpigiano, 10
860354 GUGLIONESI (CB)
Dott.
Mariano Grillo - Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali
Ing. Antonio Venditti - Divisione II: Sistemi di Valutazione Ambientale
Dott. Giuseppe Lo Presti - Divisione IV: Rischio Rilevante
e Autorizzazione Integrata Ambientale
Dott. Gianluca Galletti - Ministero dell’Ambiente, della
Tutela del Territorio e del Mare
Via Cristoforo Colombo 44 - 00147 Roma
OGGETTO:
Contrarietà ad Ombrina Mare (Mediterranean Oil and Gas d30 BC MD)
Gentile rappresentante del Ministero dell’Ambiente,
Questa comunicazione è per ribadire tutto il nostro
dissenso al progetto “Ombrina Mare” d30 BC MD proposto dalla Mediterranean Oil
and Gas di Londra che ha presentato ai vostri uffici richiesta per ricevere
l’Autorizzazione Integrata Ambientale.
La prima importante valutazione è che, secondo quanto
reso pubblico dai siti per la partecipazione del pubblico, la Medoilgas non ha
aggiunto alcun documento nuovo relativo alla sua richiesta di AIA rispetto ai
documenti presentati in passato. I testi sottomessi sono tutti risalenti al
2009-2010 oppure al 2012-2013. Il pronunciamento del TAR del Lazio espresso il
giorno 16 Aprile del 2014 impone invece alla Medoilgas di sottoporre il proprio
progetto all’AIA, un procedimento più complesso e che abbisogna di maggiori
valutazioni di quanto presentato in precedenza dalla Medoilgas. Visto che non sono stati prodotti nuovi
documenti, non esistono neppure le basi per una valutazione del progetto
Ombrina Mare che possa portare a conclusioni diverse di quelle già espresse
quattro o due anni fa.
La Medoilgas cerca di trivellare i mari d’Abruzzo da ben
sei anni e in questo arco di tempo ci sono state numerosissime prese di
posizione di contrarietà, perché da ogni angolatura la si voglia guardare, sarà
questo un progetto deleterio per l’intero Abruzzo. Anche la Commissione Tecnica VIA-VAS, con
parere n. 541 del 07.10.20, espresse parere negativo contro Ombrina ed in
favore della salvaguardia del mare e delle varie riserve naturali presenti
lungo la costa teatina.
Il progetto “ Ombrina Mare” prevede la costruzione di una
piattaforma con quattro-sei pozzi, una nave desolforatore e una rete di
oleodotti, a soli sei-nove chilometri dalla costa. L’infrastruttura resterà,
nei mari d’Abruzzo, per almeno un quarto di secolo a deturpare uno dei punti più
belli del costituendo Parco Nazionale della Costa dei Trabocchi. In nessuna
parte del mondo è stata mai ancorata una nave desolforante cosi vicino alla
costa.
Siamo contrari a Ombrina Mare in quanto cittadini
intelligenti ed informati e per i seguenti motivi:
1.
Ombrina Mare causerà il rilascio di
sostanze tossiche nel mare, come è prassi in tutte le installazioni offshore del
mondo e come riporta la letteratura scientifica e l’esperienza comune mondiale.
Ombrina Mare racchiude nel suo interno ben DUE
riserve di pesca che saranno sicuramente interessate da fenomeni di bioaccumulo
di inquinanti gravi – fra cui mercurio e cadmio. Queste riserve di pesca sono
finanziate da fondi pubblici e comunitari. Il mare Adriatico è caratterizzato
da fondali bassi, per cui gli inquinanti resteranno tutti localizzati presso la
costa e ben difficilmente defluiranno verso il mare aperto. Nel luglio del
2008, durante le prove di produzione, la piattaforma esplorativa installata
dalla stessa ditta proponente MOG causò l’intorbidimento dei mari attorno alla
piattaforma. L’ARTA regionale mostrò che mentre le acque lontane da Ombrina
Mare erano classificabili “buone”, quelle vicino a Ombrina erano passate a
“inquinamento medio”. Il tutto dopo soli
tre mesi di permanenza della piattaforma esplorativa. Se questo è il frutto di
tre mesi di presenza di una piattaforma esplorativa, siamo convinti che la
presenza permanente di Ombrina Mare
nello stesso sito avrà forti impatti sulla salute del mare, del pescato e alla
fine, degli uomini che di quei pesci si nutrono.
