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mercoledì, agosto 31, 2011

FONTE CANNELLE



  1. CANNELLE: la fonte era completamente invasa da terriccio e pietre sia nelle griglie che nel canale di scolo.


  2. Ripristino scaletta di accesso animali, parzialmente distrutta da vandali precedente.



 



com'era

















martedì, agosto 30, 2011

FONTE DI NALLO

  Gli interventi effettuati sono stati i seguenti:


  1. FONTE DI NALLO: pulizia del piazzale da erbacce, pietre e rifiuti in genere (sono state raccolte e portate allo smaltimento oltre cento bottiglie di vetro, griglia in ferro, legno di varie grandezze) pulizia del piazzale con getti di acqua fredda, pulizia interna dell’abbeveratoio e ripristino scaletta accesso animali, parzialmente distrutta da vandali precedente.


  2. Ripristino e pulizia del piccolo laghetto artificiale distrutto precedentemente,


  3. Si è provveduto alla cancellazione di tutte le scritte esistenti sui muri della fonte ed alla
    nuova tinteggiatura.  




 


























 

lunedì, agosto 29, 2011

LE ANTICHE FONTI


Il patrimonio storico e monumentale di Guglionesi è molto più ricco e significativo di quello che può apparentemente sembrare.
Il problema semmai è che esso non viene opportunamente e doverosamente valorizzato e soprattutto preservato.
Un importante esempio è costituito dalle numerose  antiche fonti  presenti nel nostro territorio comunale e lasciati nel più completo abbandono ed irrecuperabile degrado in completo sfregio alle precise e severe leggi in materia di tutela ambientale imposte dallo Stato
Le antiche Fonti hanno rappresentato insieme alle diverse sorgenti prima della realizzazione dell'attuale rete irrigua e distribuzione d’acqua, la riserva idrica principale per Guglionesi. Oggi, date le radicali trasformazioni intervenute, i fontanili hanno perso importanza sociale ma restano un segno peculiare e importante del territorio che non possono venir dimenticati perché sarebbe come perdere un tratto fondamentale della nostra storia locale.
L’utilizzo delle antiche fonti, qui solo ipotizzato per assenza di documentazione storica, era probabilmente di natura sociale, ed in particolare per favorire la presenza di una riserva idrica sia per usi potabili che igienici (lavatoi).

Le antiche fonti sono uno dei simboli culturali e storici di Guglionesi: radici della memoria collettiva, luoghi dove le generazioni più anziane di oggi hanno ancorati i ricordi dell'infanzia.  
Un "tesoro" riportato alla luce grazie a un intervento di recupero e valorizzazione che ha arricchito Guglionesi di un percorso artistico e storico a disposizione di residenti e visitatori.
Le fonti, strappate all'incuria e al tempo che trasforma tutto, sono state sottoposte a intervento di recupero e collegate fra di loro da una ideale "passeggiata" che si presta anche a visite didattiche guidate. 
Sarebbe un oltraggio al futuro non  riscoprire le bellezze del passato e non tutelarle.

Il progetto
 
Il Progetto  si realizzerà in  collaborazione con l’Università degli Studi del Molise Dipartimento STAT di Pesche  e consiste nell’adozione di tre antiche fonti comunali, significative nel contesto del territorio comunale.
L’associazione Ambiente Basso Molise con la guida dei  docenti universitari e degli esperti, studieranno ed approfondiranno la conoscenza dei siti adottati, diventandone i "tutori".
Il Progetto   contribuirà  a diffondere nella nostra città l'amore ed il rispetto per il patrimonio artistico, culturale e paesaggistico, facendo conoscere ed apprezzare alle famiglie e ai cittadini quei beni storici presenti sul territorio, favorendo così quel senso di appartenenza alla comunità che è alla base della convivenza civile.
Il Progetto che avrà la durata di tre anni  prevede eventi grandi e piccoli dalla settimana della cultura e delle manifestazioni cittadine sul proprio territorio. 
Il progetto è inserito in un contesto più ampio di percorsi didattici – educativi che si prefiggono lo scopo di stimolare lo studio e l’approfondimento di alcuni aspetti dell’ambiente, della storia, della cultura e dell’arte della nostra regione.
La ricostruzione dei percorsi antichi, per la visita di studenti, rappresenta una nuova, notevole occasione di promozione territoriale, che mette a sistema tutte le risorse culturali ed economiche locali.
Saranno rivalutati beni culturali oggi ignorati e negletti trasformando il percorso delle fonti in un  importante volano di sviluppo culturale/economico locale. È una buona occasione di conoscenza della realtà paesaggistica e ambientale dei nostri territori, più spesso degradati dalla presenza di abbandoni di tipo diverso (copertoni, rifiuti solidi urbani, ecc.) e, questo, sollecita l’interesse di un turista colto e amante della natura e del paesaggio. Praticamente si cercherà di portare anche un turismo di qualità oltre a quello scolastico.
L’adozione è rivolta alle fonti di Nallo, fonte Piccola e fonte S. Adamo (cannelle).
Non a caso queste fonti sono state scelte per l’adozione.

