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martedì, novembre 30, 2010


Nuove norme per le rinnovabili


Aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili e ridurre, al tempo stesso, gli oneri relativi in bolletta a carico dei consumatori. Sono questi i due obiettivi che si pone il decreto legislativo per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica che il consiglio dei ministri ha approvato oggi in prima lettura.
Lo schema di decreto, si legge in una nota del ministero dello Sviluppo economico, traduce in misure concrete le strategie delineate nel Piano di Azione Nazionale (Pan) inviato a luglio alla Commissione europea, per il conseguimento della quota del 17% di fonti energetiche rinnovabili su consumi energetici nazionali.
"Con il provvedimento approvato oggi - ha dichiarato il ministro, Paolo Romani - fissiamo definitivamente il nostro programma nazionale per un impiego efficiente e sostenibile delle fonti rinnovabili. Semplifichiamo le procedure autorizzative e incentiviamo la realizzazione di nuove infrastrutture di rete per garantire un'efficienza sempre maggiore del sistema". 
Il decreto, si legge ancora nella nota, provvede alla razionalizzazione ed all'adeguamento del sistema di incentivi per produrre e utilizzare l'energia rinnovabile, per la produzione di energia elettrica e termica; all'individuazione di misure per l'incremento dell'efficienza energetica nei vari settori; alla necessaria semplificazione delle procedure autorizzative; allo sviluppo delle infrastrutture di rete necessarie per il pieno sfruttamento delle rinnovabili. Il provvedimento definisce anche modalità relative alla diffusione delle informazioni, al monitoraggio dell'avanzamento rispetto agli obiettivi.
"Lo schema del decreto legislativo sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili è composto da luci ed ombre - afferma il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici - ma il fatto stesso che sia stato approvato in tempo, essendo il 5 dicembre il termine entro il quale i Paesi membri dell'Unione europea devono adeguare i propri strumenti legislativi, e in un frangente politico in cui il governo si avvia inesorabile alla caduta va rimarcato positivamente, grazie essenzialmente al lavoro svolto dal sottosegretario Saglia e dai tecnici del ministero dello Sviluppo economico".
"Altro aspetto che va accolto positivamente - continua Ferrante - è che si prevede a regime sostanzialmente l'uscita dal meccanismo dei certificati verdi, e il passaggio alla tariffazione cosiddetta "feed" in linea con quanto chiedevamo da tempo e come è del resto in uso nei maggiori paesi europei". "Non sfuggono però - sottolinea il senatore ecodem - evidenti criticità, che rischiano di rallentare lo sviluppo del mercato delle fonti rinnovabili, a partire dall'aspetto previsto nello schema del decreto che delinea nella fase di transizione una riduzione troppo drastica dei certificati verdi, misura che può seriamente mettere a repentaglio i progetti in essere.
"I tempi eccessivamente dilatati in cui si fissano i parametri fondamentali per l'entrata in vigore del nuovo sistema - conclude il senatore ferrante - graveranno sugli operatori e sulle imprese, costrette a una improduttiva situazione di impasse, che dovrebbe essere ridotta con dei tempi sicuramente più ravvicinati". (Ansa)

lunedì, novembre 29, 2010


Il trucchetto della falsa energia verde importata



Le società elettriche importerebbero dall'estero energia che è verde solo sulla carta, grazie a certificati d'origine senza valore, sottraendo così denaro alle rinnovabili prodotte in Italia e scaricando il costo di circa 500 milioni di euro sui consumatori italiani. Un sospetto diffuso e rafforzato dalle dichiarazioni del sottosegretario Stefano Saglia ai microfoni della trasmissione di Rai 3, Report.

 



