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lunedì, novembre 01, 2010


Molise,
sul regno dorato lo spreco non tramonta mai

E’ la regione più assistita d’Italia: in dieci anni il presidente-vicerè ha utilizzato i fondi ricevuti per le calamità per oliare il consenso


Da La Stampa:it
MARCO ALFIERI
INVIATO A CAMPOBASSO


Sul regno di Michele Iorio non tramonta mai il sole», ironizzano i detrattori. I possedimenti immobiliari della regione spaziano da Campobasso, a Roma (due sedi in via del Pozzetto e via Nomentana), al villino di rappresentanza di Bruxelles (554 mq nella centralissima Rue de Toulouse), fino alla «Casa Molise» di Moron (Buenos Aires), la dependance argentina inaugurata nel settembre 2008 con un viaggio costato alle casse regionali la bellezza di 80 mila euro. La flotta presidenziale invece era pronta in rada al porto di Termoli: una nave/jet da 8,5 milioni acquistata per collegare la cittadina adriatica con i dirimpettai ex jugoslavi. Peccato che la scelta diretta del partner senza gara pubblica sia stata irregolare. Aliscafi Snav ha fatto ricorso e ha vinto. Frustrando i sogni di gloria del presidente armatore.
Michele Iorio da 10 anni è il vicerè immaginifico del piccolo Molise (320 mila abitanti, un quartiere di Roma), la regione più sussidiata d’Italia. Anche se il suo potere camaleonte affonda al principio dei Novanta: prima sindaco di Isernia, il suo feudo, poi assessore regionale in quota centrosinistra, poi il ribaltone, la sconfitta in regione, una fugace apparizione in senato, il ricorso, e il rivoto vittorioso nel 2001 a capo di una coalizione berlusconiana, ma sempre con una avvertenza: in Molise Iorio è Iorio, non certo un di cui del premier. Potere e consenso conquistato con capacità chirurgica, clientela su clientela. Si potrebbero scrivere interi libri sull’epopea di questo medico di provincia fattosi in poco tempo monarca assoluto dell’ex contado del Molise, staccatosi nel 1963 dagli Abruzzi nell’illusione di farsi mantenere in eterno. L’anno scorso c’ha pensato Vinicio D’Ambrosio («Il regno del Molise», edizioni il Chiostro). Il suo è un documento pieno di fatti e cifre, sprechi e scandali, mai smentiti dai protagonisti ma nemmeno ripresi dai media locali: «semplicemente snobbato, un muro di gomma», commenta amaro D’Ambrosio.
Per capire il Molise basta un numero: articolo 15. Lo chiama così chi prova a mettere in fila il sistema Iorio. Una tecnica nata dopo il «terremotino» del 2002. Il sisma colpisce 14 paesi vicini a Campobasso ma il presidente riesce ad estendere lo stato di calamità a tutta la provincia. Lo stesso farà qualche mese dopo con l’alluvione che colpisce il Basso Molise: emergenza spalmata su tutta la regione. Nel frattempo da duplice commissario straordinario (terremoto e alluvione) il presidentissimo lavora al suo capolavoro: un programma pluriennale (votato con delibera nel giugno 2004 e istituito ex art 15) per rilanciare il sistema socio-economico della regione colpito. Un pacchetto omnibus su cui fa convergere un miliardo di euro di risorse. Da quel giorno non c’è comune, impresa, famiglia molisana che non ne sia stata beneficiata: le piazze dei paesi rifatte, le scuole di musica, il museo del profumo, la sanità foraggiata (vedi articolo a fianco) il parco sentimentale, le consulenze d’oro e le assunzioni attraverso le controllate regionali, l’università, la Camera di commercio, i centri per l’educazione ambientale o Sviluppo Italia Molise. Fondi per le calamità usati per oliare il consenso e costruire clientele. Un miliardo gestito in house su cui la magistratura contabile chiede lumi da tempo e che ha finito per dopare un’intera economia già in difficoltà, dal pastificio La Molisana allo zuccherificio di Termoli all’ex impero Ittierre in amministrazione straordinaria. Lasciando il piccolo Molise in balia della bolla edilizia e dell’impiego pubblico. Economia assistita più che produttiva.

Con questo metodo clientelare, nel 2006 Iorio non rivince le elezioni, trionfa. Lo stuolo di auto blu e di carte di credito per dirigenti ed assessori, il personale in eccesso, la nuova facoltà di medicina aperta nel 2006 (a pochi metri dalla Cattolica), i viaggi all’estero (tipo per le olimpiadi del formaggio in Svizzera), le 18 commissioni consiliari tra ordinarie e speciali (ce n’è una sulla influenza suina) e una regione merchant bank che si occupa di produrre polli e zucchero, sono paradossalmente la sua forza. «Finché Berlusconi lo copre per via del voto regionale nel 2011, Iorio resta a galla ma le vacche grasse sono finite», ragiona Peppino Astore, senatore molisano ex Idv oggi nel gruppo Misto. «Per questo sta provando a dare la colpa al governo centrale che taglia i trasferimenti e lo mette sotto accusa per il deficit sanitario. Fa la vittima, il leghista al contrario». Sarò dura scalzarlo.
La sua è sempre stata una satrapia dolce, costosa ma avvolgente, consensuale, che si è mangiata pezzi di opposizione offrendo posti di sottobosco e che controlla molta stampa locale e soprattutto la tv principe, Telemolise (diretta dalla moglie di Ulisse Di Giacomo, coordinatore regionale del pdl), attraverso il meccanismo della pubblicità istituzionale per la promozione di progetti tipo «albergo diffuso» (306 mila euro di stanziamento nel 2009 più altri 190mila due settimane fa).
«Il Molise resta un quartierino asfittico in cui tutti si conoscono e in cui quasi tutti tengono famiglia», prosegue D’Ambrosio. Ad esempio Nicola Passarelli, ex presidente della corte d’appello di Campobasso, appena andato in pensione è stato nominato assessore esterno alla Sanità. Tutto passa in cavalleria perché l’andazzo va bene a molti. «Manca l’autonomia della società civile, attaccata alla sottana di una politica che si è comprata il consenso di tutti», spiega Michele Petraroia, consigliere regionale del Pd. Potere e soldi senza responsabilità. «Solo che oggi con il federalismo fiscale è insostenibile», dice Sergio Sammartino dell’associazione Majella madre. L’ex contado «non ha più i presupposti per restarsene da solo, bello e sussidiato. Produciamo 30 euro su ogni 100 consumati». E’ finita la pacchia. «Meglio tornare con i cugini abruzzesi». Nel frattempo i giovani scappano (il 50% dei laureati) e Campobasso e Isernia sono pieni di torsoli di cemento sconclusionato costruito qua e là, a sfregiare una regione bellissima e selvaggia.







 
 

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