FONTE DI NALLO


 


OGGI




com'era prima dell'intervento


























 

domenica, agosto 28, 2011

Il Golfo di Napoli sotto attacco dell'alga killer: divieto di pesca
 


Arriva nel Mediterraneo nel 1972, probabilmente trasportata dai mercantili e trova, grazie alla tropicalizzazione del clima, l’ambiente favorevole alla crescita e riproduzione. Oggi la notizia, che leggo su Il Mattino (pag. 43) che nel Golfo di Napoli a causa della sua presenza è stata sospesa la pesca di ricci e cozze. L’alga in sé non è tossica ma capita a volte che durante la fioritura produca una biotossina algale. A causa di questo veleno si è notata una decisa moria di animali marini
La specie Ostreopsis ovata può produrre tossine responsabili principalmente della Ciguatera, una neurointossicazione che può causare moria di pesci ed invertebrati, ma può indurre uno stato morboso acuto anche nell’uomo. Nell’uomo la Ciguatera si manifesta con vertigini, febbre alta, dilatazione delle pupille, tosse, irritazione delle vie respiratorie e dissenteria ed è provocata dall’ingestione di organismi a loro volta intossicati sia cotti sia crudi, visto che le tossine per la loro natura termostabile non vengono distrutte dalla cottura del cibo.


 





 




 

sabato, agosto 27, 2011

TUMORI


ROMA - Quattro italiani su cento oggi vivono con una diagnosi di tumore. Crescono però le possibilità di sopravvivenza di questi malati: un milione e 300mila pazienti (2,2%) sono ancora in vita a 5 anni dalla diagnosi, circa 800mila (l'1,5%) dopo 10 anni. C'è però ancora una forte disparità tra le varie zone del Paese: sconfigge la malattia il 5% dei pazienti che vive al Nord e il 2% di chi vive al Sud. Sono i dati del terzo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato a Roma in occasione della VI giornata nazionale dedicata ai pazienti affetti da tumore. L'analisi è stata elaborata da un osservatorio costituito dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo), dal Censis, dall'Inps, dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), dall'Associazione italiana radioterapia oncologica (Airo), dalla Società italiana di ematologia (Sie), dal ministero della Salute e dall'Istituto tumori di Milano.
"Oggi 2 milioni e 300mila persone sono malate di cancro in Italia - dice il professor Francesco De Lorenzo, presidente della Favo - ma la buona notizia è che si muore di meno. Rispetto al 1992, quando si fecero le prime statistiche di questo tipo, il numero di italiani viventi con una diagnosi di tumore è quasi raddoppiato. Va detto però che sono forti le differenze in termini di mortalità tra le regioni settentrionali e quelle del Meridione. Fino a qualche anno fa il Sud presentava un vantaggio dovuto a una maggiore presenza di elementi protettivi nei confronti dei tumori, come la dieta mediterranea, e una minore diffusione di fattori cancerogeni, come tabagismo e inquinamento ambientale. Questo scarto però sta diminuendo".

Così, mentre nel 1998 la mortalità per tutti i tumori presentava un'evidente differenza tra Nord e Sud, nel 2005 si è arrivati a una sostanziale omogeneizzazione e oggi il Sud supera il Nord, dove però resta più alta l'incidenza della malattia (+30%). In altre parole, nelle regioni settentrionali ci si ammala di più, ma si muore di meno.