L'obbligo dei produttori di elettricità da fonti tradizionali di acquistare una certa quota di energia da fonti rinnovabili viene aggirato importando dall'estero energia verde che verde non è. E questo danneggia il meccanismo dei certificati verdi e cioè sia chi produce elettricità da rinnovabili che i cittadini. Quello che è da tempo un sospetto molto diffuso è stato in parte confermato da una parte dell'ampia inchiesta di 'Report' sulle rinnovabili messa in onda ieri sera. "Noi importiamo energia ed è quasi tutta certificata di garanzia fonte rinnovabile ... che non è ...", ammette testualmente Stefano Saglia, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico con delega all'energia, al microfono del giornalista della trasmissione di Ria3, Alberto Nerazzini. Tradotto: grazie a queste certificazioni di origine false le compagnie elettriche evitano l'acquisto di certificati verdi per cifre più importanti: la stima è che dall'entrata in vigore di questo sistema di incentivazione abbiano risparmiato così 500 milioni di euro.
Ai lettori di Qualenergia.it non sarà probabilmente necessario spiegare come funzionail meccanismo dei certificati verdi: sono titoli che si acquisiscono producendo elettricità da fonti rinnovabili (escluso il fotovoltaico, incentivato con il 'conto energia') e che vengono poi venduti sul mercato. A comperarli sono i produttori di elettricità da fonti fossili che per una data quantità di energia "sporca" prodotta devono coprirne una quota con fonti rinnovabili (la percentuale è crescente di anno in anno, ora siamo al 5,3%).
Chi non produce abbastanza energia da rinnovabili deve appunto compensare acquistando i certificati verdi ... oppure importando energia "pulita" dall'estero. Importare è però molto più conveniente: un megawattora di elettrictà importata dotata di un marchio d'origine che ne certifichi la provenienza da fonti rinnovabili costa circa 1,5 euro, mentre acquistare certificati verdi per compensare un MWh prodotto da fonti fossili costa 4-5 euro.
"Questo certificato (quello sull'origine da rinnovabili dell'elettricità comperata dall'estero, ndr) lo richiediamo solo noi e ha un costo di circa 1,5 € per MWh importato. Quindii produttori stranieri sono ben contenti di vendere l’energia verde all’Italia, perché siamo l’unico paese in Europa dove il megawattora verde vale di più di quello sporco. Ma sono contenti pure gli italiani, perché sull’energia verde comprata all’estero non ci devono pagare il Certificato Verde", sintetizza il giornalista di Report. Non è un caso dunque se, come dicono i dati del GSE l'energia importata è per il 69,2% (dato 2008) “da rinnovabili”. "Vuol dire che su oltre 30 TWh chi compra paga 1 invece di 4", spiega Nerazzini.
Tutta energia veramente verde come da certificazioni? "Che importiamo 30 terawattora posso metterci la mano sul fuoco e sono tutti accompagnati dalla garanzia di origine che controlliamo noi direttamente" spiega a report il direttore del GSE, Gerardo Montanino che difende la veridicità dei certificati. Ma sono diversi a non crederci fino in fondo. Ad esempioFilippo Giusti, a.d. di Esperia SpA che ha iniziato un contenzioso per non pagare sull'elettricità acquistata all'estero la sovrattassa per la certificazione di origine da rinnovabili. "Ci sembrava assurdo dover pagare addirittura ai produttori stranieri per l'energia e dare loro denaro che avrebbe dovuto servire per incentivare le fonti italiane", spiega a Report.
A confermare la denuncia la versione del sottosegretario Saglia che dichiara senza giri di parole: "di verde non stiamo importando un bel niente. Ho buoni motivi per ritenere che (l'elettrictà importata dichiarata rinnovabile, ndr) non lo sia. Cioè viene contabilizzata come energia verde, in realtà non lo è. (...)Credo che sia facile dire che buona parte di questa energia elettrica proviene da impianti nucleari francesi." Se questi certificati non sono originali abbiamo speso quei 500 milioni di euro inutilmente? chiede il giornalista. "Non so quantificarlo, ma sono molti soldi, sì." risponde Saglia.
Insomma, centinaia di milioni di euro regalati ai produttori stranieri per acquistare energia sporca travestita da elettricità rinnovabile. Soldi che vengono sottratti alle fonti pulite italiane e alle bollette dei consumatori: più elettricità "pulita" si importa, infatti, meno le aziende elettriche hanno necessità di comperare sul mercato italiano certificati verdi, che così perdono di valore. Per mantenere appetibile il prezzo dei certificati verdi il GSE deve acquistarne un certo quantitativo a un prezzo stabilito con i soldi delle bollette dei consumatori (operazione costata 1 miliardo di euro l'anno scorso). E' allora chiaro come il giochetto dell'elettricità "verde" importata sia un grosso danno per molti.
Se non è vero che il Piano d'azione sulle rinnovabili non preveda più importazioni di elettricità rinnovabile (al contrario di quanto detto nella puntata ne prevede invece circa 13.300 GWh l'anno  c'è allora da augurasi che il sottosegretario mantenga i suoi propositi: "Su questo noi stiamo facendo pulizia." anche se, specifica, "arriveremo ad un punto di svolta quando effettivamente ci saranno delle reti intelligenti e ci sarà la tracciabilità dell’energia elettrica, ma oggi non è neanche possibile tecnologicamente riuscire a farlo."
(Fonte Qualenergia)


 




 

domenica, novembre 28, 2010

AMBIENTE BASSO MOLISE
 
 
 


COMUNICATO STAMPA


 


INTERVENTO DEL COMUNE DI TERMOLI:



BONIFICATA LA DISCARICA SUL TRATTURO DEL RE


 
 


Il  Comune di Termoli ha completato, nei giorni scorsi, la bonifica della discarica abusiva sul Tratturo del Re segnalata nei giorni scorsi da Ambiente Basso Molise.

Il comune  ha provveduto a rimuovere i numerosi pneumatici, apparecchiature elettroniche, plastica, materiali di risulta da edilizia, abbigliamento, scarto di legno, buste immondizia.

“In tempi rapidi è stato ripristinato lo stato dei luoghi sul Regio Tratturo, trasformato da persone incivili in una discarica abusiva. Il Comune ha provveduto, quindi, alla rimozione dei rifiuti bonificando l’area interessata. Non possiamo non condannare aspramente il comportamento criminale di qualche imbecille che continua a disseminare il territorio del basso Molise di pneumatici dismessi, di contro và elogiato il comune di Termoli che continua, nonostante i nuovi barbari a tutelare il proprio territorio e con esso la salute dei Cittadini”.

Ambiente Basso Molise nel mese di dicembre assegnerà il premio “Città Verde” al comune  che si è maggiormente distinto nella lotta alle discariche abusive.

29/11/10
                                                                                  Il Presidente
                                                                                Luigi Lucchese 


 



com'era





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sabato, novembre 27, 2010

POVERA CONFCOMMERCIO

Alla c.a. Presidente Confcommercio Campobasso
Dott. Paolo Spina
C/da Colle delle Api. Z.I.
86100 Campobasso
 
Presidente della Federalberghi
Anna Vaccaro
C/da Colle delle Api. Z.I.
86100 Campobasso
 
 
Oggetto: Dimissioni dalla Confcommercio.
 
 
Con la presente nota rassegno le dimissioni dalla Confcommercio stante la posizione di inaudita gravità assunta da codesta Associazione in favore dell’eolico selvaggio.
Non è possibile che un’organizzazione che dovrebbe difendere e valorizzare il territorio a fini turistici per incrementare i flussi di visitatori e assecondare la crescita delle attività imprenditoriali della ristorazione e del comparto alberghiero sia totalmente assente dal confronto pubblico su questi temi e scelga, senza aver coinvolto gli organismi né aver sentito i propri soci, di sostenere l’invasione di 5000 pale eoliche allocate anche nei pressi di aree di alta valenza archeologica e paesaggistica. È inaudito che un socio che ha un importante attività nella Valle del Tammaro venga totalmente ignorato ed umiliato pubblicamente con una nota indirizzata ad una figura femminile.
Come è possibile che la Confcommercio non conosca i propri imprenditori associati più significativi del settore turistico - alberghiero? Come è possibile che il Presidente della Confcommercio cambi l’obbligo confronto interno sulle scelte da assumere con la sua partecipazione ad un convegno del Rotari che tratterà distinti e differenti argomenti?
La Confcommercio dovrebbe porsi il problema delle ricadute in termini di perdita di posti di lavoro e di riduzione delle attività imprenditoriali della ristorazione del comparto alberghiero qual’ora in Molise avanzasse lo scempio ambientale che trasforma questa terra in una sorta di pattumiera con inceneritori, centrali turbogas, distese di campi fotovoltaici, foreste cementificate di pale eoliche e discariche di rifiuti tossici e nocivi.
 
