Rifiuti tossici,
il “pioniere”: “Feci nomi 20 anni fa. E miei clienti sono ancora attivi”
E’ stato l’inventore dell’Ecologia
89, la società madre
dellagestione
illegale del pattume tossico, con la sua organizzazione ha trafficato milioni di
tonnellate di rifiuti di ogni genere smaltiti nelle discariche campane, e non
solo, provenienti dalle industrie del nord. Boss del Rione Traiano, a Napoli, camorrista di
famiglia, in rapporti con i ‘malacarne’ di primo piano dello scacchiere
criminale campano. E’ sua la frase che più di ogni altra espressione ha
sentenziato il lucro della camorra e dell’imprenditoria criminale sul pattume: “La monnezza è oro, dotto’”. Si chiama Nunzio Perrella, boss pentitosi nel 1992, uscito da qualche anno
dal programma di protezione. Perrella ha deciso di parlare, l’intervista sarà
trasmessa, domenica, in esclusiva dalla trasmissione la Gabbia su La7 in una
inchiesta sulla Terra dei Fuochi. Il fatto quotidiano.it ne anticipa alcuni
contenuti. Dopo il racconto del
collaboratore Gaetano Vassallo, un altro tassello per ricostruire la verità su
una tragedia di popolo.
Si poteva distruggere tutto
22 anni fa. Perrella, accompagnato dal suo avvocato Arturo Buongiovanni,
racconta il sistema dei rifiuti, consapevole di una verità amara. “Le persone
devono sapere che si poteva distruggere tutto prima, annientare l’intera
organizzazione criminale 22 anni fa quando iniziai la collaborazione. All’epoca
avevo già indicato i nomi dell’organigramma Luca Avolio, Gaetano Vassallo, Cipriano Chianese,
Gaetano Cerci e tutti gli altri. Questo disastro si poteva evitare senza il
minimo dubbio. Con la stessa certezza dico che quelli che ci consegnavano
i veleni sono ancora in attività. Delle mie dichiarazioni è stato fatto il possibile, ma i
miei clienti, in Lombardia, in Toscana, quelli che mi affidavano i veleni, che ho
indicato nei verbali, sono ancora operativi”. La sua è un storia criminale, ma
anche di un pentimento che avrebbe potuto mettere fuori gioco i trafficanti di
veleni e, invece, il traffico è continuato senza sosta. Tutti i nomi che hanno
inquinato aree della Campania e non solo di pattume tossico erano già finiti
nei suoi verbali. Molte dichiarazioni hanno originato processi, poche condanne,
molte posizioni salvate dalla prescrizione. La più famosa Adelphi che,
nel 1993, delineò l’organigramma del crimine nei rifiuti. A distanza di anni i
reati ambientali non sono stati inseriti nel codice penale e la prescrizione falcia
i processi, trafficare monnezza, in Italia, continua ad essere a rischio zero.
La monnezza è oro:
l’Italia unita dai rifiuti. Cinque parole, il
disastro di una terra. “La monnezza è oro dotto’”. E quanto si pentì lo spiegò
ai magistrati della direzione distrettuale antimafia di Napoli. Era il 1992.
“Dottore voi parlate di droga e omicidi, ma qua dove non si va in galera e si
abbuscano ( guadagnano, ndr) un sacco di soldi sono i rifiuti”. Le catene di
controllo erano a libro paga e la politica veniva foraggiata.
“Io ero in rapporti con il Partito liberale, dovevo
diventare anche deputato, ma poi preferimmo evitare visti i precedenti”. Spiega
che tutto iniziò a ianura (quartiere
periferico di Napoli, ndr) nella discarica Di.Fra.Bi. ( di proprietà di Giorgio Di Francia e
dei La Marca). “Con la mia Italrifiuti sono riuscito ad entrare in contatto
con imprenditori che mi affidavano i rifiuti. Guadagnavo 150 milioni di lire al
mese. Ho impiegato un anno per capire il sistema, io avevo
sempre fatto solo edilizia. Nel napoletano si è scaricato a Pianura nella Di. Fra.
Bi e poi nelle discariche di Giugliano, i Casalesi sono entranti nel business perché le
cave si trovavano nelle loro zone di influenza”.
A Pianura sono
state smaltite migliaia di tonnellate di rifiuti tossici provenienti dalla
aziende del nord: rifiuti ospedalieri, fanghi speciali, polveri di amianto, residui di verniciatura.
Ma non è solo una regione, il boss pentito lo racconta con chiarezza. “Io ho
scaricato nel settentrione rifiuti di ogni genere, anche quelli
nocivi. Prima abbiamo riempito le discariche del nord e poi abbiamo cominciato
a scaricare al sud”. Gli chiediamo dove ha smaltito. “Ho gestito con le mie
mani gli smaltimenti di rifiuti di ogni tipo nelle discariche in Emilia-Romagna,
in Liguria, a Piemonte.
Anche a Roma.
Nella discarica di Malagrotta ho portato i fanghi provenienti dalla
Toscana e anche i rifiuti solidi urbani. Tutto questo è già a verbale”.
Perrella prepara un memoriale, un libro per raccontare gli impuniti. “Io ho
paura, ma sono consapevole che i veri responsabili sono fuori. E’ ora che
paghino”. (Fonte: Il fatto quotidiano.it)
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