TROPPE
DISCARICHE DI RIFIUTI IN ITALIA, SARANNO PIENE TRA DUE ANNI
ROMA - Con la nuova direttiva, l'Europa si prepara ad abbattere le
quantità di rifiuti in discarica e ad aprire le porte a 870 mila nuovi assunti
per rilanciare il settore. Ma l'Italia rischia di arrivare in ritardo
all'appuntamento, appesantita da una lunga stagione di arretratezza gestionale
che ha saturato gli spazi a disposizione: tra due anni le discariche esistenti
saranno stracolme. Dove finiranno i 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani
prodotti ogni anno?
L'allarme viene dal primo WAS Annual Report, il rapporto sulla gestione dei rifiuti preparato dalla società di ricerche Althesys: "Il mix italiano rimane ancora troppo sbilanciato sulle discariche che in alcune aree del Paese sono la destinazione finale di oltre il 70 per cento dei rifiuti urbani prodotti. In questo quadro generale, le situazioni più critiche si registrano in Sicilia, Calabria, Lazio, Puglia e Liguria. Con i ritmi attuali di smaltimento, le discariche italiane si esauriranno entro i prossimi due anni".
Dunque non c'è solo il dramma della Terra dei fuochi e l'insidiosa mancanza di alternative che si è creata a Roma dopo l'annunciata chiusura di Malagrotta. Il ritardo è più generalizzato e riguarda il 42,3 per cento di rifiuti che continua a prendere la strada della discarica: una percentuale alta in modo anomalo che sbilancia l'intero sistema scoraggiando gli investimenti sulle filiere più avanzate. Ad esempio sul recupero dei materiali che provengono dalla raccolta differenziata, in particolare dall'umido che ormai viaggia a livelli soddisfacenti in molte aree del Paese, compresa la Campania (con l'eccezione di Napoli).
L'allarme viene dal primo WAS Annual Report, il rapporto sulla gestione dei rifiuti preparato dalla società di ricerche Althesys: "Il mix italiano rimane ancora troppo sbilanciato sulle discariche che in alcune aree del Paese sono la destinazione finale di oltre il 70 per cento dei rifiuti urbani prodotti. In questo quadro generale, le situazioni più critiche si registrano in Sicilia, Calabria, Lazio, Puglia e Liguria. Con i ritmi attuali di smaltimento, le discariche italiane si esauriranno entro i prossimi due anni".
Dunque non c'è solo il dramma della Terra dei fuochi e l'insidiosa mancanza di alternative che si è creata a Roma dopo l'annunciata chiusura di Malagrotta. Il ritardo è più generalizzato e riguarda il 42,3 per cento di rifiuti che continua a prendere la strada della discarica: una percentuale alta in modo anomalo che sbilancia l'intero sistema scoraggiando gli investimenti sulle filiere più avanzate. Ad esempio sul recupero dei materiali che provengono dalla raccolta differenziata, in particolare dall'umido che ormai viaggia a livelli soddisfacenti in molte aree del Paese, compresa la Campania (con l'eccezione di Napoli).
Secondo il Was, l'Italia è in deficit sia sul piano della
capacità di incenerimento che - soprattutto - sul
riciclo: "La revisione delle principali direttive Ue che regolano il
settore fisserà obiettivi al 2030 molto sfidanti, come l'aumento del riciclo al
70 per cento e la sostanziale eliminazione delle discariche. Per arrivare a
questo traguardo bisogna puntare sull'industrializzazione e sul consolidamento
del settore, che ad oggi continua ad essere molto frammentato". Tra l'altro
sono proprio le regioni meno dotate di discariche a norma quelle con i livelli
di raccolta differenziata più bassi: ennesima dimostrazione di un ritardo nella
gestione che abbraccia tutte le filiere.
"L'Europa si prepara a fare un altro salto: perdere questa opportunità vorrebbe dire rinunciare a decine di migliaia di posti di lavoro e rendere meno competitivo l'intero sistema produttivo nazionale", spiega Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys. "Mentre mettersi in linea con Bruxelles significa ottenere vantaggi consistenti in termini di occupati, fatturato, emissioni serra evitate, diminuzione dell'impatto ambientale del ciclo dei rifiuti. La posta in gioco è un pacchetto di vantaggi al 2030 che per l'Italia vale 15 miliardi di euro".
"L'Europa si prepara a fare un altro salto: perdere questa opportunità vorrebbe dire rinunciare a decine di migliaia di posti di lavoro e rendere meno competitivo l'intero sistema produttivo nazionale", spiega Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys. "Mentre mettersi in linea con Bruxelles significa ottenere vantaggi consistenti in termini di occupati, fatturato, emissioni serra evitate, diminuzione dell'impatto ambientale del ciclo dei rifiuti. La posta in gioco è un pacchetto di vantaggi al 2030 che per l'Italia vale 15 miliardi di euro".
Ecco. E poi va a finire che ci multano. Perchè non eravamo già messi male...
RispondiEliminahttp://www.sassuolo2000.it/2014/12/10/on-tiziano-motti-stangata-sullitalia-maxi-multa-da-428-milioni/