La Confcommercio dovrebbe promuovere le risorse locali, i siti culturali, le tradizioni più belle del Molise e pretendendo dalla Regione strumenti, incentivi e norme di legge in favore degli operatori economici che con coraggio investono nel turismo.
Se al contrario la Confcommercio assume le vesti di avvocato difensore delle imprese dell’eolico selvaggio ha perso ogni ragione sociale propria e per quel che mi riguarda può tranquillamente chiudere i propri uffici perché assolutamente inutili.
 
Distinti saluti.
 
 
Campobasso 26 novembre 2010
 
 
 
                                                           Mario Maddalena



SOCIETA’ ITALIANA PER LA PROTEZIONE DEI BENI CULTURALI
(SIPBC)
SEZIONE REGIONALE MOLISE
 
 
 

 



Come molisana e Vicepresidente della SIPBC Molise esprimo il mio sdegno e la mia inquietudine personale di fronte a comportamenti tanto scellerati e dannosi per il nostro Molise!
Questa persona non rispettando il territorio ed il paesaggio non rispetta nemmeno sé stesso ed i suoi figli….
Rinunciare al SUV e all’ultimo modello di i-phone in commercio e frequentare di più boschi, montagne e siti archeologici forse servirebbe a diradare la nebbia mentale che, ahi lui, lo attanaglia.
Mi permetto di chiarire al nostro “amico” che il commercio vive di turismo, e il turismo di cultura, e la cultura di beni culturali di paesaggio ed ambiente (sono parti di un unico corpo) e con tutto questo le orride pale eoliche non hanno nulla in comune!
Mi unisco al Prof. Rocco Cirino e a tutti gli Amici della Rete nel ribadire il nostro invito a questa persona a venire a trovarci al presidio perché solo ampliando i suoi orizzonti e le sue scarse conoscenze sull’eolico selvaggio e su tutto quello che ciò comporta per il Molise ed i molisani (traffici illeciti di rifiuti e devastazione del paesaggio e dell’ambiente) potrà rendersi conto delle assurdità proclamate.
 
Campobasso lì 26 novembre 2010
 
                                     Il Vicepresidente SIPBC-MOLISE
 
                                                  Gabriella Di Rocco



 

giovedì, novembre 25, 2010

Rinnovabili dove e come. Qualche regola per le Regioni
Le Regioni dovranno fissare le proprie regole per autorizzare e localizzare gli impianti a rinnovabili entro il mese di gennaio, recependo così le linee guida nazionali. Un momento decisivo per lo sviluppo fonti pulite in armonia con il territorio che si dovrà basare su regole certe e procedure trasparenti. 
 
 Entro gennaio 2011 le Regioni dovranno fissare le proprie regole per integrare gli impianti a fonti rinnovabili nel territorio. Se non lo faranno da febbraio entreranno in vigore automaticamente le Linee guida nazionali, indicazioni generali e non complete, approvate a luglio, dopo un attesa di 79 mesi che ha lasciato a lungo gli operatori del settore in balia di regole disomogenee e contraddittorie.
Insomma la partita che si gioca in questi mesi in ogni Regione è decisiva per stabilire come e dove si inseriranno le energie pulite.
Una decisione in cui si dovranno conciliare gli interessi del Paese a raggiungere l'obiettivo europeo del 2020 e sviluppare appieno il potenziale delle rinnovabili,la tutela di paesaggio e territorio e la necessità degli operatori del settore di regole semplici e trasparenti, anche perevitare incertezze e discrezionalità che si traducono in costi economici e che spesso hanno lasciato spazio a corruzione e illegalità.  


mercoledì, novembre 24, 2010


COMUNICATO STAMPA


 
La Rete delle 121 Associazioni contro l'eolico selvaggio in Molise prende atto positivamente del comunicato congiunto a firma del Ministro dei Beni Culturali, On. Sandro Bondi e del Presidente della Giunta Regionale del Molise, On. Michele Iorio, circa la tutela della Valle del Tammaro e dell'antica città sannitico-romana di Saepinum-Altilia. Ulteriore elemento di apprezzamento è in favore del Vice-Presidente della Commissione Cultura del Senato, Vincenzo Vita, che ha presentato apposita interrogazione al Governo per evitare l'installazione di 5 mila pale eoliche in Molise salvaguardando le aree archeologiche, il paesaggio e il territorio.
La Rete esprime preoccupazione per il mancato avvio del confronto istituzionale sul nuovo Piano Regionale dei Rifiuti e per il mancato stop amministrativo del Centro di Stoccaggio per rifiuti tossici e speciali in agro di Montagano, riservandosi ogni ulteriore mobilitazione in tutte le sedi a tutela dell'incolumità dei cittadini e dell'ambiente. La grande manifestazione popolare che ha visto convergere 1.500 cittadini da ogni angolo del Molise ci incoraggia a proseguire un impegno difficile per sostenere un modello di sviluppo ecosostenibile ed ecocompatibile. Bisogna evitare rischi di inquinamento che possano compromettere la salute delle persone e puntare alla valorizzazione delle risorse paesaggistiche, storiche e culturali. Il percorso è arduo perchè gli interessi in gioco sono forti ma la spinta e la mobilitazione di tanti molisani ci sprona ad andare  avanti con maggiore determinazione di prima.
Campobasso, 24 novembre 2010                                        La Rete




































 



COMUNICATO STAMPA
 



“COMITATO PER LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO DI GUGLIONESI”
 
