TOSCANA,
ACQUEDOTTI ETERNIT IN 46 COMUNI:
FORNISCONO
OLTRE
1 MILIONE DI ABITANTI
Chilometri e chilometri di acquedotto in eternit passano sotto i Comuni della Toscana.
Per la precisione 225 e fanno parte della rete idrica gestita da Publiacqua Spa, società che serve 4 province (Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo) per un totale
di 46
Comuni e un terzo della
popolazione della regione (1,3 milioni di abitanti circa). A denunciare il
fatto è il laboratorio politico fiorentino Perunaltracittà, che
nella sua rivista online, ha pubblicato un report con tanto di mappatura degli
impianti, denunciando la cattiva gestione del servizio idrico. “Publiacqua –
scrive – fa pagare una delle bollette più care d’Italia, ma ha le reti peggiori
della Toscana e perde il 51% dell’acqua che immette in rete”.
Ma non è solo una questione di ottimizzazione e
risparmio. Per il laboratorio il problema principale rimane il rischio per la
salute. Secondo i dati pubblicati infatti il 36% delle tubature sono
adduttrici, cioè rami principali della rete che collegano gli impianti di
prelievo alle tubature secondarie di quartiere. Le zone in cui si concentra la
percentuale maggiore di tubature in cemento-amianto sono Scandicci (con il 18% delle tubature in
eternit), Pistoia(15%) e Sesto
Fiorentino (12%). A
seguire Montevarchi (10%),Agliana (10%) e Montale (5%). Una ventina i comuni
interessati, alcuni con piccole percentuali.
L’azienda si difende precisando che le tubature in
eternit hanno dai 40 ai 60 anni, che non ha mai utilizzato il materiale e che
ha già provveduto a sostituirle con tubazioni in ghisa “ogni qual volta le
preesistenti non risultavano più efficienti”. La sostituzione massiva
delle tubature, poi, – fa sapere Publiacqua – comporterebbe un impegno di circa 200 milioni di euro. Rimane il fatto che per 225
chilometri l’acqua, che esce dai rubinetti dei cittadini, scorre nell’amianto.
La società, citando l’Oms, sostiene che non costituisca un pericolo per la
salute. “L’Oms – commenta Publiacqua – ha confermato di non ravvisare la
necessità di stabilire valori guida di riferimento per le acque destinate al
consumo umano, in quanto non esiste consistente evidenza che le eventuali fibre
ingerite siano dannose per la salute”.
Diverso il parere di Gian Luca Garetti di Medicina democratica, secondo il
quale le condotte in amianto, con l’usura, tendono a rilasciare fibre che
contaminano l’acqua, esponendo l’organismo al rischio di contatto. “Le acque
che scorrono nelle tubature di cemento amianto possono cedere fibre di amianto
in vari modi – commenta l’esperto – sia per l’aggressività delle acque
condottate che possono erodere le tubazioni e liberare le fibre, sia per opere
di manutenzione della rete, sia per rotture dei tubi. Se nelle tubature degli
acquedotti c’è l’amianto a contaminare l’acqua potabile, le fibre possono
essere ingerite, oppure anche inalate, in quanto si può determinare
evaporazione dell’acqua e quindi aerodispersione delle fibre. Le fibre di
questo minerale killer sono uno dei più potenti agenti cancerogeni noti in medicina. La contaminazione
può avvenire sia per via inalatoria che per ingestione”. (fonte; il fatto)
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