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martedì, maggio 31, 2011


Ambiente: rapporto Ispra, allarme inquinamento e frane



ROMA – ”L’inquinamento continua a preoccupare” e l’allarme riguarda soprattutto ”le grandi citta’ dell’area padana”. Questa e’ la fotografia sullo stato della qualita’ dell’aria in Italia scattata dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) contenuta nell’annuario dei dati ambientali – edizione 2010, presentato oggi a Roma.



Secondo il rapporto dell’istituto a far temere in Italia e’ anche il rischio del dissesto idrogeologico: sono 5708, pari al 70,5% del totale, i comuni interessati da cedimenti e smottamenti. Di questi quasi 3000 sono classificati con un livello di intenzione molto alto, e oltre 1700 con un livello elevato.



Per quanto riguarda l’inquinamento secondo l’Ispra a colpire ”la nostra salute sono soprattutto le polveri sottili (PM10 e PM2,5), l’ ozono e il biossido di azoto tutte oggetto di attenzione da parte degli amministratori locali”.



In Italia – si legge nello studio dell’Ispra – ”il 45% delle stazione di monitoraggio di PM10 ha superato il valore limite giornaliero”. Sulle PM2,5, che sono quelle piu’ pericolose per il sistema respiratorio, non si hanno al momento dati sull’intero territorio nazionale.



”Gli indicatori adoperati – osserva il presidente dell’Ispra, Bernardo De Bernardini – permettono di verificare l’efficacia dell’interventi adottati ed evidenziano le potenziali situazioni critiche. Nell’annuario – conclude – e’ inoltre presente una forte condivisione e uno spirito per la ricerca in linea con le sfide che ci impone l’Europa”.



fonte: ansa.it/ambiente


 





 

domenica, maggio 29, 2011


La tutela ambientale sostenuta da Napolitano: un presidente ecologista?



La tutela ambientale è sostenuta anche da Napolitano, il quale si confermerebbe un presidente ecologista a tutti gli effetti. L’occasione per mostrare il proprio interesse nei confronti della sostenibilità ambientale è stato fornita dall’assemblea del nuovo movimento “Costituente Ecologista“. Il progetto dovrebbe essere caro al Presidente della Repubblica, il quale ha fatto notare che la conservazione dell’ambiente costituisce un’esigenza che non è possibile trascurare nell’ambito di una società civile, che tiene all’ecocompatibilità e cerca in tutti i modi di sostenerla.



Spetta quindi a tutte le forze politiche sensibilizzare la pubblica opinione e formulare, all’interno di definiti ordini di priorità, proposte credibili e lungimiranti, capaci di superare impostazioni troppo legate alla contingenza del momento.



Ma come fare concretamente? Si tratta di applicare le definizioni e le regole per vivere a impatto zero. Napolitano ha sottolineato che la salvaguardia dell’ambiente dovrebbe essere un obiettivo che travalica i singoli schieramenti politici, ponendosi come un’azione ecoresponsabile di carattere collettivo.



A tal proposito il Presidente ha affermato:



D’altronde la tutela dell’ambiente rappresenta una questione dalle mille sfaccettature. Tutela ambientale vuol dire prevenzione applicata alle foreste per un futuro più green, ma è molto di più. Tutela ambientale è anche opera di censimento di oltre 120 paesaggi da salvare: un’ampia serie di opportunità a vantaggio dell’ambiente.



Non era noto questo lato ecologista del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A quanto pare anche a lui sta a cuore il futuro del nostro Paese in termini di rispetto dell’ambiente.



fonte: ecoo.it


 



sabato, maggio 28, 2011


La biodiversità marina e terrestre tutelata da un Osservatorio in Sicilia



La biodiversità marina e terrestre tutelata da un Osservatorio in Sicilia. Si tratta di un’importante novità, che ha portato alla realizzazione di un accordo tra il Dipartimento dell’Ambiente della Regione Sicilia e più enti nazionali che si occupano di tematiche ambientali. L’osservatorio verrà messo a punto presso il CNR di Capo Granitola, in provincia di Trapani. Il luogo si caratterizza come ambiente marino dall’importante interesse naturalistico, in quanto ecosistema molto particolare in termini di equilibri naturali. Un punto di partenza adatto per un’adeguata azione di tutela ambientale.



Per la biodiversità da tutelare dall’UE è arrivato perfino un appello ai fan di Facebook. Speriamo che possa servire a qualcosa, visto che proprio in termini di biodiversità si calcola che solo in Italia sono 58.000 le specie animali a rischio estinzione.



L’osservatorio siciliano svolgerà un ruolo molto importante per ciò che concerne la sostenibilità ambientale. Di recente nel nostro Paese è stato dato il via ad uno specifico piano di sviluppo nazionale per la biodiversità, i cui frutti sono tutti da verificare.



fonte: ecoo.it


 






venerdì, maggio 27, 2011


Additivi chimici: in Cina fanno scoppiare i cocomeri
 






Gli additivi chimici in Cina fanno scoppiare i cocomeri. Si tratta di un fenomeno piuttosto curioso, che troverebbe la sua spiegazione nell’esigenza di far crescere i prodotti ortofrutticoli in modo veloce, senza attenersi alle principali regole che riguardano il rispetto dell’ambiente. Non vengono infatti rispettati i principi dell’agricoltura biologica e il ciclo naturale delle piante, mettendo a rischio i delicati equilibri ambientali. Le sostanze chimiche nocive vengono utilizzate in notevoli quantità, andando contro la sostenibilità ambientale e la salute degli uomini.