Il Comitato  per la Salvaguardia e Tutela del Territorio di Guglionesi  esprime apprezzamento per la grande manifestazione regionale che si è tenuta questa mattina. Più di mille i partecipanti in un corteo colorato con un unico obiettivo: “Salvare il Molise dallo scempio che si  sta perpetrando a causa dell’eolico selvaggio, i rifiuti extra-regionali e la camorra.  Alla manifestazione hanno partecipato le diverse associazioni degli agricoltori come  CIA,  COLDIRETTI, COPAGRI e le associazioni che sostengono le produzioni biologiche e la biodiversità come AIAB e ARCA SANNITA, animati tutti dall’amore per la terra. E’ la buona  agricoltura fatta dal lavoro e dalle fatiche degli uomini che modella il paesaggio che invece con la presenza degli impianti eolici verrebbe irrimediabilmente stravolto. A tal proposito gli oltre mille partecipanti hanno ribadito che l’unica soluzione per evitare questo sacco ambientale è :
l’abrogazione della Legge regionale  22 del 7 agosto 2009, l’approvazione  urgente della proposta di legge 245/2010 inerente l’individuazione e perimetrazione con prescrizione di zone di interesse archeologico e il recepimento delle linee guida nazionali. Ringraziamo inoltre i 70 agricoltori e gli 80 proprietari di automezzi che non sono stati autorizzati a sfilare. Bisogna continuare a lottare per per difendere il territorio molisano anche dalle infiltrazioni malavitose, per far si che la classe dirigente e quella politica del Molise comprendano che la partecipazione popolare alle decisioni condivise per il bene comune è l’unico strumento che può dare vigore e possibilità di concreta realizzazione ad un programma di vero, democratico e sostenibile sviluppo alla nostra regione.



 









martedì, novembre 23, 2010


Manifestazione Regionale del 23 novembre 2010


 
La Rete delle 121 Associazioni e Comitati contro l’Eolico Selvaggio in Molise ringrazia l’ampia partecipazione alla Manifestazione Regionale che si è svolta questa mattina.
Si è registrata la partecipazione di una moltitudine di persone che hanno sfilato in un corteo lungo le strade del centro della città di Campobasso, preceduti da una lunga colonna di trattori che sono partiti da Porta Tammaro ad Altilia, Taverna del Cortile e da Toro.
Il concentramento del corteo è avvenuto presso l’ex stadio Romagnoli a Via Monsignor Bologna, attraversando Via Herculanea, Via Cavour, Via Garibaldi, Via Mazzini, Via XXIV Maggio fino ad arrivare a Via IV Novembre dinanzi al Consiglio Regionale.
Ci sono stati diversi interventi degli aderenti alla Rete delle Associazioni e Comitati contro l’eolico selvaggio come Isabella Astorri, Presidente della Società Italiana del Patrimonio dei Beni Culturali – Sezione Regionale Molise; Giuseppe Bruni, papà di Flavio, giovane venuto a mancare prematuramente, appassionato di ambiente, terra e sviluppo sostenibile, che aveva dato vita al progetto di realizzazione del Parco Nazionale del Matese; Giovanni Mascia, Comitato Proteggiamo il Nostro Territorio di Toro; Mario Iannantuono, Presidente di Italia Nostra – Sezione Molise, Michele Petraroia, Movimento Cristiano Sociali del Molise, Rocco Cirino, Presidente dell’Associazione Insegnanti di Geografia del Molise; Filippo Poleggi, Segretario della Lega delle Autonomie Locali; Pino Minicucci, Segretario della UIL Molise; Emilio Izzo, UILBAC Molise; Gianluigi Ciamarra, Comitato Nazionale del Paesaggio; Franco Spina, FILCAMS-CGIL Molise; Gabriele Di Bella, Forche Caudine; Antonio Fasciano, Comitato Tutela Ambiente e Mare; Giovanni Sardella, Comitato A che punto è il Molise; Pina Negro, WWF Molise; Giampiero Cesario, FIGC Molise; Carmine Mastropaolo de Il Bene Comune; Gennaro Barone, Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Campobasso e Franco Novelli, Presidente di Libera contro le Mafie Molise.
Le tante persone scese in piazza a sfilare in un corteo condividono un unico pensiero: Stop all’eolico selvaggio e ai rifiuti extra-regionali, abrogazione della Legge Regionale n. 22 del 7 agosto 2009, predisposizione di un nuovo Piano Regionale dei Rifiuti, approvazione della proposta di legge n. 245/2010.  
 
Campobasso 23 novembre 2010
 
                                                                                                          La Rete

lunedì, novembre 22, 2010


ONU: 1,5 miliardi di persone a rischio catastrofi


 
Entro il 2050, il numero di persone che vivono nelle grandi città, esposte a disastri ambientali come terremoti, potrebbe sfiorare quota 1,5 miliardi. Inoltre, secondo l’ultimo rapporto lanciato dall’Onu e dalla Banca Mondiale i danni economici causati dalle calamità naturali potrebbero addirittura triplicarsi, toccando i185 miliardi di dollari l’anno.
Secondo lo studio, le conseguenze dei soli cambiamenti climatici avrebbero un impatto maggiore dei cicloni tropicali, provocando danni per un valore fra i 28 miliardi di dollari e i 68 miliardi di dollari l’anno. Solo negli ultimi 40 anni, sono morte 3,3 milioni di persone a causa dei disastri naturali, di cui un milione solo in Africa.
Il rapporto propone anche misure di prevenzione, per fronteggiare fenomeni come terremoti, alluvioni e uragani. I governi possono, ad esempio, fare informazione su pericoli e rischi, oltre a incoraggiare investimenti in strutture sicure. Ridare priorità agli interventi pubblici di manutenzione, inclusa la riparazione delle strade e la pulizia delle fognature, è già una buona strategia preventiva. E rafforzare i servizi di previsione meteo costituisce un altro tassello importante per evitare tragedie.
“Questo rapporto – afferma Robert Zoellick, presidente della Banca Mondiale – presenta le prove necessarie per i paesi che sono nostri clienti, per ridurre la loro vulnerabilità rispetto ai disastri naturali e possano crescere in maniera sostenibile ed efficiente dal punto di vista dei costi”. Lo studio evidenzia come siano i più poveri a sopportare il peso maggiore delle calamità, i cui effetti sono spesso aggravati da politiche sbagliate.
“Questo studio – aggiunge Margareta Wahlstrom, Rappresentante speciale Onu per la riduzione del rischio disastri – arriva quando diverse tragedie sono già avvenute, come quelle di Haiti, Pakistan, Cina, Vietnam e Indonesia. Speriamo che possa aiutare i governi a comprendere meglio il valore aggiunto delle politiche di prevenzione”.
fonte: NewNotizie.it




 

domenica, novembre 21, 2010


LA RETE DEI COMITATI E DELLE ASSOCIAZIONI CONTRO L’EOLICO SELVAGGIO

INVITA LA S.V.L.L. ALL’INCONTRO PUBBLICO DI PREPARAZIONE DELLA MANIFESTAZIONE REGIONALE DEL 23 NOVEMBRE A CAMPOBASSO


 