Le donne le più colpite. Il Rapporto non solo evidenzia questo divario regionale, ma anche quello tra donne e uomini. I big killer continuano a prediligere il genere femminile nel 56% dei casi, tanto che oggi un milione e 256mila dei malati sono donne. La diagnosi più frequente (42%) è il tumore della mammella, con circa 38.000 nuovi casi stimati nel 2008 e circa 7.800 decessi. Tra gli uomini, il 22% dei casi (quasi 220mila persone) è formato da pazienti con tumore della prostata, con 23.500 nuovi casi stimati nel 2010 e circa 7.000 decessi.
Se si considera l'intera popolazione, la neoplasia in assoluto più frequente è quella del colon retto. In Italia colpisce 78 persone ogni 100.000 abitanti, per un totale di più di 47.500 nuovi casi l'anno (47.612 stima al 2008). Preoccupa anche il tumore al polmone, causato nell'87% dei casi dal fumo di sigaretta: nel 2008 in Italia questa malattia ha colpito 25.147 uomini e 6.955 donne, in totale oltre 32.000 persone e il livello di sopravvivenza a 5 anni varia dal 10 al 15%. I decessi nel 2008 sono stati 26.211.
I posti letto. "Le disparità regionali sono evidenti - dice il professor De Lorenzo - e si misurano anche in termini di posti letto". Se consideriamo che la media italiana per i malati oncologici è di 1,1 posti letto ogni diecimila abitanti, emerge la forte dotazione del Molise (2,1 p.l. per 10.000 abitanti) a fronte dei livelli, inferiori del 50% rispetto alla media nazionale, delle province autonome di Bolzano e Trento o della Puglia; in queste regioni, infatti, la disponibilità in area oncologica si ferma rispettivamente a 0,2, 0,4 e 0,6.
Se si considera invece la dotazione per la radioterapia, a fronte di una media nazionale di 10,2 posti letto per un milione di abitanti, la Provincia di Trento supera addirittura i 40 e dotazioni nettamente superiori vi sono anche in Toscana e in Friuli Venezia Giulia, mentre Valle d'Aosta, P. A. di Bolzano, Marche e Basilicata continuano ad essere del tutto prive di posti letto per radioterapia. E' evidente, comunque, che il modello di organizzazione differisce a seconda delle linee strategiche che le singole Regioni si sono date nell'ambito della propria autonomia organizzativa e finanziaria. Per questo motivo le differenze, a livello complessivo, possono essere compensate da altri dislivelli presenti in altri settori della sanità.
I viaggi della speranza. Il Rapporto rivela che quattro italiani su dieci, il 39,1%, se dovessero scoprire di avere il cancro, sarebbero pronti ad andare all'estero per farsi curare, e il 3% già lo ha fatto. Il 39,6% non ha fiducia nel sistema sanitario della propria regione, e si sposterebbe per le cure; il dato sale al 48% quando a rispondere sono i cittadini del Meridione. Peraltro, si legge nel Rapporto, sono solo otto le Regioni con un tasso di attrazione più alto di quello di fuga (in testa la Lombardia). Particolare è il caso della Basilicata dove ad alti livelli di fuga corrispondono anche alti livelli di attrazione, per ricoveri e trattamenti chemioterapici, probabilmente dovuti alle condizioni ancora più critiche delle regioni limitrofe.
L'indice di fuga maggiore è della Calabria sia per i ricoveri per tumori (55,62%) che per quelli di chemioterapia (32,86%). La Regione più ricercata per i ricoveri per tumori è il Molise (indice di attrazione pari al 31,65%), mentre per i ricoveri per chemioterapia la regione più ambita è il Friuli Venezia Giulia, con un indice di attrazione del 38,78%. Uno dei motivi per cui si va altrove a farsi curare è la diversità di dotazioni tecnologiche, come per esempio la radioterapia. Solo 6 regioni su 21, con una assoluta supremazia del Nord Italia, hanno raggiunto l'obiettivo fissato nel 2002 di portare il numero di questi strumenti a circa 7-8 unità per milione di abitanti. E non avere un servizio di radioterapia vicino a casa costringe a spostamenti in altre città, o regioni, per le cure. "Questo forte divario a più livelli ci preoccupa - dice Francesco De Lorenzo - soprattutto in relazione al federalismo fiscale. Per questo pensiamo sia necessario fare di più per i malati di tumore in Italia".
larepubblica.it



mercoledì, agosto 10, 2011


Un governo inadeguato a cambiare anche l'energia di questo paese



Come può un Governo che non è stato in grado di vedere tre anni fa la profonda crisi economica che era alle porte, avere l’autorevolezza di elaborare una strategia energetica di lungo respiro per il paese?
 