Nel caso specifico della Cina il tutto sarebbe imputabile ad un additivo chimico in particolare. Si tratta del Forchlorfenuron, una sostanza in grado di rendere rapida la crescita dei cocomeri, dei kiwi e dell’uva, che in molti Paesi orientali è perfettamente legale. L’unico inconveniente è che i prodotti esplodono. Nella provincia orientale cinese del Jiangsu il Forchlorfenuron è stata spruzzato sui cocomeri insieme al calcio istantaneo. Il giorno dopo i cocomeri sono letteralmente esplosi. I danni in termini di inquinamento ambientale non si contano.

Proprio per limitare l’inquinamento ambientale dall’UE sono state messe a punto delle specifiche regole per le sostanze chimiche. Regole più severe occorrerebbero anche nei Paesi orientali, in modo da stabilire definizioni e regole per vivere a impatto zero.
Tuttavia gli esperti hanno sottolineato che l’esplosione dei cocomeri sarebbe stata determinata anche dalle forti precipitazioni seguite ad un periodo di siccità. Infatti si è visto che i cocomeri sono esplosi anche nei casi in cui non sono stati usati additivi chimici. Se nel tempo libero gli Italiani si dedicano all’agricoltura biologica con l’orto fai da te, altrove la situazione sembra molto differente.
fonte: ecoo.it


 






giovedì, maggio 26, 2011


Conoscete i profughi ambientali?



Secondo il dossier, se fino a qualche anno fa erano le guerre la causa principale delle emigrazioni di massa, oggi gli eventi metereologici estremi causati dal surriscaldamento del Pianeta rappresentano il fattore in assoluto predominante. Basta pensare che nel 2008 ben 20 milioni di persone sono state costrette a spostarsi temporaneamente o definitivamente in seguito ad alluvioni, desertificazione e fenomeni atmosferici estremi, contro i 4,6 milioni di profughi creati da guerre e violenze. Un fenomeno dai tratti inquietanti se si considera che, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, entro il 2050 si arriverà a 200, forse addirittura a 250 milioni di rifugiati ambientali con una media di 6 milioni di persone all’anno. Ma secondo lo studio di Legambiente a pagare già oggi le conseguenze di tsunami, desertificazione, alluvioni e eventi metereologici eccezionali sono i popoli del Sud del mondo dove ben l’80% non può permettersi di fuggire. La conferma arriva anche dallo UNDP secondo cui dei 262 milioni di persone colpite da disastri climatici tra il 2000 e il 2004 ben il 98% viveva in un paese in via di sviluppo.



Ma oltre alla correlazione tra impatti ambientali e povertà, quello che emerge dal dossier è che a pagare le conseguenze dei danni provocati dai mutamenti climatici è in primo luogo il genere femminile. Le donne, infatti, sono le prime vittime dei disastri ambientali con un rapporto di 3 a 1 rispetto agli uomini per la loro posizione di svantaggio sociale rispetto al genere maschile nelle aree povere del mondo. Lo dimostra anche uno studio della London School of Economics, secondo cui su un campione di 141 paesi presi in considerazione dal 1981 al 2002 si è constatato che i disastri naturali uccidono più donne che uomini o donne in età più precoce rispetto agli uomini. “Gli effetti dei cambiamenti climatici sono già una drammatica realtà in molti Paesi che pagano un prezzo alto in vittime e sfollati- ha dichiaratoMaurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente -. Non si può pensare di intervenire solo in modo emergenziale sugli eventi catastrofici, è necessario, invece, affrontare l’emergenza climatica e umanitaria, partendo da efficaci politiche di cooperazione internazionale. In questo senso il primo importante passo da compiere è l’immediato riconoscimento giuridico dei profughi ambientali, ad oggi ancora non riconosciuti come ‘rifugiati’ dalla Convenzione di Ginevra del 1951, né dal suo Protocollo supplementare del 1967″.



Per ripercorrere gli eventi del 2010 che hanno determinato lo spostamento di 40mila persone a causa dei mutamenti climatici bisogna partire dalla Thailandia, dove a causa delle inondazioni dello scorso ottobre quasi 7 milioni di persone si sono ritrovate senza casa, senza infrastrutture e senza mezzi di sussistenza. In Pakistan i numeri sono ancora più drammatici: le piogge e inondazioni di luglio hanno provocato 2mila morti e coinvolto 20 milioni di persone. In Cina i morti sono stati più di 3mila, oltre mille i dispersi, 200 milioni le persone colpite dagli effetti delle inondazioni, di cui almeno 15 milioni gli sfollati e evacuati in massa. Maltempo e inondazioni non hanno risparmiato nemmeno lo Sri Lanka con 27 morti e più di 1 milione di persone costrette a lasciare le proprie case. Anche il continente africano non è immune da questo tipo di rischi, esattamente come previsto negli studi Intergovernmental Panel on climate change (IPCC), l’istituzione delle Nazioni Unite incaricata di monitorare i cambiamenti climatici il 2010 è stato un anno nero per la Somalia, colpita da una micidiale ondata di siccità che ha provocato 431.000 rifugiati ambientali che hanno oltrepassato il confine e si sono spostati in Kenya e altri 300.000 rifugiati che, invece, si sono posizionati vicino alla frontiera kenyota. Nel gennaio del 2011 l’Africa è nuovamente oggetto di cronaca: Botswana, Mozambico, Namibia, Zimbabwe, Zambia e Sud Africa hanno dovuto far fronte a pesanti piogge e inondazioni che hanno provocato più di 20 mila sfollati. In Sud America il caso eclatante è quello della Bolivia, dove persistenti piogge hanno provocato inondazioni, frane e smottamenti nella capitale La Paz, specialmente nei suoi quartieri più poveri, causando il crollo di 400 abitazioni e colpendo almeno 5.000 persone. Sempre nello stesso anno è il Brasile a esser colpito da violente piogge che inondano le aree attorno a Rio de Janeiro e causano più di 700 morti e 14.000 sfollati.
fonte: alternativasostenibile.it


 



martedì, maggio 24, 2011


Ue, ok a laboratorio ricerca su api


 