“PER UNA REGIONE PULITA, VIVIBILE E SICURA”


 
STOP           


ALL’EOLICO SELVAGGIO 


    AI RIFIUTI EXTRA-REGIONALI
 


DOMENICA 21 NOVEMBRE 2010
ORE 16:30
SALA CONSILIARE COMUNE DI CAMPOMARINO
 



Coordina: Michele Di Giglio
INTERVERRANNO:
Marinella Di Carlo ECODEM Molise
Pino Minicucci Segretario Generale Uil Molise
Luigi Lucchese Ambiente Basso Molise
Filippo Monaco Consigliere Comunale Termoli
Mauro Natalini Coordinatore Regionale Sel
Vittorino Facciolla Sindaco del Comune di San Martino in Pensilis
 Michele Petraroia Consigliere Regionale
Conclusioni:
 On. Anita Di Giuseppe
 
Componente XIII Commissione Agricoltura-
Camera dei Deputati
 
 
“c’è una grande differenza tra la ribellione e il fatto di rifiutare un qualcosa.
 


    Ribellarsi significa contrapporsi con dignità e identità verso ciò a cui ci si ribella; il rifiuto invece è solo una fuga senza responsabilità”












L'intervento del Presidente Lucchese:

Sono installati in questo momento in tutta la Penisola 4.236 “aerogeneratori”.
Le pale eoliche - il 98 per cento al Sud, e questo la dice lunga -producono 4.849 megawatt, tanto da porre l’Italia al terzo posto in Europa, ben distanziata da Germania (25.800) e Spagna (19.100) e inseguita da vicino da Francia (4.500) e Gran Bretagna (4.000). Bene, l’installazione e la manutenzione di una pala media in Danimarca - lo stato che ha investito più sull’eolico - in 15 anni di vita cosa un milioni, mentre da noi, in Sicilia, viene il quadruplo. E sono pale che girano davvero poco: 1.880 ore sempre in Danimarca, 2.000 in Svizzera, 2.046 in Spagna. 2.066 in Olanda, 2.083 in Grecia, 2.233 in Portogallo e da noi soltanto 1.466 ore l’anno.
Ma perché?
«Una terra di vento e di sole -titolò il Financial Times qualche mese fa la sua inchiesta sull’energia eolica in Italia- ma senza regole adeguate».
Nessuno se ne accorse, o forse fecero tutti finta di non accorgersene.

Ma non s’è levato un moto di reazione neppure il 18 settembre scorso - quaranta giorni fa - quando il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, parlando da Cortina, ebbe a dire: «Il business dell’eolico è uno degli affari di corruzione più grande e la quota di maggioranza francamente non appartiene a noi».
Silenzio.
E invece lo sconcio è sotto gli occhi di tutti. Uno sconcio che provocherà guasti anche sociali - non solo economici-, stravolgerà l’esistenza di borghi preziosi e di colture rare, produrrà un punto di non ritorno per questa nostra Italia con cui bisognerà fare i conti. Per comodità di ragionamento, lasciamo per un attimo da parte il primo dilemma -piace, non piace -, facciamo finta che questi giganti abbelliscano davvero l’Appennino Dauno e la piana di Mazara, le più belle zone archeologiche della Puglia e le gole più nascoste delle Marche.
E passiamo ai dilemmi successivi: chi ci guadagna, come ci guadagna, se questi benefici arrivano in tutto o in parte al Paese Italia.
Le prime cifre sono sconvolgenti, purtroppo.
Ci sono domande di connessione alla rete -oggi, nel 2010, in Italia, pari a 88.171 megawatt. L’Anev, l’Agenzia che raggruppa le aziende del settore dell’Energia del vento- stima che entro il 2020 -cioè fra dieci anni- la produzione potrà raggiunge al massimo 16mila megawatt. Che senso ha quindi -se non quello di puntare a una spaventosa speculazione- presentare domande per una quantità di energia cinque volte superiore? Il mercato dell’eolico è anche e soprattutto un mercato di carta, il mercato dei famigerati “certificati verdi”, che possono essere comprati dalle grandi aziende al piccolo produttore se queste grandi aziende non hanno prodotto, di loro, la percentuale di energia rinnovabile prevista dalla legge.

Che poi queste aziende continuino con le vecchie produzioni inquinanti,questo sembra non interessare davvero a nessuno. Di fatto, con i certificati verdi si fanno grandi cose. Lo dice l’Authority per l’energia, rivelando che nel solo 2008 il Governo ha sborsato 1.230 milioni in certificati verdi -pagati grazie all’addizionale sulle nostre bollette- e che la metà di questa somma è stata tirata fuori per rimborsare un «eccesso dell’offerta». Ecco cosa vuol dire: che si produce più energia di quella che si vuole immettere o si riesce a immettere e che questo surplus viene comunque pagato.
E ovviamente le nostre bollette restano le più care d’Europa.
Ci sono studi recenti anche sui posti di lavoro, ventottomila nell’eolico nel solo 2008. Considerando che i sussidi erogati sono stati pari a 2,3 miliardi di euro ogni posto di lavoro creato è costato 55mila. Un altro calcolo: comprendendo tutte le energie rinnovabili-quindi anche il fotovoltaico, si calcola che un nuovo posto di lavoro venga a costare almeno sette volte di più rispetto all’industria. C’e da rimanerci seppelliti sotto questa valanga di cifre. Se non ci fosse da rimettere insieme, ancora, alcune tessere del mosaico. A cominciare dagli incentivi sulla produzione di energia, garantiti per quindici lunghi anni come le pale e i più alto d’Europa come come le bollette. Partiamo dal fatto che un kwatt di energia al povero cittadino costa oggi 6,5 centesimi. Ebbene, chi produce eolico ne intasca intorno al doppio -dipende dai valori un poco oscillanti della Borsa elettrica- e chi invece si butta sul fotovoltaico, che poi è la vera nuova inesplorata- può arrivare a cinque sei volte il valore iniziale, intorno ai 39-40 centesimi di euro. Il nostro Governo, in estate, ha approvato le linee guida di questo settore.