Il Governo, per voce del Ministro Romani, vorrebbe delineare questo autunno un grande piano energetico nazionale, convocando una Conferenza nazionale sull'energia, di cui però ad oggi ancora non si sa nulla e che peraltro viene annunciata dai tempi di Scajola. Semmai si farà, questo evento fa pensare ad un’ennesima passerella di personaggi con esiti finali fumosi e dove l’ultima parola l’avranno probabilmente i grandi dell’energia. Insomma, non c'è aspettarsi nulla di buono.
Questo governo è assolutamente estraneo a qualsiasi idea di rivoluzione energetica, alle fonti rinnovabili, all’efficienza energetica. Manca soprattutto di qualsiasi progetto di politiche industriali e per gli investimenti nella ricerca hi-tech, che anzi elimina senza valutarne i possibili benefici di medio termine. E’ ossessionato esclusivamente dalla quantità degli incentivi alle energie pulite e per questo, con la scure, li taglia, li sospende, li mette in dubbio, turbando mercato e operatori. Le rinnovabili e l’efficientamento del sistema energetico e dei consumi sono stati finora considerato un peso (ricordate il tentativo di Tremonti di abolire dall'oggi al domani la detrazione del 55%?), anziché un’opportunità, sia per il governo ma anche per una parte della Confindustria.
Ogni azione di questi anni ha dimostrato l’inadeguatezza al compito, a cominciare dal primo suo atto, cioè il rilancio del nucleare, che avrebbe affossato ogni speranza e slancio allo sviluppo delle energie pulite, nonostante alcuni commentatori si ostinavano a rassicurare che ci sarebbe stato spazio per tutti. Una balla colossale.
Per fortuna il pericolo del ritorno all’atomo sembra scongiurato, ma per questo è ora necessario che coloro che hanno fatto ritardare di 3 anni una nuova politica energetica, che doveva essere certo pragmatica, ma al tempo stesso discontinua rispetto al business as usual, si facciano da parte, perché non sarebbero in grado di gestire un passaggio epocale, non ne avrebbero le credenziali. In effetti proprio di passaggio epocale si tratta, perché vanno ancora messe le basi per il raggiungimento di un obiettivo molto ravvicinato e cogente, come quello che ci obbliga entro il 2020 a ridurre le emissioni del 20% e coprire il 17% dei consumi finali di energia finali con le energie rinnovabili. Ma anche di pensare ad una transizione energetica in cui le rinnovabili siano in grado di coprire la quasi totalità dei consumi di energia per metà secolo.
Il governo è schiacciato da una crisi che non comprende ancora ed è in tutt’altre faccende affaccendato, ma proprio perché lontano da questo mondo non capisce che una strategia per ammorbidire la crisi e provare a ridare fiato a questo paese sta proprio nel dirottare risorse e competenze nella direzione di un cambio di paradigma nel campo dell’energia. I settori della green economy negli ultimi anni di crisi in Italia hanno significato 2, forse 3 punti di Pil.
Alcuni operatori delle rinnovabili e dell’efficienza energetica potrebbe temere che le prossime scadenze (decreti attuativi, aggiornamento del piano d'azione nazionale al 2020, burden sharing, ecc.) possano essere disattese con una caduta del governo. Siamo proprio certi che questi atti saranno ben costruiti con questo esecutivo, per giunta in profonda crisi? Sarebbe capace di fornire quel quadro di certezze che gli operatori richiedono? Coinvolti in questi settori ormai, direttamente  e indirettamente (lo dice anche Confindustria) ci sono diverse centinaia di migliaia di persone, che hanno il diritto di trovare una sponda nella politica nazionale e locale.
Purtroppo anche parte dell’opposizione del centro-sinistra, non è sufficientemente attenta a questa tematiche. Finora non si è vista nessuna proposta, se prescindiamo da quelle recente  che parla di un incremento del 20% dell’efficienza energetica entro il 2020, di coprire al 2030 almeno il 30% dei consumi di energia totali con le rinnovabili e di ridurre dell’80% le emissioni al 2050. Tutte idee buone per un nuovo modello di economia low carbon che però vanno riempite di disposizioni operative e di concretezza. Ma cosa ne pensa la parte “non eco” del Partito Democratico? Molti dirigenti non hanno familiarità con la green economy, la citano a volte come uno slogan, ma sono tuttora fermi alle grandi opere, al trasporto su gomma e alle infrastrutture che esso richiede, agli inceneritori. Cosa ne pensano nel Pd e nel centro sinistra del carbone, del ruolo pubblico delle aziende energetiche legate agli enti locali, della raccolta differenziata spinta, delle smart grid, della riqualificazione energetica del parco edilizio? Sarebbe interessante sapere inoltre qual è la loro visione per un nuovo modello di società e di sistema dei consumi che sappia rispondere all’inestricabile legame, che si farà sempre più stretto, tra crisi energetica, ambientale ed economica.
In attesa di una nuova classe politica e dirigente proiettata nel futuro, non è il caso che una spinta per il cambiamento venga richiesta con maggior forza e con proposte concrete anche dal basso?
Fonte: Qualenergia