2.
Secondo documenti forniti dalla stessa Medoilgas ai suoi investitori, il
petrolio di Ombrina Mare non è semplice da estrarre, e si prevede l’uso di
forti ed aggressive tecniche, fra cui quelle della acidizzazione del pozzo,
dell’uso aggressivo di fanghi di perforazione e di violente tecniche di
stimolazione fra cui la fratturazione.
Alcune di queste tecniche sono state già usate dalla Medoilgas che parla
di “acidized production tests” eseguiti durante le prove del 2008, e dell’uso
di “diesel based drilling muds”. Questi sono fra i più aggressivi che esistono,
tanto che sono vietati nei mari del Nord dall’anno 2000 secondo la convenzione
Ospar, per garantirne il più possibile la salvaguardia. E’ assolutamente
inaccettabile che la Medoilgas continui a ripetere che i suoi fanghi e i fluidi
di perforazione siano biodegradabili ed a base di acqua quando invece ai propri
investitori si spiega la vera natura – tossica e nociva - di questi composti.
3.
Il petrolio che esiste in Abruzzo, e che Ombrina Mare andrà a estrarre è di
bassissima qualità’, carico di inquinanti a base di zolfo e difficile da
raffinare. L’indice API si assesta attorno ai 15-17 gradi, su una scala di
qualità che parte da 8 (il peggior petrolio in assoluto) e che arriva a 50. E’
evidente che il petrolio abruzzese di Ombrina si colloca fra i peggiori. Il
desolforatore che sarà usato è un mini-impianto Claus con incorporato un inceneritore
a fiammella costante che emetterà sostanze tossiche 24 ore su 24. Fra queste,
l’idrogeno solforato, un veleno ad ampio spettro e che a dosi alte causa la
morte istantanea. Crediamo che la riviera abruzzese possa fare a meno di tali
infrastrutture, fonte di rischio per gli abitanti e di nessun reale sviluppo.
4.
Ombrina Mare sarà installata nel cuore della riviera teatina, in questo
momento interessata da una rinascita turistica, con il proliferare di attività
ricettive – hotel, bed and breakfast, gite in canoa, vela e surf, ristorazione
sui trabocchi – che attraggono turisti dal resto d’Italia e d’Europa. Il nostro è un turismo di qualità visceralmente legato
ad una immagine sana del territorio. Ombrina Mare – e tutta l’infrastruttura
che porterà con se’ - andrà a ledere
l’immagine della costa teatina e certamente svilirà l’impulso turistico del
Chietino. E’ impossibile conciliare attività di recezione con la presenza di
piattaforme a mare e delle inevitabili infrastrutture petrolifere che la
piattaforma porterà con se. Per di più tutta la riviera abruzzese meridionale è
coperta dal Parco Nazionale della Costa Teatina, istituito nel 2001. Anche se
mai ufficialmente perimetrato, Ortona e San Vito ne sono parte integrante, perché
posti proprio al centro di qualsiasi delineazione possibile. Le infrastrutture
petrolifere non possono coesistere con un Parco Nazionale.
5.
Il rischio di scoppi di piattaforme è sempre presente. Sebbene questi siano
eventi rari, sono pur sempre possibili e basta un solo incidente, UNO SOLO per distruggere tutta la
costa, vanificare decenni di lavoro per la promozione turistica e distruggere
l’industria della pesca. Incidenti recenti riguardano la Spagna, la Corea, il
Messico, la Norvegia, l’Australia e, ovviamente il pozzo Macondo nel golfo del
Messico degli USA, dove il petrolio fuoriuscì per due mesi e mezzo e dove solo
adesso stanno iniziando a capire la vera entità del disastro ambientale le cui
conseguenze affliggeranno il Golfo del Messico per decenni a venire. Un
episodio simile, anche molto minore, in Abruzzo sarebbe devastante.