Oggi è previsto un importante incremento di parchi fotovoltaici in Italia, dove il Gestore dei servizi energetici ha annunciato il raggiungimento dei 100 mila impianti in esercizio (per una potenza installata di 1.600 MW). Secondo le previsioni del GSE, entro la fine dell’anno si potranno superare i 2.500 MW.
Ma perché il Far West dell’eolico conosca uno stop, ci vogliono almeno i piani regionali,tutti ancora da approvare, attesi con un eccesso di ottimismo entro la fine dell’anno. Per ora, chi si alza per primo mette la pala. Per sfuggire persino alla Valutazione di impatto ambientale, tedeschi, spagnoli e americani hanno già scoperto il trucco: spaccano un progetto di parco eolico in quattro-cinque spezzoni, scendono sotto la soglia prevista, e così se la cavano con una semplice, unilaterale Dichiarazione di impatto ambientale al comune che li ospita. Non c’è piano regolatore da rispettare, c’è solo da avvicinare il famoso “sviluppatore” in loco, che ha già scelto l’area, ha già valutato i vincoli paesaggistici e soprattutto ha già contattato gli amministratori locali.
E comincia così il valzer del terreni scelti, quello sì, questo no.
Ma la gente si ribella.
In Molise si produce già il 72% di energia dall'eolico con n. 419 torri già operanti
Quale comparto dell’energia eolica mostra in questo momento la maggiore vivacità?
Sicuramente quello dai parchi eolici di tipo «offshore», situati cioè al largo delle coste. Secondo l’European wind energy association, l’Associazione dei produttori europei di tecnologie per l’energia eolica, nella prima metà del 2010, infatti, al largo delle coste europee sono state attivate 118 nuove turbine, per una capacità installata pari a 333 MW. Si tratta di più della metà dei 577 MW realizzati nel 2009. Inoltre, sempre nel primo semestre dell’anno rispondevano all’appello 151 torri già pronte ma non ancora connesse alla rete (per 440 MW aggiuntivi) e 16 parchi eolici in costruzione per complessivi quasi 4.000 MW.
Considerando quelle installate negli anni precedenti, a oggi in Europa si contano oltre 948 turbine offshore pienamente operative, distribuite in oltre 43 parchi - o «farm» - per un totale di 2.396 MW di capacità installata.
Ma la gente si ribella 
 
Ed abbiamo ancora sulle ns. teste l’impianto off-shore della   Effeventi (società con capitale sociale di 10,000 €.)

Chissà forse qualcuno vuole speculare?


                  
  

sabato, novembre 20, 2010


Nucleare: Consulta boccia 3 leggi regionali su stop impianti


 
La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittime le leggi regionali con cui Puglia, Basilicata e Campania avevano vietato l’installazione sul loro territorio di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi. La decisione – secondo quanto appreso dall’ANSA da fonti qualificate – è stata presa in una delle ultime camere di consiglio dei giudici costituzionali e le motivazioni saranno depositate nei prossimi giorni.
Secondo la Consulta le tre leggi regionali che in assenza di un’intesa tra Stato e Regioni precludono il proprio territorio all’installazione di impianti nucleari violano specifiche competenze statali. In particolare, le norme di Puglia, Basilicata e Campania sono state bocciate perché, in riferimento ai depositi di materiali e rifiuti radioattivi, avrebbero invaso la competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente (art.117, secondo comma, lettera s). Mentre per quanto riguarda l’installazione di impianti di energia nucleare – si è inoltre appreso – sarebbe stata lesa la competenza esclusiva dello Stato in materia di sicurezza (art.117, secondo comma, lettere d e h). In base al ragionamento dei giudici costituzionali, se le Regioni ritengono giustamente necessaria un’intesa con lo Stato per l’installazione degli impianti allora possono impugnare le leggi statali dinanzi alla Consulta e non, come invece hanno fatto Puglia, Basilicata e Campania, riprodurre con legge regionale le situazioni che considerano più corrette.
Non è la prima volta che la Corte Costituzionale affronta la spinosa questione del nucleare. E non sarà neanche l’ultima. L’estate scorsa la Consulta ha infatti rigettato i ricorsi con cui 10 Regioni (Toscana, Umbria,Liguria, Puglia, Basilicata, Lazio, Calabria, Marche, EmiliaRomagna e Molise) avevano impugnato la legge delega 99 del 2009 con cui il governo ha fissato i principi generali per il ritornodel nucleare in Italia. Le norme di quella ‘cornice nazionale’ -faceva rilevare il vicepresidente della Corte, Ugo De Siervo,relatore ed estensore della sentenza n. 278 del 22 luglio scorso- non appaiono in contrasto con il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni. Ma – veniva sottolineato -é al momento dell’esercizio della delega da parte del governo che “il coinvolgimento delle Regioni interessate si impone con forza immediata e diretta”. Dunque, il compito della Corte Costituzionale non si è esaurito: devono essere ancora esaminati i ricorsi di quelle regioni che hanno impugnato il decreto delegato in cui sono indicate le aree che potranno essere scelte dagli operatori per la costruzione delle prossime centrali nucleari. Non solo: alla Corte Costituzionale è in dirittura di arrivo il quesito referendario promosso dall’Idv di Di Pietro contro il ritorno del nucleare in Italia. Il quorum delle 500 mila firme necessarie sarebbe stato raggiunto. Entro la fine del mese la Cassazione dovrebbe terminare il conteggio delle sottoscrizioni anche per gli altri due referendum, per l’abolizione della legge sul legittimo impedimento e contro la privatizzazione dell’acqua. Una volta terminata la procedura, la Suprema Corte passerà la palla alla Corte Costituzionale, che probabilmente già nella seduta del 10 gennaio prossimo dovrà esprimersi sul via libera o meno al referendum sul nucleare.
fonte: Ansa.it/Ambiente