 




 

martedì, agosto 09, 2011


SANITA’ – il Molise copia l’Africa. Grazie al figliuol prodigo



 



“In Africa queste strutture sono fondamentali. Solo dove non ci sono strutture è necessario organizzarsi in questo modo”. “E’ una cosa scandalosa.”. Non sono andati leggeri nei commenti alcuni operatori sanitari della struttura ospedaliera pentra. Dal “Veneziale” di Isernia, dove il caos regna sovrano, è partita l’indignazione sull’attivazione dell’Equipe multidisciplinare itinerante Aziendale. Per molti questo provvedimento, del direttore generale Angelo Percopo, è fatto per Luca Iorio.



di Paolo De Chiara
Il “figliuol prodigo” del presidente della Regione Molise, Michele Iorio. Vincitore di concorso a Rovigo ma subito rientrato in Molise, grazie al provvedimento del direttore generale del 22 febbraio 2011 (n. 194). Ecco cosa si legge nell’oggetto del comando: “dott. Iorio Luca – dirigente medico chirurgia vascolare – comando in entrata presso Asrem”. Ma perché il vincitore di un concorso, con un contratto a tempo indeterminato, rientra con un provvedimento dell’Asrem molisana? Nemmeno il tempo delle presentazioni nella nuova sede. E’ talmente necessaria la presenza di Luca Iorio per la sanità regionale? O, tutto questo, era già deciso in partenza?
“E’ andato via, per ora”. Aveva dichiarato il primario di chirurgia vascolare del Cardarelli di Campobasso, Silvano Tomasso. Nella drammatica situazione in cui versa la sanità regionale, dove non esistono posti letto per i pazienti, dove gli Ospedali chiudono, dove i pronti soccorsi combattono quotidianamente la loro battaglia di sopravvivenza, era necessario il ritorno sulla scena di Luca Iorio? A questa domanda ancora nessuno ha risposto. Si è solo stabilito “che l’utilizzo del dott. Luca Iorio, in posizione di comando avrà una durata per dodici mesi”.
 Tutto a spese dell’Asrem Molise. Quindi, dei cittadini.Rovigo può attendere. Se in altri reparti serve il personale (ma non solo) non sono problemi di questa dirigenza molisana. Anche i pazienti imbufaliti possono attendere nei disagi. E nelle lunghe liste d’attesa. Volete fare, ad esempio, un esame al cuore (un’ecocardiografia) al “Veneziale” di Isernia? Ci vogliono quattro mesi di attesa. Però le cose inutili vengono subito fatte. Lì non esiste attesa che tenga. Nel caos generale, nello spreco dei fondi pubblici, nell’aumento del debito e in una situazione di deficit (che ha portato a questa disorganizzazione: chiusura degli ospedali, intasamento dei pronti soccorsi, mancanza di risposte e di speranze) è arrivata quest’ultima trovata. Qual è la logica di questa scelta? E’ possibile conoscere l’incidenza per questo tipo di intervento? Esistono già diverse strutture attrezzate (Ospedale “Cardarelli”, Cattolica e Neuromed) per la cardiochirurgia e per la chirurgia vascolare. Perché invece di programmare si continua a spendere per cose poco utili in questo momento?
La novità nella sanità: l’equipe multidisciplinare itinerante Aziendale.
“In Africa queste strutture sono fondamentali. Solo dove non ci sono strutture è necessario organizzarsi in questo modo”. Ma a cosa serve questa Equipe? Nel provvedimento il direttore generale Angelo Percopo (329/2011), insieme al direttore amministrativo Gianfranca Testa e al direttore sanitario Giancarlo Paglione, ha ritenuto di attivare presso l’Uoc di Chirurgia Vascolare del “Cardarelli” di Campobasso, “una equipe multidisciplinare itinerante su tutto il territorio Asrem, abilitata a svolgere l’attività di Chirurgia Vascolare (ambulatoriale e interventistica) presso i PP.OO. stabilimenti aziendali con priorità a svolgere interventi con carattere di emergenza-urgenza”.
