Eolico nel Molise, tra un po’ più pali che abitanti
Secondo i dati dell’Anev attualmente il rapporto è uno ogni 1.100 abitanti.
Il più alto d’Italia. “E’ il far west energetico”
Egregio Direttore,
nel Molise sono stati installati impianti eolici per un totale, ad oggi, di circa 1.000 torri eoliche alte, in media, tra i 60 e i 120 metri. Sono, inoltre, in fase di avanzata progettazione altri parchi per un numero aggiuntivo di altre 3.000 pali.
Ove si consideri che la regione misura appena 4.400 Km. quadri e conta poco più di 300.000 abitanti, si ha un quadro sufficientemente completo della conseguente portata di impatto ambientale su tale territorio, caratterizzato da un patrimonio ecologico, naturale, paesaggistico, storico-archeologico di assoluto pregio ed interesse.
Il contributo che il Molise andrebbe così a fornire per il fabbisogno della Nazione di energia prodotta dall’eolico, assumerebbe una dimensione spropositata sol che si tenga conto che i progetti riguardanti l’intera Nazione prevedono la messa in opera di circa 9.000/10.000 aerogeneratori.
Si sta, in pratica, perpetrando una immane devastazione ambientale, una irreversibile trasformazione del paesaggio, una violenta manomissione di luoghi storici ed archeologici, con disastrose conseguenze per ogni possibile forma di sviluppo turistico della regione.
Una scellerata legge regionale (Legge Berardo) emanata nelle more di un giudizio (sollecitato, questo, dalla sinistrorsa Legambiente) innanzi la Corte Costituzionale - ove peraltro la Regione non ha avvertito il dovere di costituirsi per rivendicare le proprie precedenti “linee guida”, tutto sommato abbastanza equilibrate - ha spianato la strada all’eolico selvaggio, favorendo la realizzazione degli impianti anche lì dove sarebbe stato assurdo pensare ad un pur minimo intervento modificativo dei luoghi (vedasi tratturi, Sepino, Acqua Spruzza, ecc.)
Politici, amministratori e Istituzioni che hanno permesso il saccheggio del nostro territorio, dovranno essere additati alla opinione pubblica quali responsabili dello scempio, già in atto, e destinato, a breve, a produrre danni ancor più gravi ed irreparabili.
La mancata o non corretta informazione ai cittadini circa gli aspetti negativi di tali scelte, hanno fatto sì che gran parte di essi risultino indifferenti al problema o che, su falsi presupposti, addirittura condividano l’opzione dell’eolico selvaggio e industriale.
Non è stato loro spiegato, ad esempio, che:
1) l’apporto dell’intervento eolico è del tutto inidoneo a risolvere il problema energetico: si è unanimemente concordi, tra gli esperti in materia, che esso potrebbe coprire, al massimo (e solo a pieno regime) il 6% del fabbisogno nazionale (che, peraltro, cresce annualmente nella misura del 3% circa) e che più del doppio di tale percentuale (15%) si otterrebbe se solo si provvedesse ad modernizzare gli attuali sistemi tradizionale.
2) Di fronte a questi numeri, che non temono ombra di smentita, appaiono ancor più evidenti ed ingiustificati i gravi e irrimediabili danni inferti al territorio ed alla sua economia, evidenti e sotto gli occhi di tutti ad eccezione di quanti, politici, amministratori, Istituzioni, mass media dovrebbero conoscere e che invece ignorano:
a) ambientali, relativi allo stravolgimento di siti paesaggistici e storico-archeologici, tratturi, della fauna e della flora locale, idrogeologici;
b) erariali (abbattimento di zone di boschi, distruzioni di pascoli, impossibilità di ripristino degli stati dei luoghi quo ante);
c) economici (riflettentisi su forme di turismo alternativo e di qualità, sul valore degli immobili siti in centri interessati da impianti, sull’agricoltura e sull’allevamento);
d) alla salute, attesa la dimostrata nocività del rumore e delle emissioni elettromagnetiche prodotte dagli aerogeneratori.
3) Irrisoria ed insignificante, secondo i più recenti studi effettuati in materia, si appalesa la presunta riduzione del CO2, il motivo prevalente, vale a dire, che giustificherebbe la scelta eolica come “energia pulita”.
4) Contrariamente a quanto comunemente ritenuto dalla opinione pubblica, l’energia eolica prodotta in Molise, non va a vantaggio dei suoi abitanti, ma viene immessa nella rete di distribuzione nazionale; inoltre, alcun beneficio, in termini di costi energetici, ne deriva agli stessi, subendo, anzi, tali costi, incrementi per la realizzazione di parchi eolici.
5) I presunti vantaggi economici che dovrebbero derivare a privati ed alle popolazioni, in realtà non sono tali:
a) i terreni concessi in fitto producono reddito che va tassato in maniera rilevante, dimostrandosi, di lieve portata, alla fine, i presunti benefici auspicati (si consideri anche l’irreversibile trasformazione dei fondi a seguito delle notevoli quantità di cemento in essi impiegate) ;
gli “indennizzi” (rectius, risarcimento del danno ambientale) spettante ai comuni, viene, nella maggior parte dei casi, da questi dilapidato in iniziative di scarso interesse economico e culturale (sagre e feste paesane).
Cosi come la classe politica - tutta, indistintamente - e gli amministratori della cosa pubblica sottacciono questi argomenti, anche i media contribuiscono a negare ai cittadini una giusta e obbiettiva informazione, così privandoli della possibilità di conoscere quali conseguenze, per loro stessi e per i loro figli, riserva il futuro
Chi si oppone all’eolico selvaggio è oggi visto come un fautore del nucleare (ma l’eolico non può da solo sostituire l’apporto che l’eventuale intervento nucleare può dare al fabbisogno energetico del Paese) o, in alternativa, come il Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento.
Ecco, forse questa seconda connotazione si addice di più a chi, come il sottoscritto, dissente e continua a lottare in difesa del paesaggio, ostinandosi a sperare in un cambiamento, in una retromarcia, ma non sapendo - o sapendo bene, anzi - che tale impegno è destinato a morire sul nascere, tanti sono, gli interessi delle lobby di industriali, della finanza e della politica, contro le quali permetteteci quanto meno di esternare tutta l’avversione possibile, tutta la nostra irriducibile rabbia.
Gianluigi Ciamarra – Avvocato
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