Bertolaso, l’ultimo regalo alla Sicilia: due inceneritori


Torna lo spettro degli inceneritori in Sicilia: Guido Bertolaso, poco prima di andare in pensione, ha bocciato il Piano Rifiuti inviato dal governatore Raffaele Lombardo e ha chiesto che in Sicilia si costruiscano almeno due impianti. Il discorso fatto dalla Protezione Civile, in estrema sintesi, è questo: niente termovalorizzatori, niente ok al piano rifiuti e rimozione del commissario straordinario.
Commissario che, al momento, è lo stesso Lombardo. Ma, ecco il gioco, se Lombardo non è disponibile a partecipare al grande affare da cinque miliardi di euro dei termovalorizzatori, allora sarà qualcun altro inviato da Roma a farlo.
Che il piano rifiuti siciliano fosse stato bocciato dal governo si intuiva dalle voci che giravano da giorni. Ora è arrivata la certezza, anche se non c’è ancora la reazione del governatore siciliano che, assai probabilmente, verrà a breve con un videopost sul suo blog. Lombardo, ormai, comunica così nonostante il robusto ufficio stampa della Regione Sicilia. Per i siciliani, in ogni caso, non è affatto una buona notizia: qualunque cosa si decida alla fine, sarà sempre una volontà calata dall’alto che risponde ad un modello già visto.
Il fantasma è quello napoletano, con la pessima esperienza dell’inceneritore di Acerra che funziona a singhiozzo perché brucia rifiuto indifferenziato invece che Cdr di qualità. Ma per fare il Cdr ci vuole una buona raccolta differenziata e gli impianti del ciclo integrato dei rifiuti, che né la Campania né la Sicilia hanno. Se ci fossero, entrambe le regioni non avrebbero un gran bisogno di inceneritori: il Cdr, se fatto bene, si può bruciare in altri impianti termoelettrici o nei cementifici.
Per la Sicilia, ad esempio, sarebbe molto meno dannoso bruciare Cdr nel camino della centrale termoelettrica di Gela (che attualmente è alimentata dal pet coke, un veleno micidiale derivato dagli scarti del petrolio), oppure in quella di Milazzo (attualmente alimentata da olio combustibile, cioè petrolio leggermente raffinato) che fare un termovalorizzatore da zero. Perché? Semplice: gli inceneritori bruciano solo combustibile da rifiuti e, se i rifiuti diminuiscono grazie alla buona politica, restano fermi e perdono un sacco di soldi.
Capito perché dove arriva il termovalorizzatore, spesso e volentieri, si blocca la raccolta differenziata?
fonte: Ecoblog.it


giovedì, novembre 18, 2010

GLI INCENERITORI


 Gli inceneritori producono nanoparticelle.
Le nanoparticelle entrano nell'organismo e producono tumori. La raccolta differenziata produce invece ricchezza e non avvelena l'ambiente. I bambini sono i più esposti alle malattie. Perchè in Italia si continuano a progettare, costruire, spacciare inceneritori invece di promuovere la raccolta differenziata? Chi ci guadagna?
Chi sono gli spacciatori di morte?
Chi sono i nuovi Erode?


"Gentile,
vorremmo invitare Lei e tutti i suoi lettori ad un attimo di riflessione su questa frase: “la deliberata spietatezza con la quale la popolazione operaia è stata usata per aumentare la produzione
di beni di consumo e dei profitti che ne derivano si è ora estesa su tutta la popolazione del pianeta, coinvolgendone la componente più fragile che sono i bambini, sia con l’esposizione diretta alla pletora di cancerogeni, mutageni e sostanze tossiche presenti nell'acqua, aria, suolo, cibo, sia con le conseguenze della sistematica e accanita distruzione del nostro habitat”.
Queste parole, che concludono un articolo sui rischi attribuibili ad agenti chimici scritto dal professor Lorenzo Tomatis nel 1987, ci sono tornate alla mente come una lucida profezia davanti agli ultimi, recentissimi dati sull’incidenza di cancro nell’infanzia in Italia pubblicati dall’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM: I tumori infantili Rapporto 2008).
Se già i dati pubblicati da Lancet nel 2004, che mostravano un incremento dell’ 1.1% dei tumori infantili negli ultimi 30 anni in Europa, apparivano preoccupanti, quelli che riguardano il nostro paese, riferiti agli anni 1998-2002 ci lasciano sgomenti. I tassi di incidenza per tutti i tumori nel loro complesso sono mediamente aumentati del 2% all’anno, passando da 146.9 nuovi casi all’anno (ogni milione di bambini) nel periodo 1988-92 a ben 176 nuovi malati nel periodo 1998-2002. Ciò significa che in media, nell’ultimo quinquennio, in ogni milione di bambini in Italia ci sono stati 30 nuovi casi in più. La crescita è statisticamente significativa per tutti i gruppi di età e per entrambi i sessi. In particolare tra i bambini sotto l’anno di età l’incremento è addirittura del 3.2% annuo.
Tali tassi di incidenza in Italia sono nettamente più elevati di quelli riscontrati in Germania (141 casi 1987-2004), Francia (138 casi 1990-98), Svizzera (141 casi 1995-2004). Il cambiamento percentuale annuo risulta più alto nel nostro paese che in Europa sia per tutti i tumori (+2% vs 1.1%), che per la maggior parte delle principali tipologie di tumore; addirittura per i linfomi l’incremento è del 4.6% annuo vs un incremento in Europa dello 0.9%, per le leucemie dell’ 1.6% vs un + 0.6% e così via.
Tutto questo mentre si vanno accumulando ricerche che mostrano con sempre maggiore evidenza come sia cruciale il momento dello sviluppo fetale non solo per il rischio di cancro, ma per condizionare quello che sarà lo stato di salute complessivo nella vita adulta.
Come interpretare questi dati e che insegnamento trarne?