BRUXELLES – Il Consiglio dei ministri dell’agricoltura e della sanità dell’Ue ha raccolto l’appello lanciato dal Parlamento europeo per lottare contro la moria delle api, in aumento non solo in Europa.
Un problema che rischia di diventare una vera e propria calamità, non solo per gli apicoltori (sono circa 700mila nell’Ue) ma anche per il settore agroalimentare, se si considera che l’84% delle specie di piante, e il 76% della produzione alimentare , dipendono in larga misura dell’impollinazione ad opera delle api.
Così oggi il Consiglio dei ministri Ue – per l’Italia Saverio Romano – si è pronunciato a favore del piano d’azione messo a punto nel dicembre scorso dal commissario europeo alla salute John Dalli, elaborato alla luce delle indicazioni presentate dallo stesso Europarlamento. Tra le misure “che dovranno essere lanciate rapidamente – scrive nelle sue conclusioni il Consiglio – c’é la creazione di un laboratorio di riferimento dell’Ue, oltre ad un miglioramento del sistema di sorveglianza e di sviluppo dei dati scientifici sulla salute delle api.

 



Sul più lungo periodo, ha sottolineato il Consiglio Ue, si tratta di affrontare il problema della limitata disponibilità di farmaci veterinari per il settore e tentare di individuare le cause esatte dell’incremento della mortalità delle api. Più fattori sono sotto accusa e vanno verificati: dai batteri, virus e parassiti alla perdita dell’habit naturale, dall’uso di alcuni pesticidi al cambiamento climatico. Per rafforzare la ricerca il piano Dalli prevede un aumento dei fondi per i programmi nazionali del 25% per il 2011 e il 2012.
fonte: ansa.it/ambiente



 




 

lunedì, maggio 23, 2011


Save Kai”, il pesciolino rosso, e salva il mare dalla plastica


 


I rifiuti di plastica sono una delle tragedie del nostro tempo. Certo, attualmente, grazie alla battaglia a favore degli shopper in tela o in materiali biodegradabili qualcosa si sta lentamente cominciando a fare e, dopotutto, da qualche parte bisogna pur comunciare. Eppure, l’incredibile mole di packaging in materiale plastico ogni giorno prodotta, acquistata, gettata- spesso non avviata al riciclo – dovrebbe farci riflettere, specie quando a farne le spese non sono solo i contesti urbani con le loro discariche satolle ma anche il mare con tutti i suoi magnifici abitanti. E nessuno, vuole o può sobbarcarsi l’onere del recupero degli oggetti veleggianti sull’oceano. Attualmente , però, e fino al 10 giugno, un interessante progetto per la pulizia del mare è portato avanti dall’organizzazione no profit Project Kaisei (pianeta oceano, in giapponese), impegnata nella protezione del mare in tutte le sue forme e, specialmente, nel tentativo di ripulire le sue acque dal vortice di plastica che uccide migliaia fra pesci, uccelli e tartarughe ogni anno.
Come si può agilmente capire dal filmato, infatti, l’idea è molto semplice: portare avanti un’attività di fund rising assolutamente non convenzionale, indirizzata all’enorme mole di utenti di facebook per sensibilizzare sulla questione e dare una mano attraverso una donazione di 5 euro. L’attore di questa importante campagna, nonché latore dell’importante messaggio, è il povero pesciolino rosso Kai seguito 24 ore su 24 grazie ad una web-cam posizionata nel suo acquario intenta a mostrare le sue difficili condizioni di vita in un mare di rifiuti… A ogni donazione corrisponde un alleggerimento della sua difficile situazione ( e di quella dei suoi simili). Peccato, però, che l’interessante progetto – assolutamente condivisibile – mi trovi personalmente critica sul metodo (odio gli acquari), per quanto il pesciolino in questione sia perfettamente isolato e protetto dalla spazzatura grazie ad una “solida” parete trasparente…
fonte: ecoblog.it



 




 


 


 

domenica, maggio 22, 2011

Ambiente Basso Molise       
 


COMUNICATO STAMPA


 


LA CULLA DEI SAPERI


 


In una società in continua evoluzione, portata alla globalizzazione occorre rivisitare e rinforzare le conoscenze del proprio territorio. Occorre riappropriarsi delle proprie radici e della propria identità per far fronte ad una cultura globale non sempre rispettosa della biodiversità. Nell’ambito del progetto “il giardino delle essenze” la classe 2 C elementare dell’istituto omnicomprensivo di Guglionesi, nella giornata di sabato scorso, ha visitato, il Giardino della Flora appenninica di Capracotta. La struttura diligentemente portata avanti dall’Università degli Studi del Molise non finisce mai di stupire con la sua flora ed i suoi magnifici colori. A condurre con maestria e competenza, i giovani della cooperativa Madre Natura.
Non poteva mancare la visita nella riserva orientata MAB di Montedimezzo, ormai denominata “ la culla dei saperi”.
I giovani allievi, consapevolmente colpiti dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato, Bisciotti Antonio e Capone Mario i quali, hanno facilitato l’approccio con le piante e gli animali attraverso un’appropriatacomunicazione dei contenuti e un’interazione costruttiva con i singoli e il gruppo,
Gli alunni attraverso una serie di esperienze particolarmente divertenti, coinvolgenti e stimolanti hanno preso confidenza con la natura fino a sentirsi parte di essa.
Il Corpo Forestale dello Stato svolge con impegno un’intensa attività volta ad educare le nuove generazioni al rispetto della natura ed all’uso oculato delle sue risorse, utilizzando la riserva come un’aula a cielo aperto.
La conoscenza del territorio, le risorse rinnovabili, la tutela della biodiversità fanno della riserva MAB di Montedimezzo (e degli uomini che la dirigono) uno dei centri naturali più belli d’Europa.
 Il Molise racchiude “tesori” naturali di enorme importanza scientifica, culturale e ambientale …….…...basta cercare.
li 22/05/11
                                                                         Il Presidente
                                                                       Lucchese Luigi


