SETTE REGIONI LEADER DEL RICICLO
ROMA - Con la ferita della terra dei
fuochi ancora aperta, sotto accusa a Bruxelles per le direttive sui rifiuti non
rispettate, l'Italia si scopre improvvisamente virtuosa. Sette Regioni
(Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli, Marche e Sardegna) hanno già
raggiunto l'obiettivo del 50% di riciclo previsto dall'Unione europea come
obiettivo per il 2020 e altre tre Regioni (Emilia Romagna, Valle D'Aosta e
Umbria) appaiono vicine al traguardo (sono oltre il 46%). Solo Sicilia (10,7%
di riciclo), Calabria (14,5%), Basilicata (19,5%) e Puglia (21,3%) stanno sotto
il 25%. I numeri sono nella Banca dati presentata da Anci (l'associazione dei
Comuni italiani) e Conai (il consorzio per il recupero degli imballaggi). E
dipingono un quadro positivo, con una contraddizione: il 27% dei Comuni
raggiunge l'obiettivo del 50% ma di questi solo il 49% rispetta il target del 65% di raccolta differenziata che per legge avrebbe dovuto essere raggiunto a fine 2012.
Come è possibile riciclare molto e raccogliere poco? "Raccogliendo bene: c'è una metà dell'Italia che si è impegnata con successo e ha raggiunto in anticipo l'obiettivo europeo", risponde Filippo Bernocchi, delegato Anci per energia e rifiuti. "In queste zone virtuose quasi tutto quello che si raccoglie viene recuperato, mentre in altre la raccolta differenziata cresce molto più velocemente del riciclo. E questo vuol dire che si fa male, sprecando denaro, emissioni di anidride carbonica, energia per trasportare materiali che poi non vengono utilizzati. Per questo noi riteniamo che occorra concentrare l'attenzione sul recupero, non sulla raccolta differenziata".
Come è possibile riciclare molto e raccogliere poco? "Raccogliendo bene: c'è una metà dell'Italia che si è impegnata con successo e ha raggiunto in anticipo l'obiettivo europeo", risponde Filippo Bernocchi, delegato Anci per energia e rifiuti. "In queste zone virtuose quasi tutto quello che si raccoglie viene recuperato, mentre in altre la raccolta differenziata cresce molto più velocemente del riciclo. E questo vuol dire che si fa male, sprecando denaro, emissioni di anidride carbonica, energia per trasportare materiali che poi non vengono utilizzati. Per questo noi riteniamo che occorra concentrare l'attenzione sul recupero, non sulla raccolta differenziata".
Per capire bene i numeri occorre tenere
presente anche un altro elemento. La raccolta differenziata in Italia è al
42,3%, il riciclo al 41,5%: le due cifre sono molto vicine perché si
riferiscono (secondo quanto prevede la normativa europea) a totali diversi. La
percentuale di raccolta differenziata si calcola sull'intero quantitativo dei
rifiuti urbani, mentre quella del riciclo sul totale delle categorie
considerate (carta, vetro, plastica, metalli, legno, organico).
"I dati che emergono da questo studio
dimostrano che occorre riorganizzare il sistema dei rifiuti tenendo presente la
priorità del riciclo sia dal punto di vista ambientale che economico",
commenta il sottosegretario all'Ambiente Barbara Degani. "In questo modo
sarà possibile favorire la circular economy consentendo di creare nuova
occupazione".
Ma quanti posti di lavoro potrebbero
essere prodotti da una gestione più efficiente dei rifiuti? "Da un'analisi
effettuata in nove Paesi europei è risultato che dal solo riciclo delle
bottiglie in Pet, quelle di uso comune, si sono ricavati in cinque anni
benefici netti per 5,5 miliardi di euro, di cui 1,2 in Italia", risponde
Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, la società di
ricerca che il 19 novembre presenterà il primo rapporto del WAS - Waste
Strategy, il think tank sulla gestione dei rifiuti e il riciclo. "Nella Ue
a 28 raggiungere l'obiettivo del 50%
di riciclo significa creare 875mila posti di lavoro.
"Solo con il riciclo degli imballaggi risparmiamo 2,2 miliardi di euro di
energia". (Fonte repubblica.it)
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