6.
Il litorale abruzzese è già interessato a forti problemi di erosione e di
perdita della spiaggia. Siamo fortemente preoccupati che la presenza di
piattaforme e le estrazioni di petrolio possano portare ad ulteriori danni fra
cui la subsidenza. Questo è già accaduto nell’Alto Adriatico, dove le
estrazioni di gas – del tutto simili a quelle petrolifere - sono state
responsabili dell’abbassamento del Ravennate e del Polesine di vari metri e
delle alluvioni del Polesine degli anni 50 e 60. Similmente, il rischio sismico è
preoccupante, in una regione già sismica di per se’, considerata l’evidenza
scientifica di questi ultimi anni che mette in correlazione le attività
petrolifere ad eventi di sismicità indotta o scatenante.
7.
Negli altri paesi i limiti per le installazioni di piattaforme a mare sono
molto più stringenti in Italia - almeno
50km dalla costa in Norvegia e 160km lungo le coste atlantiche e pacifiche
degli USA. Tutto questo per minimizzare rischi e danni a popolazioni, pesca e
turismo. Riteniamo che la precauzione adottata da questi altri paesi sia
applicabile anche per l’Abruzzo e pensiamo che una distanza di soli sei
chilometri dalla riva sia assolutamente insufficiente a proteggerci da scoppi, inquinamento
e deturpamento paesaggistico.
8.
La quantità di petrolio che sarà estratta da Ombrina Mare è assolutamente
irrilevante per quanto riguarda il fabbisogno italiano di energia. Le stime
iniziali di petrolio estratto erano di 20-40 milioni di barili, che successivamente
la Medoilgas ha ridimensionato in soli 20 milioni di barili. Considerato che
l’uso nazionale di petrolio è di circa 1.5 milioni di barili al giorno, il
calcolo è semplice: il petrolio di Ombrina basterà al massimo per due settimane
di fabbisogno nazionale. Per di più la Medoilgas è una ditta inglese e non è
detto che il petrolio estratto vada a beneficiare l’Italia, anzi, verrà con
molta probabilità venduto sul mercato, a prezzi di mercato. In secondo luogo,
di tutto il fabbisogno italiano di petrolio, solo il 7% proviene da fonti
interne. Il 6% proviene dalla Basilicata e solo l’1% deriva da altre fonti
sparse nel resto d’Italia. Ombrina Mare e tutte le altre opere petrolifere
previste per l’Abruzzo daranno un contributo minuscolo al bisogno di energia
italiano, ma distruggeranno tutta l’economia locale fatta di pesca, turismo ed
agricoltura. Sarebbe molto meglio favorire la produzione di energia da fonti
alternative al petrolio.
9.
I dati presentati dalla Medoilgas sono insufficienti e in alcuni punti
ingannevoli. Ad esempio, si mostrano simulazioni di inquinanti che non
coinvolgeranno mai il litorale, ma in tutte queste simulazioni le direzioni dei
venti paiono essere scelte in direzione opposta a quella dei venti prevalenti.
La Medoilgas pare implicare che gli inquinanti saranno tutti dispersi verso il
largo della costa teatina, oppure parallelamente alla costa. In realtà nella
maggior parte dei mesi all’anno, i venti spirano verso l’entroterra.
Similmente, alcune tabelle sono incongruenti e cifre di concentrazioni di
30.015 grammi al secondo di sostanze sulfuree diventano magicamente 0.015
grammi al secondo, lasciando forti dubbi al lettore della validità di tali
stime: qual è il dato giusto? Notare che si parla di un fattore seimila!
10.