 




















































Un libro bianco per la protezione delle foreste in Europa



Un filo rosso e continuo lega gli alberi e il nostro futuro sul pianeta. Si è discusso di foreste e cambiamenti  climatici, all’ultima plenaria del Parlamento Europeo. Sotto la lente dei parlamentari il Libro Verde che analizza il territorio, i rischi e sottolinea le priorità per salvaguardare i nostri “beni verdi”. Ma come? Con un Libro bianco, ovvero un documento programmatico sulla protezione delle foreste nell’UE, che tenga conto dei risultati della consultazione pubblica.
Il Libro bianco dovrebbe concentrarsi sul mantenimento e l’incremento delle foreste europee, per garantire un livello più elevato di protezione per gli habitat di qualità e per le foreste che svolgono funzioni protettive ostacolando inondazioni, smottamenti, incendi, desertificazione, perdita di biodiversità e catastrofi atmosferiche estreme.
Nella ricetta sono presenti anche ipotizzate più risorse finanziarie, scambi di conoscenze e promozione della ricerca e dell’informazione. Sulla base di questo lavoro, una gestione sostenibile delle foreste, attiva e preventiva, che accolga le priorità nazionali e regionali, potrebbe presto diventare obbligatoria a livello dell’UE.

 



Il cambiamento climatico rende infatti insufficienti le politiche degli Stati membri per la protezione delle foreste. Tema fondamentale visto che le foreste e gli altri terreni boschivi  coprono più del 42% della superficie dell’UEe forniscono sostentamento a milioni di lavoratori, imprenditori e a 16 milioni di proprietari di foreste. Le industrie della filiera silvicola forniscono lavoro a oltre 2 milioni di persone, principalmente in PMI, e hanno un fatturato di 300 miliardi di euro. Nella gestione delle foreste – il 40% delle quali è proprietà dello Stato – sono impiegate 350.000 persone.
Nell’UE l’attuale rapporto tra abbattimento e incremento è stabile al 60% circa. Si prevede che il rapporto aumenterà in molti paesi fino a oltre il 100%, causando un calo delle risorse forestali in crescita dopo il 2020. Le foreste europee, inoltre, e il settore silvicolo europeo sono regolati da una varietà di modelli regionali e nazionali, raggruppati in base al loro orientamento produttivo e protettivo. Le foreste assicurano sia risorse che funzioni ecosistemiche. Il Parlamento ha messo in guardia sui rischi per le foreste. I rischi climatici come tempeste, sradicamenti causati dal vento, siccità, aumento del rischio d’incendi, ma anche parassiti, malattie fungine. Gli effetti di questi due gruppi si rafforzano reciprocamente, come nel caso dei parassiti: temperature più elevate portano a cicli riproduttivi più lunghi di molte specie patogene.

 



Ma c’è anche, in aggiunta al danno, la domanda di biomassa legnosa da parte del settore dell’energia, che si sta rivelando, in alcuni casi, una minaccia per le foreste e per le industrie tradizionali della filiera. L’ipotesi secondo cui la biomassa legnosa non causa un aumento delle emissioni di gas serra non tiene infatti in considerazione le tempistiche più lunghe necessarie per riassorbire il “debito di carbonio“, che dipende dalla produttività degli alberi e dal precedente utilizzo e gestione del terreno.
Le politiche comuni che interessano le foreste comprendono la PAC (8 miliardi di euro nel pilastro 2), la politica ambientale (in particolare sulla biodiversità e l’acqua), le politiche in materia di energia, industria, commercio, ricerca e coesione (comprese la politica regionale e il fondo di solidarietà) e sono spesso caratterizzate da una mancanza di coerenza per quanto concerne la protezione delle foreste. L’impegno del Consiglio e del Parlamento dei confronti della protezione delle foreste è stato inoltre espresso tramite i regolamenti sulla prevenzione degli incendi (2158/1992), sul monitoraggio (2152/2003) e sulla due diligence degli operatori del legno (995/2010). La strategia forestale dell’UE del 1998 ha portato al piano d’azione per le foreste (PAF): migliorare la competitività a lungo termine; migliorare e proteggere l’ambiente; contribuire alla qualità della vita; favorire il coordinamento e la comunicazione. Tutti gli Stati membri dell’UE prendono anche parte al Processo Forest Europe che, negli ultimi 20 anni, ha elaborato approcci comuni alla gestione sostenibile delle foreste.

 



Ma perchè tutto questo possa dare i frutti sperati è ora essenziale che si affermi l’obbligatorietà dei programmi forestali nazionali, come strumento per garantirne il rispetto e per sviluppare il consenso sulla gestione sostenibile delle foreste.
fonte: greenews.info



 



sabato, maggio 21, 2011


Italia: record consumo d’acqua minerale



 Consumo acqua minerale – Primi in Europa, secondi al mondo per consumo pro capite d’acqua minerale: questa la pessima immagine sfoggiata dal bel paese negli ultimi anni. Periodo in cui siamo riusciti a scalare qualsiasi primato, piazzandoci sul podio di una classifica che ci premia come uno tra gli stati più propensi all’acquisto, in scomode bottiglie di plastica, del cosiddetto oro blu. Con i nostri 192 litri d’acqua a testa consumati ogni anno possiamo infatti “vantarci” di guardare le spalle solo al Messico (234 litri), superando di gran lunga una terra secca come quella degli Emirati Arabi che non eccede oltre i 151 litri pro capite. Ma la scelta di preferire l’acqua imbottigliata a quella di rubinetto non può certo considerarsi positiva né per noi stessi, né tanto meno per l’ambiente in cui viviamo. Basti pensare al drastico bilancio delle emissioni di CO2 che annualmente vengono riversate nell’atmosfera; al sempre più difficoltoso smaltimento del PET (il materiale con cui le aziende produttrici realizzano le bottiglie di plastica); e al trasporto di confezioni d’acqua che, molto spesso, percorrono migliaia di chilometri per raggiungere la propria destinazione.
 



