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mercoledì, novembre 12, 2014

SBLOCCA ITALIA: IL PEGGIO DEL PEGGIO

ELETTROSMOG E SBLOCCA ITALIA

Elettrosmog e Sblocca Italia, subito rinominata ‘Sblocca Antenne’All’art. 6 “Agevolazioni per la realizzazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga si insinua una mimetizzata deregulation per l’avanzata delle prossime infrastrutture a supporto della connettività permanente via cellulare: il trucco della legge Renzi sta nell’assenza di autorizzazioni per le multinazionali delle telecomunicazioni assegnatarie delle frequenze bandite dall’ultimo governo Berlusconi, che con l’escamotage dell’autocertificazione per manutenzione/modifica degli impianti già esistenti (le antenne spuntate come funghi sui palazzi!) potrebbero installarne indiscriminatamente di più forti e potenti, senza chiedere niente a nessuno.
E’ al varco l’irradiamento della frontiera della rete 4G (Quarta Generazione, Long Term Evolution, LTE): prevede l’innalzamento di quantità e velocità di trasmissione dati fino a 42M/bit al secondo (contro i 3 M/bit attuali, tecnologia 3G) per migliorare performance di onde Wi-Fi e prestazioni di smartphone, tablet&C. con l’inevitabile rischio di sforare i limiti soglia da inquinamento elettromagnetico. Che vuol dire? Che per ‘infondere’ la 4G dovranno rifare ex novo i ripetitori, perché quelli attuali sostengono un’altra tecnologia! E come li rifaranno? Senza autorizzazioni, grazie allo Sblocca Italia! E col pericolo di ulteriore elettrosmog!
Lo stratagemma, bypassando nulla osta paesaggistici sull’impatto ambientale, incoraggerebbe una prevedibile semina di antenne selvagge nuove di zecca, sempre più insidiose per la salute pubblica, visto l’esponenziale incremento di popolazione elettrosensibile e i casi di ripetitori fuori norma, non tutti monitorati delle ARPA regionali (6 V/metro il massimo nei centri abitati, spalmati nella rilevazione di 24 ore grazie alla furbizia dell’abbattimento dei picchi diurni nella notte – regalino alle TLC del Governo Monti – nonostante lo 0,6 V/metro da esposizione esterna cumulativa sia invece il limite per effetti biologici sull’uomo sostenuto nel Report 2012 dagli scienziati indipendenti del BioInitiative Group).
Argini in costruzione invece a Roma. Dopo 20 anni di attesa e l’insabbiamento di una proposta di iniziativa popolare supportata da 23.000 firme di cittadini, vagliati i pareri dei municipi, è prossimo al voto di Commissioni (Urbanistica e Ambiente) e Aula in Campidoglio il ‘Regolamento di Roma Capitale’ per disciplinare la giungla imperversante di antenne e ripetitori da inquinamento elettromagnetico. “Siamo cautelativamente ottimisti – la sintesi di Giuseppe Teodoro, portavoce del Coordinamento Comitati Romani contro l’Elettrosmog, intevenuto ieri ai microfoni de Il Nemico Invisibile, trasmissione radiofonica condotta dal giornalista Alessio Ramaccioni (coautore del libro inchiesta Onde Anomale – Editore Internazionale Riuniti)  – Vigileremo affinché il testo non sia aggredibile dai ricorsi delle compagnie telefoniche. Vorremmo un Regolamento dalle 3P: Pianificazione, Precauzione e Partecipazione popolare. Serve un catasto per Roma per mappare gli impianti in città, un registro per le indagini epidemiologiche che quantifichi le malattie ambientali e gli ammalati, oltre sanzioni certe per le antenne oltre i valori soglia”. Cioè fuori legge. Ovvero coniugare libertà di comunicazione, diffusione di tecnologie e tutela della salute. Pare poco, ma sarebbe il giusto.
Infine dal Centro di Riferimento della Regione Lazio per la diagnosi della Sensibilità Chimica Multipla (MCS è malattia ‘gemella’ dell’Elettrosensibilità) in questi giorni è stato rimosso il Prof. Giuseppe Genovesi, responsabile della struttura nello Sportello delle Malattie Rare al Policinico Umberto I di Roma, punto di riferimento per i malati di tutta Italia: per motivazioni molto vaghe”, sostiene lui stesso sulla pagina Facebook.
Strana coincidenza: l’incarico viene sollevato a Genovesi subito dopo l’intervista andata in onda la scorsa settimana su Italia 1, nel servizio L’inquinamento che uccide!.
Informare l’opinione pubblica della pericolosità delle malattie ambientali fa più male… del male? (Fonte Il Fatto Quotidiano)



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