Le direttive comunitarie del trattato di Aarhus, recepite anche
dall’Italia, affermano che la popolazione ha il diritto di esprimere la propria
opinione e che la volontà popolare deve essere vincolante. L’articolo 2 della legge 24 del 7 Agosto del
1990 stabilisce che esiste anche la possibilità di revoca dei progetti ove
sussistano gravi motivi attinenti al pregiudizio di particolare valore
ambientale e anche su istanza di associazioni di cittadini. Con questa lettera
intendiamo partecipare al processo democratico e far sentire la nostra voce di
dissenso, secondo le norme citate della legge 24 e secondo il trattato di
Aarhus.
11.
La contrarietà espressa in questa sede va ad aggiungersi a tutte le altre
giunte ai ministeri romani nel corso degli anni, alle varie interrogazioni
parlamentari eseguite da tutti I partiti, e soprattutto a quella delle 40,000
persone che si sono riversate in piazza il giorno 13 aprile 2013 contro Ombrina
Mare. Non era mai successo nella storia d’Abruzzo ed è stata la più grande
manifestazione, delle molte, contro il petrolio in tutta Italia. La democrazia
impone che la voce di così ampia fascia della popolazione vada ascoltata. A chiedere
che a Ombrina sia negata l’AIA ci sono la Conferenza Episcopale d’Abruzzo e di
Molise, la Confcommercio, varie associazioni di pescatori, operatori turistici
e balneari, studenti, commercianti, agricoltori, produttori di vino,
associazioni religiose ed ambientali, nonché la stragrande maggioranza dei
sindaci della zona, le autorità provinciali ed il neo-governatore d’Abruzzo
Luciano D’Alfonso.
12.
La Medoilgas ha appena dichiarato ai propri investitori di avere solo dieci
milioni di sterline di capitale a sua disposizione, tanto che sta avviando una
fase di compravendita con ditte terze. E’ evidente che una ditta con così poche
risorse finanziarie non potrà mai e poi mai affrontare eventuali problemi di
perdite o incidenti di qualsiasi natura. A questo proposito ricordiamo che già
nell’Aprile del 2014, le due concessioni D71-FR NP e D72-FR-NP della Northern
Petroleum al largo di Lecce/Otranto sono state archiviate per incongruità dei
costi di perforazione. Qualsiasi valutazione sul futuro di Ombrina non potrà
che includere valutazioni finanziarie e risorse a disposizione della Medoilgas
o chiunque sia il nuovo acquirente.
13.
Il parere negativo espresso dalla Commissione Tecnica VIA-VAS con parere n.
541 del 07.10.2010 elencava varie motivazioni a supporto del diniego, fra cui
molte di quelle elencate in questo documento. La stragrande maggioranza delle
preoccupazioni e dei motivi del diniego originale vale ancora. Visto che la
Medoilgas non ha presentato dati nuovi, sufficienti a dissipare dubbi ed a
provare l’innocuità del suo progetto, riteniamo che esistano ancora tutti i
motivi per ribadire il diniego già espresso nel 2010.
Ombrina Mare è solo il punto di partenza per una vera e
propria invasione della costa abruzzese da parte di ditte petrolifere
straniere. La petrolizzazione della nostra Regione inizia con Ombrina Mare ma
riguarda tutto il litorale abruzzese. Nel loro complesso, ditte straniere come
la Medoilgas, ma anche la Petroceltic,
la Vega Oil, la Cygam Gas ed altre proponenti intendono trivellare tutto il
litorale, da Vasto a Teramo, in cambio di royalties bassissime e in cambio di
petrolio scadente in quantità ed in qualità. Esortiamo dunque il ministero a
bocciare non solo Ombrina Mare ma anche tutte le altre proposte petrolifere a
venire. Queste motivazioni si applicano – mutatis mutandis – a molte altre concessioni
petrolifere sparse per l’Italia, dalla Sardegna, alla Puglia, alla Calabria,
alla Sicilia. La regione Abruzzo e l’Italia intera hanno ben poco da
guadagnarci e ancora di meno i suoi abitanti.
Grazie
li 28 luglio 2014
IN FEDE
Luigi Lucchese
Presidente Ambiente Basso Molise
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