Le radici di una simile situazione prendono piede verso gli anni Ottanta, quando in Italia ogni persona consuma appena 47 litri d’acqua l’anno. Proprio in questo periodo si diffonde quel mercato nazionale dell’imbottigliamento che, nel giro di pochissimo tempo, riesce ad imporsi avviando una sorta di vera e propria rivoluzione culturale, capace di stravolgere le abitudini dei cittadini in modo irreversibile. Dopo l’iniziale opera di convincimento ai danni della popolazione il resto viene da sé e pian piano sorgono una serie di aziende imbottigliatrici, desiderose di diffondere la loro “dottrina” tra un numero di seguaci che, giorno per giorno, scelgono di convertirsi alla sconvenienza di un mercato dell’acqua molto più caro rispetto ai costi proposti dagli acquedotti locali.
Lo scorrere del tempo accentua lo strapotere di queste realtà che ben presto riescono a trasformarci in un paese ipnotizzato da strategie pubblicitarie volte a promuovere la prestigiosa “cultura dell’imbottigliamento”. Un paese confuso, incapace di rendersi conto che la maggior parte degli acquedotti nazionali è perfettamente in grado di produrre un servizio eccellente a costi ridotti. Ma anche un paese che dopo anni di dittatura mediatica non sa ancora ribellarsi alle menzogne raccontate a suon di spot idilliaci da un business pericoloso come quello delle minerali.

 


fonte: newnotizie.it



 




 


 
 

giovedì, maggio 19, 2011


Grazie alla Regione Toscana, nuovo stop al nucleare



 Anche se il Governo ha “momentaneamente” fermato il ritorno al nucleare in Italia non si ferma il battage dei “no al nucleare”, da un lato i referendum e le scelte di popolo dall’altro la giurisprudenza. Nelle note delle agenzie di stampa si legge che la Consulta continua ad intervenire sulle norme varate tra il 2009 e il 2010 da governo e Parlamento, così gran parte  del decreto sulle misure urgenti in materia di energia viene a poco a poco “cassato”. La  Consulta ha accolto parte dei ricorsi promossi dalle Regioni Toscana, Puglia e dalla Provincia autonoma di Trento. Sicuramente la maggior parte dei ricorsi è stata presentata proprio dalla nostra regione Toscana la cui giunta regionale in stretto contatto con gli enti locali ha ripetutamente chiesto al governo spiegazioni in merito al ricorso all’energia nucleare.Il 12 maggio viene depositata la sentenza n. 165 della Consulta che   fissa, di fatto, l’impossibilità per il governo di andare oltre senza aver ottenuto un assenso da parte delle Regioni per quanto riguarda decisioni sul futuro energetico del nostro Paese.
Il Governo dunque non potrà decidere di far costruire le centrali se le Regioni non sono d’accordo, nel contempo , i comuni di Caorso, Saluggia,Trino Vercellese, Rotondella, Ispra e Piacenza hanno avviato un’azione legale, nei confronti del Governo e a tutela dei cittadini.
I sei centri,sono le sedi delle antiche servitù nucleari, cioè centrali e siti di stoccaggio delle scorie, stanno lentamente smantellando tali impianti con finanziamenti statali (decreto legge n.314 del 14 novembre 2003 – decreto Scanzano) ma, causa tagli finanziari, il Governo non paga.
 Il nucleare non piace a nessuno, nemmeno in quei territori dove al Governo delle regioni vi è il centro destra. Infatti in queste ore in Sardegna si è concluso un referendum consultivo a carattere regionale avente come quesito il nucleare e le scorie. Una bella campagna referendaria quella che ha visto la Sardegna mobilitarsi tutti per il Si. Feste di popolo senza colore politico in tutte le piazze isolane e, già stamattina le note stampa diffuse dai partiti del centrodestra e del centrosinistra marcavano il chiaro successo. Infatti è questo il primo referendum consultivo della Regione Sardegna, dopo l’Autonomia, che vede una così alta partecipazione al voto, infatti già alle prime ore del mattino di oggi il quorum votanti era stato superato e, ad urne chiuse circa il 60% dell’elettorato attivo ha espresso un parere in merito ai quesiti. Inutile sottolinearlo, il popolo del Si alla “denuclearizzazione” dell’isola sarda è andato a votare compatto, infatti l’immediato raggiungimento del quorum è da leggere come una “grande  prova di civiltà dei sardi” si legge in una nota diffusa a metà mattina da Sel, mentre il WWF dichiara:” e’ una vittoria per la democrazia, un risultato di buon auspicio per la consultazione nazionale del 12 e 13 giugno”, persino il Governatore della Sardegna, Cappellacci è soddisfatto dal preannunciato esito referendario.
Ora, grande attesa per il 12 e 13 giugno e, anche a Capannori è previsto un intenso mese ricco di dibattiti ed iniziative per mettere a confronto energia nucleare e sistemi di energia sostenibile.
fonte: capannorinews.info



 




 


 

mercoledì, maggio 18, 2011


INQUINAMENTO
 





Secondo le stime più attendibili, nel 2050 saremo in 12 miliardi ad abitare la Terra. Il 60 per cento della popolazione mondiale vivrà a non più di 60 chilometri dal mare. Le attività industriali e l'agricoltura necessarie al sostegno della popolazione metteranno sotto pressione le zone costiere.