Personalmente non ne siamo affatto stupiti e ci saremmo meravigliati del contrario: i tumori nell’ infanzia e gli incidenti sul lavoro, di cui ogni giorno le cronache ci parlano, unitamente alle malattie professionali, ampiamente sottostimate in Italia, sono due facce di una stessa medaglia, ovvero le logiche, inevitabili conseguenze di uno “sviluppo” industriale per gran parte dissennato, radicatosi in un sistema di corruzione e malaffare generalizzato che affligge ormai cronicamente il nostro paese.
Potremmo, sintetizzando, affermare che lo stato di salute di una popolazione è inversamente proporzionale al livello di corruzione e quanto più questo è elevato tanto più le conseguenze si riversano sulle sue componenti più fragili, in primis l’infanzia, come Tomatis già oltre 20 anni fa anticipava.
Le sostanze tossiche e nocive non sono meno pericolose una volta uscite dalle fabbriche
o dai luoghi di produzione e la ricerca esasperata del profitto e dello sviluppo industriale – a scapito della qualità di vita -, non può che avere queste tragiche conseguenze."
Dott. Michelangiolo Bolognini Igenista - Pistoia

Dott,ssa Maria Concetta Di Giacomo Medico di Medicina Generale - Padova
Dott. Gianluca Garetti Medico di Medicina Generale - Firenze
Dott. Valerio Gennaro Oncologo-Epidemiologo - Genova
Dott.ssa Patrizia Gentilini Oncologo – Ematologo - Forlì
Dott. Giovanni Ghirga Pediatra - Civitavecchia
Dott. Stefano Gotti Chirurgo - Forlì
Dott. Manrico Guerra Medico di Medicina Generale - Parma
Dott. Ferdinando Laghi Ematologo - Castrovillari
Dott. Antonio Martella Oncologo - Tossicologo Napoli
Dott. Vincenzo Migaleddu Radiologo - Sassari
Dott. Giuseppe Miserotti Medico Medicina Generale - Piacenza
Dott. Ruggero Ridolfi Oncologo-Endocrinologo - Forlì
Dott. Giuseppe Timoncini Pediatra - Forlì
Dott. Roberto Topino Medico del Lavoro - Torino
Dott. Giovanni Vantaggi Medico di Medicina Generale -Gubbio



 







 








 

mercoledì, novembre 17, 2010

BABBO NATALE


Ricorderete tutti che lo scorso dicembre (2009) Ambiente Basso Molise ha  inviato una letterina a Babbo Natale per chiedere alcune cose, vediamo quello che si è realizzato. (in grassetto le nostre riflessioni)



Ambiente Basso Molise scrive a Babbo Natale








 
1) Se ti riesce apprezzeremmo molto una buona raccolta differenziata porta a porta anche nell'Unione dei Comuni ma fatta in modo diverso da quello di Termoli.
La raccolta differenziata è iniziata, almeno sulla carta (vedi proclami dei sindaci), purtroppo non si è potuta avviare perché mancano i recipienti (che peccato iniziamo proprio male!  e peggio di quella di Termoli, almeno loro i recipienti li hanno avuti, sigh!)




 



2) Ricordati di rimproverare i "nuovi barbari" e insegna loro che i rifiuti non si abbandonano nell'ambiente.
I “nuovi barbari” continuano imperterriti a vomitare rifiuti nell’ambiente e ci fanno ammalare.





 



3) Ricordati di bonificare la discarica di eternit sulla S.P. 113, fa molto male alla salute.
Questa l’hai risolta, però anche noi ci siamo impegnati.





4) Ricordati delle industrie e fa in modo che inquinino di meno, meglio se non inquinano per niente.
L’inquinamento è aumentato, figurati che il Presidente del nucleo industriale di Termoli, fa arrivare rifiuti pericolosi da fuori regione, come se qui da noi non ce ne fossero abbastanza.




 



5) Per favore portaci un po’ di energia pulita, così come dice Rubbia e non come la Prestigiacomo.
Ti rinnoviamo l’invito (sei ancora in tempo!)





6) Liberaci dal nucleare, dalle sue scorie e dall'impianto offshore.
Mettici un pò più di buona volontà, puoi accontentarci.





7) Portaci anche delle aree protette, il Parco del Matese per esempio e perché no il parco delle Dune Costiere del Molise e una strategia per conservare la biodiversità.
Qualcosa ci hai portato (spiaggia sud di Campomarino) ma è ancora troppo poco. Impegnati di più.







 



8) Aiuta i nostri politici a regalarci un “piano cave” regionale.
Quando si parla di politici fai finta di non sentire.





9) Ricordati dei Bambini, soprattutto di quelli di San Giacomo degli Schiavoni che aspettano un piccolo parco vicino al loro Parroco.
Purtroppo il Sindaco Galasso dice ancora che farà il parco ma, ad oggi, NISBA.
Allora che facciamo?




 



10) Infine, ricordati del ns. Governatore Iorio “ illuminalo” affinché ci dia un Registro Regionale dei Tumori.
Abbiamo constatato che quando si parla di Iorio, Tu non ci sei mai.







Grazie Babbo Natale speriamo proprio che nel 2010 ci regali tutte queste cose, te ne saremmo veramente grati, insieme a tutti i cittadini che amano il nostro territorio.
 



Un caro e appassionato abbraccio


 






 


 

martedì, novembre 16, 2010

    RACCOMANDATA 13732722044-9
 
Ambiente Basso Molise
Via Alpigiano, 10
86034 GUGLIONESI
 
 
                                                                                SINDACO
                                                                                Comune di
                                                                     86039TERMOLI
 
Oggetto:Segnalazione abbandono e deposito di rifiuti.
 
 


In riferimento a quanto indicato in oggetto si segnala quanto segue: nei pressi della S.P. 113 incrocio con SP 111 (bivio Petacciato-San Giacomo S.) uscita regio tratturo  nel territorio di Termoli, vi è una discarica abusiva contenenti  resti di apparecchiature elettroniche, plastica, materiali di risulta da edilizia, abbigliamento, scarto di legno, buste immondizia e tantissimi pneumatici.
I rifiuti vengono indicati nella cartina sotto riportata e si possono raggiungere con facilità.
Tanto si segnala, affinchè il Sindaco possa compiere gli accertamenti a lui demandati istituzionalmente.
Pertanto alla luce di ciò la invitiamo ai sensi del D.lgs. n. 152/2006 a provvedere in merito.
Si rammenta che l'art. 250 del Dlgs. n. 152/2006, prevede degli adempimenti obbligatori per il Comune, i quali non possono essere disattesi e per l'adempimento dei quali, con la presente, si pone formale istanza.
Si rammenta inoltre che ai sensi dell'art. 16 della L. 86/90 (che ha modificato l'art. 328 del Codice Penale) la risposta alla suesposta istanza deve pervenire nel termine di 30 giorni dalla ricezione della richiesta medesima.
Si allega copia dell’istanza, piantina del luogo e foto della discarica abusiva.
 li 15/11/2010
                                                                           Il Presidente
                                                                       Luigi Lucchese