Ma era necessario questo provvedimento? Le strutture esistenti saranno soppresse? A cosa serviranno con questa equipe itinerante? “Tale equipe multidisciplinare itinerante – si legge nel provvedimento -  potrà ridurre, ove possibile, la mobilità dei cittadini affetti da patologie correlate alla Chirurgia Vascolare”. Ecco le figure professionali, che andranno a comporre l’equipe, indicate nel provvedimento: due chirurghi vascolari (di cui uno responsabile dell’equipe), un chirurgo toracico, un radiologo interventista, un cardioanestesista ed eventuali figure professionali “da individuare secondo necessità clinico-operativa dal responsabile dell’equipe”. Ci sarà, a spese del contribuente molisano, anche il potere discrezionale di scegliere figure professionali “secondo necessità”. Ma, in questa fase acuta di crisi sanitaria, era necessario questo provvedimento? Quanto costerà? Perché i problemi esistenti vengono accantonati e se ne continuano a creare sempre di nuovi e costosi? Che ruolo avrà nell’equipe il figlio del presidente della Regione Molise? Che, guarda caso, è anche un chirurgo vascolare.
Si taglia tutto per rientrare dal debito (per molti generato anche dal padre, Michele), però si continuano a fare scelte (“familiari”, “clientelari”, o come dobbiamo definirle?) anchea scapito della popolazione anziana. Per soddisfare quali tipo di esigenze? Per molti il provvedimento, già esecutivo, è “una cosa scandalosa”. Come è scandalosa la situazione del pronto soccorso di Isernia e delle altre strutture pubbliche. Dovei pazienti devono affidarsi al destino per un posto letto. Gli operatori, in diverse occasioni, hanno illustrato il proprio stato d’animo. Per Lucio Pastore, già responsabile facente funzioni della struttura pentra: “Abbiamo indetto, non avendo avuto risposte alle nostre richieste, lo stato di agitazione per segnalare anche all’opinione pubblica la problematicità del servizio. In seguito ad un incontro con la dirigenza sanitaria regionale ci sono state assicurate delle possibili soluzioni. Siamo ancora in attesa, comprendendo le difficoltà, che ci siano date delle risposte”.
L’intervista a Pastore era del 6 gennaio, Oggi, nulla è ancora arrivato. Né risposte, né provvedimenti per risolvere la drammatica questione. Ecco cosa scrivono al Prefetto, in una lettera dell’8 febbraio, i dipendenti: “il nostro servizio è intasato per la presenza di pazienti da ricoverare che non hanno allocazione possibile per mancanza di posti letto disponibili nel nostro Ospedale ed in quelli vicini. Abbiamo difficoltà a visitare i pazienti che si rivolgono alla nostra struttura per mancanza di spazi disponibili”. Ma le proteste non sono servite a nulla. La situazione negli ospedali pubblici molisani continua ad essere di estremo caos. Voluto da chi ha gestito la sanità regionale. “L’interesse generale deve prevalere sull’interesse particolare, l’equa distribuzione delle ricchezze prodotte dal mondo del lavoro deve prevalere sul potere del denaro”. Hessel nella sua opera “Indignatevi” è ancora più preciso: “In questo nostro mondo esistono cose intollerabili. Per accorgersene occorre affinare lo sguardo, scavare. ...L’indifferenza è il peggiore di tutti gli atteggiamenti”. Anche l’indifferenza (delle classi dirigenti, della politica e di molti cittadini) è uno dei mali molisani.
Fonte: L’Infiltrato.it



 



 