L'inquinamento e il mare


Uno dei principali impatti delle attività dell'uomo sugli oceani è l'inquinamento. Non si tratta solo dell'inquinamento legato agli incidenti delle petroliere, agli sversamenti in mare di petrolio o alle attività illegali di scarico in mare dei fusti di rifiuti. Per quanto siano questi gli aspetti più visibili del problema, l'inquinamento dei mari dipende in gran parte da altre fonti, come gli scarichi urbani e industriali, la dispersione in acqua dei pesticidi e dei composti chimici usati nell'agricoltura, gli scarti delle lavorazioni minerarie, i rifiuti radioattivi.
 


Secondo le statistiche, solo il 12 per cento dell'inquinamento marino è imputabile ai trasporti marittimi, mentre il 44 per cento delle sostanze inquinanti arriva dalla terraferma e il 33 per cento dall'atmosfera.
Oceani in apnea


L'impatto dell'inquinamento sul mare assume varie forme. L'inquinamento che deriva dai liquami e dagli scarti dell'agricoltura ad esempio favorisce, in prossimità delle coste, la proliferazione di alghe che sottraggono ossigeno all'acqua. In alcuni casi il livello di ossigeno è sceso al di sotto dei limiti compatibili con la vita dei mari. L'inquinamento industriale peggiora spesso la situazione, perché alcune delle sostanze che dagli scarichi delle industrie finiscono in mare contribuiscono a sottrarre ossigeno all'acqua.
Contaminazione radioattiva

La contaminazione radioattiva dei mari ha molte origini. In passato sono stati decisivi i test effettuati sulle armi nucleari. Anche il normale funzionamento delle centrali nucleari ha una sua ricaduta in termini di inquinamento dei mari, ma la situazione più grave è legata ai due impianti di riprocessamento delle scorie radioattive che si trovano in Francia, a La Hague, e in Inghilterra, a Sellafield. Gli scarichi di questi due impianti hanno contaminato le zone marine circostanti al punto che è possibile trovare tracce radiattive in alghe contaminate lungo le coste della Norvegia e della Groenlandia occidentale.
Metalli pesanti

L'inquinamento chimico dei mari da parte dell'uomo riguarda un elevato numero di sostanze differenti. Sono circa 63mila i composti chimici impiegati in tutto il mondo. Il 90 per cento della quantità complessiva di composti utilizzati è dato da tremila sostanze. Ogni anno, inoltre, mille nuove sostanze di sintesi vengono immesse sul mercato.
Almeno 4500 dei composti impiegati sono altamente pericolosi. Conosciute come inquinanti organici persistenti [ POP ], queste sostanze non si decompongono e tendono ad accumularsi nei tessuti degli organismi viventi, alterandone il sistema ormonale, causando tumori, disfunzioni del sistema riproduttivo e alterazioni del sistema immunitario e interferendo con il normale processo di crescita degli esemplari giovani.
I POP possono anche essere trasportati a grande distanza nell'atmosfera e depositarsi nelle regioni più fredde. Gli Inuit del polo Nord, che vivono a grande distanza dalle fonti di emissione di queste sostanze tossiche, sono tra le popolazioni più contaminate al mondo, perché si nutrono di foche e pesce ricco di grasso, che accumulano più di altre specie le sostanze tossiche e le trasferiscono all'uomo. Fanno parte dei POP le diossine e i PCB, insieme a molti tipi di insetticidi e al DDT. Si pensa che questi composti siano anche responsabili dello scarso tasso di fertilità delle colonie di orsi polari.
E se stessi mangiando fish'n'POPS?

Anche il pesce che viene consumato nelle regioni temperate è contaminato dai POP. Molto spesso, inoltre, questo pesce viene usato per nutrire altri animali e contamina per via indiretta la catena alimentare dell'uomo. In molti casi, anche il pollame, i suini e i pesci di allevamento sono nutriti con questo tipo di mangimi.
Le attività minerarie

L'inquinamento che deriva dalle attività di estrazione e dalle industrie di lavorazione dei metalli può danneggiare la salute della flora e della fauna marina a tal punto da rendere alcune specie non commestibili per l'uomo. Il contributo delle attività dell'uomo può essere decisivo: per esempio, a livello mondiale, la quantità di mercurio rilasciato nell'ambiente dalle attività industriali è quattro volte quella imputabile ai processi naturali come l'erosione.
Petrolio
La più visibile e familiare forma di inquinamento del mare è quella legata agli sversamenti di petrolio dalle petroliere. Ma non ci sono solo gli effetti a breve termine. A distanza di 15 anni dall'incidente alla Exxon Valdez, avvenuto in Alaska nel 1989, è ancora possibile rilevare in quella zona tracce di petrolio. E anche nei fondali del Mar Ligure è possibile rinvenire il petrolio della Haven, affondata nel 1991. La Prestige, che naufragò al largo delle coste spagnole nel 2002, ha causato perdite economiche ingenti, danneggiando gravemente la pesca locale.
 
FONTE GREENPEACE


 









martedì, maggio 17, 2011


La sanità efficiente



Un piano integrato dell’Ausl riminese con diverse linee di intervento per migliorare l’efficienza energetica degli edifici di sua competenza. La sostituzione degli impianti termici ed elettrici, la riqualificazione degli involucri, l'utilizzo del solare termico e fotovoltaico, la corretta gestione idrica e dei rifiuti. Un esempio premiato e da imitare.



 In Italia la sanità è spesso associata allo spreco e alla mala gestione. Per fortuna, ci sono casi che “salvano” la categoria con esperienze in grado da fare da esempio a livello internazionale. Una di queste è l'Ausl di Rimini con il suo innovativo piano di azione per il miglioramento della sostenibilità energetica.
 



