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venerdì, aprile 20, 2012

STRAGE


La ferocia dell'uomo: la strage dei cetacei in Danimarca nelle isole Feroe

Oramai da anni se ne sente parlare ogni tanto, quasi come un sussurro, come se la notizia dovesse passare sotto silenzio. 
Parliamo dei globicefali (specie Globicephala melas) o come meglio sono conosciuti le balene pilota (chiamati così perchè più che rassomigliare a dei delfini sono simili alle balene) appartenenti alla famiglia dei Delphinidae, conosciuti in lingua spagnola come calderones.
Sono delle creature molto pacifiche che amano vivere in branchi composti per lo più da femmine con i loro piccoli. Raggiungono i 5-7 m di lunghezza ed un peso di oltre 2t e vivono mediamente 50 anni.
Hanno un carattere molto mansueto, sono socievoli tanto che si avvicinano tranquillamente alle barche ed alle persone senza alcuna riserva. Vivono in quasi tutti i mari del mondo dove sono presenti acque non troppo fredde (infatti l'unica zona del mondo dove non si localizzano sono le acque del polo).  
Le isole Feroe (che in lingua danese è scritto Fær Øer Islands) sono un arcipelago formato da 18 isole a metà strada tra l’Islanda e la Norvegia che dal 1948 sono una regione autonoma del Regno di Danimarca (come la Groenlandia) con ampia autonomia per tutte le questioni politiche interne e non fanno parte dell’Unione europea con la quale hanno solo degli accordi commerciali bilaterali.
La stima ufficiale delle catture dichiarata dai faeroesi è di circa mille delfini balena all’anno, cifra come loro sostengono, “sostenibile”, mentre le stime ufficiose parlano di 1500-3000  all’anno. Se consideriamo che queste pacifiche creature vivono mediamente 50 anni e le femmine raggiungono la maturità sessuale intorno ai 7 anni con periodi di gestazione molto lunghi (15 mesi), una uccisione così massiccia, se sommata alle altre che avvengono nel resto del mondo, soprattutto in Giappone, deve destare seria preoccupazione per la conservazione di questa specie.
Le motivazioni ufficiali che spingono questo popolo a compiere queste mattanze le possiamo leggere dal sito delle Isole Faroe:  l’uccisione di questi cetacei è una tradizione molto antica che risale a 1200 anni fa ed è legata alla sussistenza: per ottenere cibo (considerato un alimento essenziale per la loro dieta), pelle per realizzare corde, grasso per ricavare olio come combustibile,  stomaci come galleggianti e così via. Ora, sempre dallo stesso sito si legge che l’economia è retta da una fiorente industria della pesca, che produce prodotti ittici di alta qualità per l’esportazione, si allevano le pecore che forniscono fino al 60% di tutti i prodotti a base di carne, si cacciano gli uccelli marini, si allevano i bovini da latte che soddisfano tutte le esigenze interne di latte, così come la coltivazione delle patate. Insomma da quel che si legge non si comprende, come mai ci sia questo bisogno di caccia per sussistenza delle balene pilota.
Questa motivazione, che poteva essere valida secoli fa, sicuramente oggi appare alquanto anacronistica, considerando che i faeroesi godono oggi di elevati standard di vita e che occorre molta fantasia per immaginare che per illuminare le loro case usino le lampade alimentate con olio di balena! Tra l’altro non si spiega come mai, pur essendo scientificamente appurato che la carne dei globicephala melas contenga alti livelli di mercurio, estremamente dannosi per la salute umana, si continui questa caccia. Infatti, sempre nello stesso sito si legge “questo fatto è fonte di preoccupazione ma non è un motivo per smettere la caccia perché i rischi alla salute devono essere controbilanciati dal fatto che la carne di balena è ricca di grassi polinsaturi, è magra e ricca di proteine”.
Allora quale è il vero motivo? Forse una caccia che ormai è diventata uno sport?
 FONTE elicriso.IT







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