 
 

sabato, agosto 06, 2011


Inquinamento da petrolio nel Mediterraneo



Nel Mediterraneo finiscono in mare 150 mila tonnellate di petrolio ogni anno. La stima è fornita da una indagine realizzata dal mensile Focus sullo stato dell'inquinamento del mare. Tra le principali cause dell'inquinamento da petrolio nel Mediterraneo il mensile individua due cause:



Traffico eccessivo delle petroliere. Il 25% delle petroliere del mondo attraversa il Mediterraneo trasportando circa 374 tonnellate di petrolio per chilometro quadro. Nel mare italiano la quantità di petrolio trasportata per chilometro quadro sale a 1008 tonnellate. L'elevato traffico delle petroliere è correlato al rischio di incidenti. In caso di incidente i danni all'ambiente sarebbero più gravi che altrove a causa della conformazione chiusa del mar Mediterraneo.



Lavaggio delle stive di carico delle petroliere in alto mare.Gli scarichi illegali in mare aperto causati dal lavaggio delle stive delle petroliere sono vietati. La pratica consente però una riduzione dei costi economici di gestione della petroliere. I controlli e le ispezioni sono attualmente insufficienti per controllare il traffico marittimo delle petroliere ed individuare le eventuali responsabilità di chi infrange la legge.
(Fonte:ecoage)


 



venerdì, agosto 05, 2011

Ambiente Basso Molise
Via Alpigiano, 10
86034 GUGLIONESI
 
RACCOMANDATA 13497837307 7
 
 
                                                                  UNIONE DEI COMUNI
                                                                  BASSO BIFERNO

                                                                 Via Cluenzio, 28
                                                      86035 LARINO
 
Oggetto: Richiesta di collaborazione per campagna di sensibilizzazione contro le discariche abusive.
 
Egregio Sig. Presidente;


noi di Ambiente Basso Molise ci rivolgiamo a Lei e ai Sindaci dell’Unione dei Comuni del Basso Biferno  fiduciosi di trovare sensibilità e attenzione verso le istanze per un risanamento ambientale del nostro territorio.
La nostra identità di ecologisti ci rende utenti attenti di questo territorio  e addolorati osservatori dello stato ambientale del territorio del basso Molise gravemente offeso e compromesso.
Il basso Molise è vittima dei comportamenti scellerati di una moltitudine di concittadini che depositano rifiuti e immondizie di ogni genere lungo le strade e nelle campagne. Conseguenza delle centinaia di discariche abusive cosparse in maniera pressoché uniforme in tutta la regione: è un degrado ambientale e paesaggistico impressionante.
Con il progetto ”censimento e monitoraggio delle discariche abusive” portato avanti ormai da tre anni, la ns associazione ha censito quasi totalmente il territorio dell’Unione dei Comuni e purtroppo, ha constatato come le discariche abusive, nonostante qualcuna sia stata bonificata,  tendono ad aumentare e nell’ultimo anno viene sempre più abbandonato materiale altamente pericolo: l’eternit.
125 le discariche abusive censite, discariche ai margini delle strade primarie e secondarie, discariche nelle cave abbandonate, nei tratturi, nelle strade vicinali e comunali.
Rifiuti e discariche che tendono ad oscurare e deturpare sentieri naturalistici e storici.
Riteniamo che il danno ecologico (oltre quello della salute umana) sia anche un danno all’economia e al turismo in quanto il degrado paesaggistico rende impossibile la fruizione turistica del territorio. I pochi o tanti visitatori della nostra regione portano a casa il ricordo del colore dei rifiuti e delle discariche abusive  disseminate nel territorio.
Il nostro impegno passato, presente e futuro rimane quello di osservare, denunciare e contribuire alla tutela ambientale. Domani come ieri e oggi continueremo a perlustrare e fotografare il territorio per costruire un’anagrafe parallela degli scempi ambientali perpetrati.
Prevenire con campagne di informazione, sensibilizzazione e educazione che accrescano la maturità e il senso civico dei cittadini e degli amministratori locali sarebbe  un successo sulla strada del risanamento ambientale del territorio basso molisano.
Saremo contenti di affiancarci all’Unione dei Comuni e insieme condurre una battaglia di civiltà contro le discariche abusive e contro i nuovi barbari.
Restiamo in attesa di cortese cenno di riscontro, distinti saluti
 
                                                                                  Il Presidente
                                                                                Luigi Lucchese