Si tratta di un piano integrato che prende in considerazioni tutte le possibili pratiche per alleggerire il conto energetico della struttura. Un piano così ben studiato da aver ottenuto due riconoscimento in un solo anno: nel 2010 la menzione al Premio “Sviluppo sostenibile 2010” organizzato dalla “Fondazione per lo sviluppo Sostenibile: energia, rifiuti, prodotti e servizi innovativi”, e a febbraio di quest'anno la menzione della Fondazione nell'ambito del “Premio per l'Innovazione Amica dell’Ambiente”, citato nel dossier “Clima in Comune”. E' utile anche ricordare che il Comune di Rimini si sta muovendo in questa direzione di sostenibilità e ha già aderito al Patto dei Sindaci.
Il piano dell’Ausl riminese raccoglie le linee di intervento per migliorare l’efficienza energetica degli impianti degli edifici di competenza dell'Ausl, con l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera e introdurre buone pratiche di risparmio e uso razionale dell’energia nella gestione quotidiana.
Ma in cosa consiste il piano di azione per il miglioramento della sostenibilità energetica? Innanzitutto, sono stati avviati interventi per l'efficienza degli impianti termici, a partire dalla gestione delle caldaie a vapore, e dall'installazione di caldaie a condensazione, passando per la riqualificazione degli  involucri, l'isolamento delle tubazioni e dei collettori di scambio, l'installazione di valvole termostatiche, e la sostituzione degli impianti a gasolio con impianti a gas naturale.
Il piano ha previsto anche azioni per l'efficienza degli impianti elettrici, consistenti nella sostituzione dei motori con equivalenti di maggiore efficienza, in interventi sull’illuminazione interna ed esterna, sostituzione dei vecchi gruppi frigoriferi R22 con nuovi modelli a più alto rendimento, oltre allo spegnimento notturno dei Pc non utilizzati.
Un’altra azione contenuta nel piano dell'Ausl di Rimini è l'installazione di impianti di cogenerazione nei 4 presidi ospedalieri principali, per un totale di 1.750 kW elettrici e quasi 2 MW termici di potenza. Molto imponente lo sforzo avviato per l'utilizzo di fonti rinnovabili, come il fotovoltaico, a costo zero per l’azienda grazie alla cessione del conto energia, tramite bandi di comodato d’uso, e il solare termico grazie al cofinanziamento statale.
In particolare, il bando in comodato d’uso è riservato a impianti fotovoltaici per oltre 120 kWp, realizzati a costo zero per l’azienda ospedaliera. Mentre la realizzazione dell’asilo aziendale è stata eseguita con la certificazione Casaclima e Greenbuilding. Le misure sono in genere a basso costo e con rientri rapido (meno di 4 anni), e questo permette di applicare il metodo anche quando le risorse economiche sono scarse.
A contribuire ai premi ricevuti negli scorsi mesi è servita anche la parte del piano dedicata al risparmio idrico, che prevede la riduzione degli spurghi nelle torri evaporative e nelle caldaie a vapore, e l'installazione delle cassette dei wc a doppio pulsante.
In un piano integrato non poteva mancare la riduzione dei rifiuti prodotti tramite la raccolta differenziata nelle sedi principali. Ma soprattutto ciò che appare particolarmente innovativo rispetto alle esperienze italiane di management ospedaliero è il miglioramento gestionale, inteso come gestione remota dei consumi, supervisione delle apparecchiature, con integrazione di strategie automatiche di riduzione dei consumi non necessari. Tutte pratiche poco visibili all'esterno, ma di estrema efficacia se ben applicate.
Il piano prevede anche l'adozione dei principi del Green Procurement nei bandi di gara indetti dall'Unità operativa Attività Tecniche, consistente in offerte economicamente più vantaggiose con criteri qualitativi di efficienza energetica e sostenibilità ambientale in tutti i bandi di lavori sopra la soglia del milione di euro.
Infine, la Ausl di Rimini non si sottrae nemmeno al compito di formazione e informazione agli operatori, agli oltre 4000 dipendenti  e nei confronti dei cittadini in genere, attraverso progetti specifici di sensibilizzazione al risparmio energetico.
L'investimento complessivo per il piano ammonta a 7 milioni di euro, di cui 1 milione da terzi per l'impianto fotovoltaico e da finanziamenti statali, 3,2 milioni da finanziamenti regionali e 2,8 da finanziamenti aziendali. A fine febbraio del 2011, di questa cifra complessiva erano stati spesi 2.150.000 euro.
Risultati ottenuti a conclusione del PMS (rispetto al bilancio 2009)




  • Acqua: -18.000 m³


  • Elettricità: -4.800 MWh


  • Gas: -1.000.000 m³


  • Consumi energia primaria:  -1.850 tep


  • Emissioni CO2: -3.700 ton



(Fonte: Rapporto clima in Comune)



 




 



 in Molise invece NO
 



lunedì, maggio 16, 2011


Dopo Fukushima, in Giappone e Germania si ripensa l’energia



Il dopo Fukushima porta a profondi ripensamenti sull'atomo in Giappone e in Germania. Naoto Kan annuncia di abbandonare 14 progetti di nuovi reattori atomici e la Commissione Etica tedesca si dichiara apertamente contraria al nucleare. Le rinnovabili la vera alternativa. Ma in India si autorizza un nuovo reattore in zona sismica.



Due mesi fa il terremoto e lo tsunami colpirono il nord est del Giappone e causarono, insieme a decisive responsabilità umane, uno dei più grandi disastri della storia del nucleare. A Fukushima il dramma è ancora in atto, per quanto se ne senta parlare pochissimo, con almeno tre reattori fuori controllo e con la minaccia che incombe su centinaia di migliaia di persone, nella totale mancanza di trasparenza da parte delle autorità governative giapponesi e della Tepco che gestisce la centrale. Sappiamo poco. Sappiamo però che diverse tonnellate di acqua radioattiva vengono rilasciate in mare ogni giorno. Intanto un altro reattore atomico, quello n.2 dell’impianto Tsuruga, nella prefettura di Fukui, gestito dalla società elettrica JAPC, è stato chiuso; pare vi siano alti livelli di xeno-133 e di iodio-133.



Continueremo come portale Qualenergia.it a seguire la situazione dei reattori di Fukushima. Per essere costantemente aggiornati sullo stato dei danni dei reattori è possibile consultare il sito della Japan Atomic Industrial Forum .
Intanto in queste ore il primo ministro giapponese, Naoto Kan, ha annunciato l'intenzione di abbandonare il progetto di 14 nuovi reattori nucleari da qui al 2030. Ha inoltre dichiarato che nel futuro energetico del Giappone, anche se l’atomo continuerà ad avere un ruolo importante, ci saranno soprattutto le fonti rinnovabili. "L’attuale politica energetica prevede che al 2030 l'energia nucleare rappresenti oltre il 50% della produzione elettrica totale del paese, mentre le energie rinnovabili il 20%. Ma questo piano ora dovrà essere rivisto da zero dopo l'incidente".
Difficile pensare ad una uscita definitiva dall'atomo, ma la nuova politica energetica, ha spiegato Naoto Kan, "intende promuovere le energie rinnovabili e creare una società dell'energia più efficiente. Questi sono i due nuovi pilastri della nostra strategia del settore".
Mentre dopo Fukushima è in atto una profonda revisione della politica energetica, non si sa quanto convinta, da parte del paese asiatico, in Germania la Ethikkommission, la Commissione Etica, avrebbe indicato come necessaria e possibile l’uscita dal nucleare entro i prossimi 10 annie che anzi sarebbe opportuno chiudere tutti gli impianti entro il 2011. La Commissione, incaricata dal premier Angela Merkel di valutare i pro e i contro dell’energia atomica, farà uscire il suo rapporto entro la fine del mese. Alcune indiscrezioni dei grandi quotidiani tedeschi ci fanno sapere che secondo l’organismo “il nucleare è troppo rischioso e sta avvelenando la coesione sociale, mentre invece un passaggio verso le fonti alternative offrirà alla Germania enormi opportunità di crescita tecnologica, economica e sociale”.
Purtroppo non ovunque si sta facendo un esame accorto del rischio nucleare. In India, a Jaitapur, è stato autorizzato infatti un progetto di una centrale nucleare che potrebbe essere soggetta a rischi molto gravi, visto che sarà realizzata su un tratto di costa ad elevata sismicità oltre che  particolarmente delicato dal punto di vista ambientale. I finanziamenti dovrebbero provenire da grandissimi istituti bancari, quali BNP Paribas e HSBC.
Fonte:   Qualenergia


 



domenica, maggio 15, 2011


Api impazziscono vicino a cellulare



ROMA – I segnali del cellulare fanno letteralmente ‘impazzire’ le api. Lo ha scoperto uno studio di Daniel Favre, un ex ricercatore dello Swiss Federal Institute of Technology, che ha piazzato un telefonino proprio sotto un’arnia per verificare l’effetto sullo sciame.



Durante l’esperimento, pubblicato dalla rivista Apidologie, l’esperto ha verificato le reazioni quando il telefono era in stand-by e quando invece era in funzione per una chiamata: nel secondo caso le api hanno iniziato ad emettere il tipico suono prodotto subito prima di sciamare, che e’ continuato fino a qualche minuto dopo il termine della telefonata. Le api, precisa Favre, fanno tutti i movimenti tipici di quando stanno per spiccare il volo, ma non decollano neanche se l’esposizione al segnale dura 20 ore: ”Questo disturbo dell’attivita’ delle api potrebbe avere conseguenze drammatiche – scrive il ricercatore – le onde elettromagnetiche potrebbero essere fra le cause della scomparsa delle api in tutto il mondo”.


Sui motivi della moria delle api che si registra nel mondo occidentale ci sono diverse teorie, che coinvolgono oltre che i cellulari anche la nuova generazione di pesticidi, la perdita dell’habitat naturale e un parassita letale per le colonie.


fonte: ansa.it/ambiente
 




 





 



sabato, maggio 14, 2011


Nucleare: “I pazzi siete voi”



Giorgio, Alessandra, Pierpaolo e Luca vivranno sulla propria pelle l’esperienza di un rifugio anti-radiazioni, come succede ai loro coetanei nel distretto di Fukushima. Seguiranno precise regole di radioprotezione: porte e finestre sigillate, niente insalata, niente latte, formaggio, carne o pesce freschi. Solo internet. È un atto estremo per difendere il proprio futuro. Non usciranno fino al giorno del Referendum, quando il nucleare potrà essere bloccato per sempre dalla volontà dei cittadini. “Voi che minimizzate il disastro di Fukushima. Voi che pensate al vostro tornaconto personale – dicono i ragazzi nel loro video manifesto – alla faccia dell’interesse della comunità. Siete pazzi pericolosi. [...] Vogliamo parlare ai ragazzi come noi… questa battaglia riguarda tutti. Diffondete i nostri messaggi, organizzatevi, inventatevi una vostra azione. La nostra protesta dovrà crescere ogni giorno di più.”



I ragazzi comunicheranno con l’esterno tramite il sito web www.ipazzisietevoi.org, i propri profili Facebook, video messaggi su Youtube e Twitter. Racconteranno giorno dopo giorno la loro vita da rinchiusi: divisione dei compiti, problemi, paure, discussioni. Ci sarà un streaming dal rifugio 24 ore su 24. Greenpeace sostiene questi ragazzi e gli ha fornito tutti gli strumenti per organizzare la loro protesta. Di fronte a un governo che vuole rubarci il referendum e toglierci la possibilità di scegliere un atto estremo come quello di rinchiudersi in un rifugio è più che mai necessario. I pazzi non sono loro, i pazzi sono quelli che dopo Cernobyl e Fukushima continuano a vedere il futuro nel nucleare.


fonte: greenpeace.org